Gli scienziati avvertono: “Il tempo sta per scadere, occorre agire subito”

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Fermare nei prossimi anni il riscaldamento globale e le sue drammatiche conseguenze sulla vita degli esseri umani e sugli ecosistemi naturali è ancora possibile, ma è una scelta che sta tutta nelle mani dell’umanità. Il problema è che il tempo a disposizione è davvero poco. Questa è la principale conclusione degli scienziati raccolti attorno al Tavolo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici.

A quasi due mesi di distanza dalla pubblicazione del rapporto speciale sull’impatto del riscaldamento globale di 1.5° rispetto al periodo pre-industriale, i rappresentanti dell’IPCC sono stati invitati alla Conferenza ONU sul Clima (COP24) per esporre le relative evidenze scientifiche emerse. 

Il rapporto speciale è il risultato di oltre 6000 referenze scientifiche effettuate da scienziati di tutto il mondo, le quali sono state raccolte ed analizzate dagli esperti, su richiesta della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). Il rapporto è stato predisposto per valutare i potenziali impatti di un riscaldamento a 1,5°C a confronto con quelli a raggiungimento della soglia di 2°C, soglie entrambe previste dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi, e per valutare se l’impegno internazionale di riduzione delle emissioni di gas serra fosse nella direzione giusta per raggiungere tali obiettivi.

Ciò che in primo luogo risalta è il dato sul riscaldamento causato dall’uomo, il quale ha già raggiunto 1°C al di sopra dei livelli pre-industriali e che, di questo passo, sarà di 1.5°C tra il 2030 e il 2050 in funzione agli impegni di riduzione dei gas serra che saranno assunti. È stato inoltre stimato che più di un quinto della popolazione mondiale ha già sperimentato, almeno a livello stagionale, un innalzamento di 1.5°C o più. 

L’analisi circa le conseguenze relative ad un aumento di 2°C hanno portato a concludere per la necessità di contenere le temperature entro 1.5°C. Il raggiungimento di questo obiettivo comporterebbe infatti una riduzione significativa dell’impatto del cambiamento climatico sulla biodiversità, sugli ecosistemi, sulla sicurezza alimentare e sulla salute. 

L’IPCC sottolinea inoltre come l’azione per limitare il riscaldamento globale fosse fortemente correlata con il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), fissati dalle Nazioni Unite nel 2015: un aumento di 2°C renderebbe molto più complicato il raggiungimento di tali obiettivi. Ciò di cui il rapporto speciale ci rende consapevoli è il fatto che una forte collaborazione internazionale su tutti i livelli sociali e un aumento delle ambizioni dei paesi, che vada ben oltre gli attuali impegni volontari di riduzione delle emissioni gas serra (Nationally Determined Contributions - NDCs), siano fattori essenziali affinché nei prossimi decenni si possa sperare nel contenimento del surriscaldamento entro 1.5°C.

Alla domanda riguardante le possibilità di uno scenario del genere l’IPCC risponde in modo chiaro: dal punto di vista ambientale, tecnologico, economico, socio-culturale, istituzionale e geofisico non ci sono restrizioni che possano impedire il contenimento entro 1.5°C. Questo vuol dire che la risposta passa ai governi e ai decisori politici, i quali saranno chiamati a compiere in prima persona scelte più ambiziose per combattere il cambiamento climatico. A livello nazionale va coinvolto soprattutto il settore privato, i cui finanziamenti sono necessari. Si tratta di intraprendere profonde modifiche tecnologiche, in particolare nel settore energetico e nei trasporti, ma anche di un sensibile cambiamento dei comportamenti e dello stile di consumo.

Da non sottovalutare è l’impegno necessario da parte di ogni cittadino, specialmente nel Nord del mondo, il quale dovrebbe farsi un esame di coscienza e iniziare a prendersi la responsabilità delle proprie azioni, che complessivamente contribuiscono a dare una direzione, giusta o sbagliata che sia. Questo fattore è stato accentuato soprattutto con la possibilità di prendere voce durante l’evento, che il tavolo dei relatori ha riservato alla società civile per la prima volta, e non esclusivamente alle varie delegazioni. 
Il messaggio degli scienziati è quindi chiaro, adesso serve "un’azione rapida, lungimirante e senza precedenti". Il tempo sta per scadere.

Roberto Barbiero, Tommaso Orlandi e Veronica Wrobel da Stampagiovanile.it

La presenza a Katowice della società civile, e in particolare dei giovani, è essenziale per monitorare i processi in corso e spingere le delegazioni politiche internazionali, in primo luogo l’Italia, ad assumersi impegni concreti e più ambiziosi soprattutto nel compiere un radicale cambiamento dell’attuale modello economico di produzione e di consumo. Il proprio contributo in questa direzione lo sta dando anche la delegazione di 20 persone tra studenti universitari, delle scuole superiori e ricercatori trentini, che partecipano alla COP24 a Katowice nell'ambito del progetto “Visto Climatico”. Promosso dall'associazione Viração&Jangada, “Visto Climatico” è sostenuto dall'Assessorato competente alla Cooperazione allo Sviluppo della Provincia di Trento e dal Centro Europeo Jean Monnet, l’Associazione Mazingira (MUSE), Fondazione Fontana con il portale Unimondo, l’Associazione In Medias Res in collaborazione con l’Osservatorio Trentino sul Clima

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