Gli USA contro la riforma della BM e del FMI

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Il governo degli Stati uniti sta cercando di bloccare tutte le discussioni sui cambiamenti strutturali per la riforma della Banca mondiale, cosa che da anni chiedono i molti critici di questa istituzione e che i ministri hanno più volte promesso nei principali meeting internazionali.

Oggi 27 giugno si terrà la riunione del Consiglio dei direttori della Banca mondiale, ma intanto già nei giorni scorsi il direttore esecutivo americano, Carol Brooking, aveva fatto circolare una dichiarazione in cui evidenziava come non ci fosse nessun consenso sulle riforme strutturali e come non si dovesse più lavorare su questo aspetto.

Il 9 giugno, infatti, la Banca aveva fatto circolare un documento con le principali opzioni di riforma. Per decidere al riguardo non ci sarebbe nemmeno bisogno di una maggioranza qualificata dell'85 per cento che, visto che gli Usa detengono oltre il 15 per cento delle quote, si richiederebbe nel caso di modifica degli articoli istitutivi della Banca.

Le proposte possono essere sintetizzate in due punti: passare dal 39 per cento al 44 per cento il potere di voto dei paesi in via di sviluppo ed aggiungere un nuovo direttore esecutivo africano. L'Africa Sub-Sahariana ha attualmente due soli direttori, in rappresentanza di ben 46 paesi, un compito sempre più difficile da svolgere.

Sebbene le proposte di riforma non facessero nessuna menzione ad altre due questioni particolarmente delicate ed importanti, ovvero la trasparenza in sede del Consiglio e i criteri di selezione dei dirigenti di più alto livello, e a cambiamenti per il Fondo monetario internazionale, queste erano state accolte bene dai governi dei paesi in via di sviluppo e dalle Ong internazionali.

"Il tentativo del governo degli Stati uniti di far morire sul nascere qualsiasi proposta di riforma e ribilanciamento dei poteri tra il nord ed il sud del mondo all'interno della Banca mondiale e del Fondo monetario non fa che avvalorare la tesi di coloro che sostengono che queste istituzioni sono solo strumenti nelle mani dei paesi più ricchi" ha affermato Antonio Tricarico, coordinatore della Campagna per la riforma della Banca mondiale.

"Questo esempio di un paese del nord del mondo che fa pesare la sua importanza nell'ambito delle istituzioni globali mostra chiaramente la ragione per cui c'è bisogno di riforme. Se gli Stati uniti dovessero avere successo con questa linea politica vorrà dire che i summit internazionali varranno meno della carta su cui sono scritte le loro, a questo punto inutili, decisioni" ha concluso Tricarico.

Fonte: Campagna per la Riforma della Banca Mondiale

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