Greenpeace: in Italia con le rinnovabili avremmo 100mila posti di lavoro in più

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Scegliendo la rivoluzione energetica delle "rinnovabili" si raggiungerebbero circa 2,7 milioni di posti di lavoro in più nel settore energetico nei prossimi 20 anni nel mondo e in Italia ciò significherebbe la creazione di nuova occupazione entro il 2020 di almeno 100mila posti di lavoro. Lo afferma il rapporto di Greenpeace "Working for the Climate: Green Job [R]evolution" (integrale in inglese .pdf; sintesi in italiano .pdf) , realizzato in collaborazione con il Consiglio europeo per l'energia rinnovabile (EREC).

Oggi in Europa ci sono già 450 mila lavoratori nel settore delle energie rinnovabili, che ha un fatturato di oltre 40 miliardi di euro. Ma si tratta solo dell'inizio. "Il nostro rapporto - afferma Greenpeace - presenta un modello di sviluppo che mira a tagliare le emissioni nel settore energetico, raggiungendo maggiore occupazione rispetto a quella garantita dall'attuale dipendenza dal carbone. E senza ricorrere allo sviluppo del nucleare". Esso dimostra ìnoltre che, "scegliendo la Rivoluzione Energetica, l'industria delle rinnovabili potrà raggiungere 6,9 milioni di posti di lavoro entro il 2030, mentre 1,1 milioni di posti di lavoro potranno essere creati grazie all'efficienza energetica".

Attraverso “lo scenario della rivoluzione energetica – si legge nel rapporto - si raggiungerebbero circa 2,7 milioni di posti di lavoro in più nel settore energetico nei prossimi 20 anni” evitando insieme 10 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2. Se invece il mondo continuasse ad ottenere la maggior parte della propria energia “dai combustibili fossili, mezzo milione di posti di lavoro sarebbe perso tra il 2010 e il 2030, nonostante il netto incremento nella produzione di elettricità dal carbone. Questo è dovuto soprattutto alla tendenza generale di riduzione dell’occupazione nelle miniere e nelle centrali a carbone per produrre la stessa quantità di energia”.

Secondo il rapporto di Greenpeace, puntare su rinnovabili ed efficienza in Italia significherebbe raggiungere oltre 100 mila occupati nel solo settore dell'energia elettrica al 2030, l'82% in più rispetto ai 56 mila dello scenario di riferimento. Il 73% dei lavoratori del settore sarebbe occupato nelle rinnovabili mentre per il 22% si tratterebbe di nuovi posti di lavoro creati grazie agli investimenti in efficienza energetica. A questi numeri andrebbero aggiunti i lavoratori dell'indotto, valutabili nello stesso ordine di grandezza.

Inoltre, secondo uno studio dell'Università Bocconi, realizzato con GSE (Gestore Servizi Elettrici), "investendo in energie rinnovabili e raggiungendo gli obiettivi europei previsti dal pacchetto Clima e Energia, in Italia esiste un potenziale di creazione di nuova occupazione raggiungibile nelle rinnovabili entro il 2020 di almeno 100mila posti di lavoro (fino a un massimo di 250mila). "Il potenziale raggiungibile in termini occupazionali, dipenderà da quanto l’industria italiana sarà in grado di sfruttare le opportunità e di valorizzare la filiera produttiva delle tecnologie rinnovabili, riuscendo a stabilire una leadership nel mercato manifatturiero internazionale" - afferma Greenpeace.

I risultati del rapporto, spiega una nota degli ambientalisti, “sono stati valutati positivamente” dall'International Trade Union Confederation e, in Italia, da Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil. “Le risposte vere alla crisi stanno nelle scelte durature e sostenibili per l'uomo, le donne e l'ambiente” - ha commentato Epifani. Per questo, ha aggiunto il leader sindacale, “è necessario investire risorse nella trasformazione equa e sostenibile dei modelli di produzione e di consumo, a partire dall'energia, per mantenere e incrementare l'occupazione”. La Cgil “ritiene che un'azione tempestiva e lungimirante dei leader del mondo per contrastare il cambiamento climatico deve e può essere un potente volano per una crescita economica equa e sostenibile e di progresso sociale”. [GB]

 

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