Il Presidente turco attacca la popolazione kurda per propaganda elettorale

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A pochi giorni dalle elezioni presidenziali in Turchia (24 giugno), l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) accusa il presidente turco Recep Tayyip Erdogan di voler fare propaganda elettorale a spese della popolazione kurda nel paese e fuori dal paese. Dopo l'invasione militare della regione di Afrin nel Nord della Siria, fatta in violazione al diritto internazionale, da diversi giorni l'esercito turco sta attaccando postazioni dell'organizzazione kurda proibita PKK nelle regioni di frontiera con l'Iraq e l'Iran. Negli attacchi l'esercito turco usa anche aerei da combattimento e droni. Secondo i comunicati ufficiali turchi sono stati uccisi sei "terroristi" e sono state distrutte "16 postazioni terroriste". Secondo fonti kurde, gli attacchi si rivolgono invece contro innocui villaggi kurdi.

L'APM teme che Erdogan stia aizzando l'opinione pubblica turca contro la popolazione kurda per fini elettorali senza alcun riguardo per la vita e la salute di migliaia di civili. L'intento di Erdogan evidentemente è quello di voler impressionare i suoi elettori con nuove vittorie contro i Kurdi. Nel paese stesso si registra infatti un aumento degli attacchi alle sedi e agli esponenti del partito di opposizione pro-kurdo HDP. Gruppi religiosi e gruppi di estrema destra continuano ad aggredire e attaccare gli stand informativi del HDP mentre le forze di sicurezza turche restano in disparte a guardare. Solamente nella scorsa settimana si sono registrate aggressioni violente ad esponenti e strutture del HDP nelle località di Gaziantep, Ceylanpinar, Istanbul, Bursa, Bolu, Antalya, Manisa, Ankara e Hatay.

L'HDP non è solo il partito dei Kurdi di Turchia ma rappresenta anche le fasce di popolazione discriminate come le donne, o i gruppi religiosi quali gli Assiro-Aramei cristiani, gli Aleviti, gli Yezidi e gli Armeni che, tramite le liste elettorali dell'HDP riescono a ottenere una rappresentanza nel parlamento turco. Come primo partito turco, l'HDP ha incluso nelle sue liste anche il politico afro-turco Yalçin Yanik. In Turchia vivono circa 100.000 persone di origine africana, i cui avi erano stati deportati in Turchia 200 anni fa durante l'Impero Ottomano per lavorare come schiavi nelle piantagioni di cotone. In Turchia il tema della schiavitù resta tuttora un tabù, del quale, al pari di altri temi come il genocidio armeno, non si può parlare e per il quale non vi è alcuna elaborazione storica né tanto meno un'assunzione di responsabilità.

Da Gfbv.it

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