Haiti: l'Italia cancella il debito bilaterale, appello internazionale di Jubilee

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E’ un buon segnale la conferma del Ministro degli Esteri Franco Frattini delle intenzioni del Governo di cancellare i 40 milioni di euro di debito estero di Haiti verso l'Italia. "Nel contesto degli interventi attuati dalla Farnesina a sostegno della popolazione di Haiti, il Governo italiano è in procinto di sottoscrivere l’ Accordo bilaterale per la cancellazione finale del debito" - riporta un comunicato della Farnesina. A seguito di tale iniziativa, "verrà totalmente eliminato il debito di Haiti nei confronti dell’Italia, che di quel Paese è il secondo creditore".

"L'Accordo - specifica la nota della Farnesina - riguarderà infatti la cancellazione di debito (derivante da crediti commerciali) per 40,43 milioni di euro, che si aggiungono ora ai quasi 12 milioni di euro che erano stati già cancellati nel luglio del 2008. Il Governo italiano ha peraltro cancellato, nel luglio del 2009, la propria quota dei crediti concessi ad Haiti nel 1987 dalla Comunità Economica Europea, per un ammontare pari a circa 157mila euro". "L’Italia si sta al contempo adoperando, nell’ ambito del Club di Parigi, affinché anche i Paesi creditori di Haiti non membri del Club vengano invitati a seguirne l’ esempio procedendo a loro volta alla cancellazione dei crediti da loro vantati" - conclude la nota.

In un comunicato Oxfam e Ucodep apprezzano l’iniziativa della Farnesina di cancellare il debito di Haiti verso il nostro paese. "Ciò è reso possibile grazie ad una legge che è tra le più avanzate dei paesi OCSE approvata nel 2001 a seguito della mobilitazione di una larghissima parte dell’opinione pubblica del nostro paese" - ha dichiarato Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam e Ucodep, a commento dell’annuncio del Governo italiano.

"Ci aspettiamo inoltre - ha continuato la Bacciotti - che l’Italia, in coerenza con il suo annuncio, usi la sua influenza sul Fondo Monetario Internazionale affinché l’aiuto finanziario annunciato in questi giorni (100 milioni di dollari) non sia concesso sotto forma di prestito, ma di donazione: altrimenti sarà come dare con una mano e togliere con l’altra, facendo precipitare di nuovo il paese nella spirale dell’indebitamento”.

Su questo tema intevengono anche la rete Eurodad e Jubilee UK che hanno lanciato una petizione online per chiedere ai ministri dell'Economia di tutti i Paesi creditori l’immediata cancellazione di tutto il debito di Haiti. Le due organizzazioni criticano il nuovo finanziamento di 100 milioni di dollari concesso dal Fondo monetario internazionale (FMI) sotto forma di prestito e non di dono. "Un’evidente contraddizione di quanto dichiarato dallo stesso FMI, secondo cui Haiti non si può permettere nuovi prestiti, perché questi non farebbero altro che aggravare l’attuale peso del suo debito estero" - sottolinea la Campagna CRBM che ha rilanciato in Italia l'appello delle due organizzazioni europee.

La cancellazione dei 641 milioni di dollari del debito estero dovuto dal Paese è stata formulata dalla rete internazionale Jubilee alla cui pressione si deve già nel giugno scorso la remissione dei debiti contratti da Haiti fino al 2004 per un totale di un miliardo e 200 milioni di dollari. La metà della somma dovuta al momento deve essere ripagata al Fondo monetario internazionale e alla Banca interamericana di sviluppo. "L’esecutivo di Port au Prince aveva in programma di restituire 10 milioni di dollari entro la fine del 2010, ma con la situazione attuale è chiaramente impossibilitata a farlo, visto che i fondi servono per l’emergenza e la ricostruzione" - evidenzia la CRBM. Per Jubilee l’amministrazione Obama deve usare il suo considerevole potere politico all’interno delle due istituzioni multilaterali succitate per chiedere la cancellazione, domandando in subordine una moratoria immediata.

Haiti già in passato ha subito gli effetti negativi delle condizionalità che il Fondo applica ai suoi prestiti. Nel 1995 fu chiesto ad Haiti di ridurre le sue tariffe doganali sul riso dal 35 al 3 per cento. L’aumento del 150% delle importazioni di riso fra il 1995 e il 2003 ebbe degli impatti devastanti sui contadini locali e contribuì in maniera decisiva ad acuire la piaga della malnutrizione che tanti lutti e conflitti sociali ha provocato - ricorda la CRBM.

Cristiano Morsolin dell'Osservatorio sull’America Latina SELVAS ricorda una recente intervista del rappresentante di Jubilee South in Haiti, l'economista Camille Chalmers, nella quale l'attivista afferma che “l’economia di Haiti ha subìto negli ultimi anni un costante deterioramento, ben rappresentato dalla svalutazione del gourde, la moneta nazionale, nei confronti di quella statunitense: nel 1994 ne servivano 7 per acquistare un dollaro, oggi 35. La disoccupazione supera il 70% per cento della popolazione economicamente attiva e l’apertura commerciale e finanziaria ha reso fiorente il settore bancario, ma ha portato al collasso interi settori produttivi".

"Il Paese - concludeva Chalmers - è divenuto ancor più dipendente dall’estero, tanto che oggi importa l’80% del proprio fabbisogno di riso, mentre nel 1972 era autosufficiente, e sono stati persi altri 800 mila posti di lavoro. Questa crisi è legata alla transizione politica iniziata nel 1986 con la cacciata del dittatore Jean-Claude Duvalier e mai giunta a compimento a causa del conflitto tra le spinte democratiche del movimento popolare e la volontà degli Stati Uniti e dell’oligarchia locale di mantenere il controllo sul paese". [GB]

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