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HRW: in Nord Kivu ancora omicidi dopo gli accordi di pace
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"Le uccisioni e gli stupri di civili nella provincia orientale del Nord Kivu nella Repubblica democratica del Congo continuano a un ritmo terrificante nonostante la firma sei mesi fa degli accordi di pace" - denuncia Human Rights Watch (HRW) in un comunicato divulgato nei giorni scorsi a conclusione della recente missione di monitoraggio dell'associazione nei territori di Masisi e Rutshuru nella zona est della Repubblica Democratica del Congo.
"Il processo di pace perde ogni significato se non riesce a proteggere la popolazione civile dai peggiori abusi. I partiti che hanno sottoscritto gli accordi di pace dovrebbero attenersi ai loro impegni per proteggere i civili, mentre i diplomatici dovrebbero nominare urgentemente un Commissario speciale per i diritti umani per assicurarsi che gli impegni si trasformino in in una realtà" - dichiara Anneke Van Woudenberg - senior researcher per l'Africa di HRW che ha effettuato la visita nei territori. A partire dall'inizio dell'anno, cioè dopo la firma degli accordi di Goma del 23 gennaio scorso - e solo in questa parte del paese - l'organizzazione americana ha registrato più di 200 civili uccisi, centinaia di donne e giovani ragazze stuprate dai gruppi armati, esercito congolese compreso.
Gli accordi di pace firmati dopo settimane di colloqui, tra il governo di Joseph Kabila e i 22 gruppi armati ribelli, comportavano il cessate il fuoco immediato, il ritiro delle milizie dai fronti di battaglia e l'osservanza dei diritti umani, così come stabilito dal diritto internazionale. A seguito della firma, il governo - nonostante le scarse risorse finanziarie stanziate - ha varato un programma di pace, il cosiddetto "programma di Amani", volto a coordinare gli sforzi di pace nel Congo orientale.
Tutto inutile a leggere il report di Human Rights Watch. Anche secondo i dati delle Nazioni Unite gli accordi di pace non sono serviti a fermare i combattimenti. I funzionari Onu hanno documentato circa 200 violazioni di cessate il fuoco dal 23 gennaio a oggi, la maggior parte riscontrate tra le forze del generale dissidente Laurent Nkunda del CNDP (National Congress for the Defense of the People) le forze dei Mai Mai Mongol, la coalizione dei PARECO (Coalition of Congolese Patriotic Resistance) e i combattenti del FDLR (Democratic Forces for the Liberation of Rwanda), un gruppo ruandese capeggiato da comandanti che parteciparono al genocidio in Rwanda in 1994 (il FDLR non è firmatario degli accordi di Goma).
Ma ancora più preoccupanti e gravi sembrano essere le prove che Human Rights Watch ha trovato a sostegno dell'ipotesi che i soldati dall'esercito nazionale congolese stiano sostenendo il PARECO, i Mai Mai Mongol e la coalizione di FDLR, mettendo in seria discussione l'impegno del governo nel processo di pace.
Secondo le terribili testimonianze raccolte durante la missione, le peggiori violazioni dei diritti umani sono state commesse nel distretto amministrativo di Bukombo nel Rutshuru occidentale, qui circa 150 civili sono stati uccisi fra febbraio e maggio 2008. PARECO e combattenti Mai Mai Mongol, molti dei quali male addestrati e ancor peggio equipaggiati, hanno avuto il controllo della zona, supportati anche dai combattenti delle FDLR. I racconti degli intervistati dicono che i combattenti hanno attaccato ripetutamente i villaggi per saccheggiare e fare razzia di bestiame, violentando le donne e uccidendo chiunque si opponesse alle loro barbarie. Nessuna pietà per nessuno. I racconti sono davvero agghiaccianti, violenze su donne in stato di gravidanza, vere e proprie esecuzioni davanti a parenti anche se bambini solo per citarne alcune.
Combattimenti tra le varie fazioni, avvenuti negli ultimi mesi, sono poi responsabili del massiccio spostamento dei civili in cerca di zone tranquille. Dalla firma degli accordi, quasi 100.000 persone sono state costrette a fuggire nella zona del Nord Kivu. I profughi in totale sono oltre 3 milioni, in maggioranza donne e bambini. Anche la situazione umanitaria che non accenna a migliorare è una delle cause degli spostamenti. Da sottolineare a questo proposito che delle 3,5 milioni di vittime, circa 500 mila sono state uccise nei combattimenti, mentre circa 3 milioni sono morte per le carestie e altre conseguenze provocate dalla guerra.
Degli uomini della missione di pace Onu (Monuc), più di 5.000 sono schierati nel Nord Kivu, e recentemente hanno tentato di entrare nelle zone cuscinetto fra le fazioni in combattimento per poi ritirarsi dopo gli attacchi di CNDP nella zona di Bukombo.
I Commissari per i diritti umani delle Nazioni Unite hanno documentato molti degli abusi, ma non hanno pubblicato le informazioni e neppure le hanno rese disponibili agli interlocutori internazionali per facilitare il processo di pace nel paese. Un segnale positivo sembra essere il via libero da parte del governo congolese alla nomina di un Commissario speciale per i diritti umani responsabile per il Congo orientale (in .pdf), ma la nomina non è ancora avvenuta. Human Rights Watch ha accolto con favore la disponibilità del governo, ma ribadisce che "se non si mette fine alle violenze nei confronti della popolazione civile nessuna pace verrà mai raggiunta".
Nel frattempo un campo coltivabile dedicato alla pace e alla coabitazione pacifica, è stato inaugurato con una solenne cerimonia a una trentina di chilometri da Goma. Circa 300 ettari di terreno proprio nel territorio del Masisi. "Questo campo - ha detto durante la cerimonia Julien Paluku, governatore del Nord-Kivu - consentirà a migliaia di sfollati sulla via del ritorno di aver di nuovo accesso alla terra: è un modo di aiutare la popolazione a tornare in zone abbandonate a causa della guerra. Chiunque lo desidererà - ha aggiunto Paluku - potrà coltivare un piccolo appezzamento nel campo della pace". Non basterà, ma è un segno per cominciare a ridare fiducia a una popolazione sconvolta dalla violenza.
(Elvira Corona)