Il fallimento dell'Onu condanna i poveri

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Condannati a morire di fame, sete, malattie, guerre, tempeste o uragani. Sono le decine di milioni di bambini, di donne e di uomini che, per primi, pagheranno il costo del fallimento del vertice delle Nazioni Unite della scorsa settimana. Decine di milioni di persone, non numeri. Gente, non mosche, con un volto e con un nome, di pelle chiara e di pelle scura, di diversa età. A loro, i 153 capi di stato e di governo che si sono riuniti a New York per il vertice più grande della storia, hanno consegnato una sentenza di condanna. Non ci sarà una Onu più forte in grado di salvarli e di proteggerli. Non ci sarà una Onu più democratica e partecipata in grado di ascoltare e rispondere alla loro disperata domanda di giustizia. Non ci saranno Caschi Blu a prevenire i prossimi massacri e genocidi.

L'attacco all'Onu sferrato dal Presidente degli Stati Uniti e condotto in prima persona dal suo neoambasciatore, John Bolton, è riuscito a far saltare anche la modesta bozza di risoluzione finale prodotta dopo un anno di negoziati intergovernativi. Tutti i tentativi di ricondurre gli Stati Uniti a ragionevolezza sono andati a vuoto. Non è servita nemmeno la proposta di Kofi Annan di uno scambio sicurezza-sviluppo: i paesi del Sud accettano le regole del Nord in materia di sicurezza, terrorismo, disarmo e in cambio i paesi del Nord s'impegnano seriamente a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Gli Stati Uniti hanno preteso che nel pacchetto finale restassero solo gli impegni contro il terrorismo e una neanche tanto implicita reinterpretazione della Carta dell'Onu che autorizza la dottrina della guerra preventiva.

Il risultato è contenuto in un documento di 40 pagine e 168 punti privo di tutte quelle decisioni che avrebbero potuto mettere finalmente le Nazioni Unite nella condizione di rispondere con efficacia alle grandi emergenze sociali e ambientali aperte nel mondo e ai numerosi conflitti che continuano ad insanguinare l'umanità. Per misurare la distanza abissale tra la realtà e la necessità basta mettere a confronto il documento di New York e la risoluzione adottata dall'Assemblea dell'Onu dei Popoli tenuta solo pochi giorni prima a Perugia.

Il fallimento del vertice delle Nazioni Unite ci consegna una chiara fotografia della tragica condizione del mondo in cui viviamo. Disponiamo della ricchezza e degli strumenti necessari per salvare la vita di decine di milioni di persone e per migliorare quella di tutti gli altri abitanti della terra, ma non disponiamo della volontà politica per usarli correttamente. Proprio nel momento in cui più ampia è la consapevolezza dei problemi, delle minacce, delle sfide globali e della necessità di agire insieme a livello mondiale si registra la più grande crisi politica della cooperazione internazionale. L'Onu, che dovrebbe essere la sede principale di questo grande sforzo di concertazione e azione collettiva globale, deve subire l'assalto del più importante dei suoi membri.

Che fare ora? Il sabotaggio del vertice da parte degli Stati Uniti non ha solo effetti negativi. Esso porta in primo piano anche le responsabilità di tutti gli altri governi. Non è poi così vero che tutte le colpe sono degli americani. A molti governi fa comodo l'atteggiamento dell'amministrazione Bush perché in questo modo coprono le proprie colpe e omissioni. I numerosi problemi globali che attendono di essere risolti globalmente non possono aspettare ulteriormente e i governi che ne sono consapevoli debbono organizzarsi per agire anche senza l'apporto del governo Usa. I governi che davvero vogliono salvare le Nazioni Unite debbono unirsi per respingere l'assalto in corso e restituire all'Onu quel minimo di credibilità necessaria per continuare ad esistere.

Se l'Assemblea Generale non vuole essere trattata più come un parlatoio è bene che i suoi inquilini si organizzino diversamente. Nessuno glielo può impedire. I paesi che siedono e siederanno nel Consiglio di Sicurezza debbono decidere se piegarsi definitivamente al più forte oppure se promuovere il rispetto della Carta e del diritto internazionale dei diritti umani che ha generato.

E noi cittadini abbiamo la responsabilità di chiedere conto dei loro comportamenti. Insomma non ci sono più alibi né scuse per nessuno. Neanche per l'Italia. I duecentomila che lo scorso 11 settembre hanno partecipato alla Marcia Perugia-Assisi hanno chiesto ai responsabili della politica nazionale di dare all'Italia un governo di pace, capace di svolgere nel mondo quel ruolo positivo che le spetta. Non possiamo più tollerare un governo sordo di fronte alla volontà di pace dei propri cittadini, avaro di fronte ai poveri della terra e complice di fronte alla distruzione dell'Onu.

di Flavio Lotti
Coordinatore della Tavola della Pace

LA SCHEDA

L'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) è composta da 191 Stati membri, la quasi totalità delle nazioni del mondo. Fu istituita il 24 ottobre del 1945 quando venne ratificato lo Statuto delle Nazioni Unite da parte dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Cina, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Sovietica) e dagli altri 46 stati firmatari. Cinque gli organi principali: l'Assemblea Generale che ha solo funzioni consultive; il Consiglio di Sicurezza (composto dai cinque membri permanenti e dieci membri non-permanenti eletti che restano in carica per due anni); il Consiglio economico e sociale (Ecosoc) composto da 27 membri che funge da organo di coordinamento delle 22 organizzazioni collegate (come l'Unicef, l'Unhcr e l'Undp); il Segretariato delle Nazioni Unite con funzioni amministrative sotto la direzione di un Segretario Generale; ed infine la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) che è il principale organo giudiziario dell'Onu la cui funzione principali è di dirimere le dispute fra Stati membri (da non confondere con la Corte Penale Internazionale, recentemente istituita, il cui compito è invece quello di giudicare individui ritenuti colpevoli di crimini internazionali).

Il documento approvato dall'Assemblea Generale tenuta al Palazzo di Vetro di New York dal 14 al 16 settembre scorsi si suddivide in cinque capitoli: ribadisce il valore delle Nazioni Unite; ripropone ma senza renderli vincolanti per gli stati gli Obiettivi di sviluppo decisi nell'Assemblea del Millennio del 2000; condanna di "ogni atto terroristico"; istituisce un "Consiglio dei diritti umani" e rinvia al futuro la spinosa questione del rafforzamento dell'Onu e della composizione del Consiglio di Sicurezza. Su pressione degli Usa, dal documento sono stati stralciati i paragrafi che riguardano il disarmo, la non proliferazione nucleare e l'istituzione di un trattato sul commercio internazionale delle armi.

Per approfondire
- Il sito dell'Onu

- La tavola della Pace e Onu dei popoli

- Le proposte dell'Assemblea dell'Onu dei Popoli

- I commenti delle ONG all'Assemblea Onu

- Gli Obiettivi del Millennio

La Campagna per gli Obiettivi del Millennio:
- Sito italiano
- Sito internazionale

La Campagna "No excuse":
- Sito italiano
- Sito internazionale
(G.B.)

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