Grandi opere: "new deal" del ministro delle finanze Tremonti

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Non è certamente una novità: è ben nota quella corrente del pensiero unico che predica l'avvio di un ciclo economico virtuoso tramite massicci investimenti in mega-opere infrastrutturali. Le più importanti, come la linea ferroviaria ad Alta Velocità Lione-Torino e il Ponte sullo Stretto di Messina, talmente ardite da sfidare i limiti imposti dalle leggi di natura e da quelle di bilancio.

Anche il ministro Giulio Tremonti, come già in passato altri esponenti di questa 'filosofia', preconizza che ciò possa comunque avvenire grazie ad "investimenti privati", per non gravare sulla dissestata finanza pubblica nazionale, soggetta peraltro ai vincoli del Patto di stabilità europeo. Madrina dell'operazione, secondo Tremonti, dovrebbe essere la BEI, la Banca Europea degli Investimenti, alla quale si assegna un ruolo particolarmente attivo in questa direzione durante il prossimo semestre di presidenza italiana alla UE.

Ma Idra non crede alla favola dei presunti investimenti privati in infrastrutture: le imprese private trovano sì le "grandi infrastrutture" assai convenienti, ma soltanto nel realizzarle, guardandosi bene dal metterci i loro soldi. Generalmente è toccato ai cittadini contribuenti aprire i cordoni della borsa. Quindi l'associazione fiorentina ha preso di nuovo carta e penna, stavolta per sottolineare al ministro delle finanze la delicatezza delle responsabilità affidate al suo incarico. Idra ha scritto, per conoscenza, anche al Commissario per affari economici della UE, Pedro Solbes, rivelatosi disponibile alle suggestioni di Tremonti. Forse a Solbes sfuggono le perniciose conseguenze della linea di pensiero economico di Tremonti.

Scrive infatti il vicepresidente di Idra, Pier Luigi Tossani: "Ci stupiamo e ci allarmiamo, signor Ministro, nel leggere sul Sole 24 Ore del 13 giugno scorso i tratti essenziali della riedizione del new deal roosveltiano da Lei immaginata. Concludiamo che essa sortirebbe in pratica nulla di meno di un miracolo, bypassando i vincoli del Patto di Stabilità europeo sui conti pubblici, per "andare sul mercato e coinvolgere alla grande i capitali privati", come si esprime ottimisticamente il commentatore, attraverso la leva della BEI. In merito giova infatti tenere bene a mente, oltre all'infausta esperienza italiana, la circostanza che i capitali di rischio provenienti da project-financing con aziende private per la realizzazione di opere come quelle da Lei proposte sono sempre stati di assai problematico reperimento anche a livello europeo. Esemplare l'operazione che in Francia portò a finanziare con capitali di una miriade di piccoli risparmiatori (e non di grandi investitori) la realizzazione del tunnel sotto la Manica. Le azioni acquistate a 100 FF l'una, nel giro di un paio d'anni valevano meno di 10 FF. E' forse questo il genere di new deal al quale Ella intendeva riferirsi?"

N.B. Il testo integrale della lettera aperta al ministro Giulio Tremonti è disponibile sul sito web di Idra nella rubrica documenti, all'indirizzo http://associazioni.comune.firenze.it/idra/19-6-'03.html.

Fonte: Idra

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