Guerra a Gaza: 4.000 palestinesi scomparsi senza lasciare traccia

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Foto: Unsplash.com

Oltre al genocidio in corso a Gaza, le famiglie dei sopravvissuti devono fare i conti anche con un’altra tragedia silenziosa: la sparizione forzata di migliaia di persone. Sono almeno 4.000 i palestinesi di cui non si hanno più notizie dal 7 ottobre 2023. Un numero che racchiude storie di bambini, anziani, donne e uomini inghiottiti nel nulla sotto l’occupazione militare israeliana.

A lanciare l’allarme sono gli esperti delle Nazioni Unite, che parlano di un fenomeno sistemico alimentato da leggi di emergenza e ordini militari che autorizzano la detenzione a tempo indeterminato, senza accusa né processo, in flagrante violazione del diritto umanitario internazionale.

Una pratica che secondo l’Onu ha colpito in particolare gli operatori sanitari, oltre a giornalisti, membri della società civile e civili comuni, spesso arrestati ai checkpoint, prelevati dagli ospedali o fatti sparire durante le operazioni di terra condotte dall’esercito israeliano.

Guerra a Gaza: la realtà invisibile delle sparizioni forzate

I detenuti, quando sono ancora in vita, non hanno contatti con i familiari né accesso a un rappresentante legale. Non sono registrati formalmente, non è possibile verificarne la posizione e non viene comunicata la loro privazione della libertà. È questo, denunciano gli esperti, il tratto distintivo delle sparizioni forzate: un buco nero legale e umano, dove si dissolve ogni diritto e ogni traccia.

In caso di morte sotto custodia, le autorità di Israele hanno il dovere – mai assolto – di condurre un’indagine imparziale e restituire i corpi alle famiglie. Ma la maggior parte delle famiglie non sa nemmeno se i propri cari siano vivi o morti.

Ostaggi scomparsi, una «tortura psicologica» per i familiari

«Il dolore e la sofferenza dei familiari delle persone scomparse possono configurarsi come una forma di tortura psicologica», sottolineano gli esperti dell’Onu. Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate riconosce anche la responsabilità dei gruppi armati palestinesi per casi di sparizioni “equivalenti”, in particolare riguardo ai 251 ostaggi israeliani catturati durante l’attacco del 7 ottobre, di cui almeno 51 risultano ancora dispersi.

La maggior parte delle segnalazioni analizzate riguarda Israele, ma dal 2019 il Gruppo ha esteso il proprio mandato anche ai gruppi non statali, come Hamas, in quanto esercitano un controllo effettivo su territori specifici. In questi casi si parla di sparizioni che “equivalgono” a quelle forzate: attualmente il Gruppo sta seguendo 14 casi specifici di ostaggi detenuti da Hamas...

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