I rifiuti sono cose da scemi

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No, Unimondo non ha improvvisamente deciso di utilizzare un linguaggio poco educato. Però sì, trash is for tossers, avete capito bene, i rifiuti sono proprio cose da s…. (epiteto non troppo perbene di facile intuizione). Chi lo dice? Lauren Singer, ventiquattrenne newyorkese che cura il blog omonimo. Una ragazza irriverente la cui scelta allitterante e linguisticamente un po’ aggressiva forse non raccoglie l’approvazione di chi preferisce espressioni pulite e meno volgari, ma il cui volto acqua e sapone e i cui modi educati non possono che raccogliere le nostre simpatie. E poi, quello che più conta, dietro questa presentazione c’è la sua vita a rifiuti zero, che vale la pena di essere raccontata. Prima di tutto perché si basa essenzialmente su due constatazioni, magari un po’ banali, ma non di certo scontate. La prima: valutare le proprie abitudini quotidiane. La seconda: transitare verso uno smaltimento ragionato delle cose inutili.

E’ sufficiente curiosare sul suo sito per trovare facilmente consigli, tutorial, idee e spunti per ridurre il nostro impatto in termini di produzione di rifiuti e scarti. Che ci parlano, attraverso semplici accortezze, di come sia possibile – e a volte persino divertente – ridimensionare notevolmente quella parte di impronta ecologica di cui siamo artefici, pur fermi dentro le nostre case. Una scelta di vita che ha portato Lauren a fondare la propria azienda, allo scopo di rispondere alla richiesta di prodotti “come i suoi” che i followers faticano a trovare in commercio o che magari non hanno il tempo di auto prodursi: perché i prodotti di Lauren hanno tutti un INCI estremamente breve (id est, con pochi ingredienti), facile da decodificare e contengono materie prime rispettose delle persone e dell’ambiente.

Un modo di vivere anticonvenzionale? Forse, ma a pensarci bene nemmeno così “alternativo” come potrebbe sembrare. Quante volte, ad esempio, siamo rimasti allibiti di fronte all’enorme e inutile quantità di plastica utilizzata per gli imballaggi degli alimenti, dalla frutta al dentifricio? Quante volte ci siamo chiesti come mai una quantità ridotta di patatine o biscotti debba essere confezionata in un enorme sacchetto di plastica (per metà riempito d’aria)?

Sono preoccupazioni che non appartengono più solo alla “massaia” di un immaginario ormai fuori stagione, ma che si sono liberate di ogni connotazione di genere e di età, diventando indipendenti anche dalla situazione familiare o sociale. Forse sì, hanno ancora qualche legame inevitabile con la condizione economica (perché le ristrettezze rendono forzatamente oculati nelle spese), ma le riflessioni che animano il blog e la vita di Lauren riguardano in ogni caso una fetta sempre più consistente della popolazione, dalla studentessa allo scrittore, dal commesso all’insegnante. Persone come tante che si interrogano su come sia possibile contribuire, anche in minima parte e con gesti apparentemente insignificanti, a ridurre l’inquinamento prodotto dalla sovrapproduzione di oggetti per lo più costituiti da materiali difficilmente o per nulla riciclabili.

Le idee non mancano, e nemmeno le persone che si stanno impegnando per condividerle: basta citare un paio di casi a titolo di esempio. Il primo, Zero Waste Home, il cui simpatico motto è “Rifiuta, riduci, riusa, ricicla e poi butta (e solo in quest’ordine)”. Il secondo è Natural-mente Stefy, esperienza raccolta anche all’interno del libro Vivere in 5 con 5 euro al giorno, il cui titolo anticipa l’onesto racconto della vita quotidiana di una famiglia italiana che prova a vivere a impatto quasi-zero.

Prove di vita dunque che non corrispondono solo a un teorico “amore per la natura e rispetto per l’ambiente”, ma che cercano di incarnare questi principi allineandoli a un senso di coerente felicità. Prove che, rispetto a qualche anno fa, trovano oggi molti più sostenitori e che quindi garantiscono le soddisfazioni migliori, derivanti dalla condivisione di pratiche e intenti che rispondono a uno stile di vita che fa dell’essenziale il sufficiente. Comprare frutta e verdura senza imballaggi, acquistare capi d’abbigliamento nei mercati dell’usato e solo quando necessari, riutilizzare sacchetti per la spesa o barattoli di vetro sono solo alcuni di quei gesti apparentemente scontati ma di enorme peso per l’ecosistema, e ciascun@ di noi può ogni giorno rendersene conto e, ancor più, rendersene responsabile.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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