Giornata mondiale Aids: meno discriminazione e più prevenzione

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"Meno persone muoiono oggi di Aids e meno persone sono infette da Hiv, ma l'Aids rimane ancora oggi una delle prime dieci cause di morte nel mondo e la principale in Africa". Lo afferma il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon nel suo messaggio per la 'Giornata mondiale dell'Aids' che si celebra oggi primo dicembre. Nled ventesimo anniversario della Giornata, Ban Ki-moon ricorda il successo "è successo dovuto a quanti nel mondo stanno guidando la lotta per fermare l'Aids" e ai "governi che mantengono i loro impegni di accrescere l'accesso universale a attività di prevenzione, trattamento, cura e sostegno". "Ma non c'è spazio per il compiacimento" - sottolinea Ban Ki-moon percheè "l'infezione Hiv procede più velocemente della nostra capacità di trattare i malati".

In particolare il Segretario generale dell'Onu evidenzia che "va messo un termine alla discriminazione che ancora pregiudica la possibilità che molti possano apprendere come prevenire l'Hiv e ottenere trattamenti terapeutici". "C'è bisogno di risorse - prosegue Ban Ki-moon - abbastanza da erogare servizi destinati a produrre un impatto reale nelle comunità e in interi paesi. La necessità di guidare l'azione, responsabilizzare gli attori e produrre risultati sull'Aids è più reale e urgente che mai".

E proprio sulla necessità di migliorare la prevenzione e di combattere la discriminazione che accompagna la malattia si concentra la Lila (Lega italiana per la lotta all'Aids) che per la Giornata mondiale rende pubblici tre testi. Il primo è la lettera scritta da un gruppo di persone sieropositive di Lamezia Terme in cui sono raccontati gli atti discriminatori subiti ad opera di datori di lavoro, istituzioni, medici, persone sconosciute, ma anche da amici e familiari. Le lettera - segnalata dal gruppo di auto-aiuto delle persone sieropositive del progetto Symbios in Calabria - evidenzia che si tratta di "episodi di discriminazione che purtroppo non sono così rari quando si tratta di malati come noi". "Avremmo da raccontarne quasi quotidianamente. Le nostre esperienze con i luoghi di cura sono spesso al limite dello scandalo e della decenza".

I malati denunciano poi: "Ci sentiamo non protetti dalle istituzioni che dovrebbero proteggerci, non garantiti dalle leggi che dovrebbero farci vivere dignitosamente, come tutti. (...). Oggi dell'Aids non si parla più. Dopo il gran rumore mediatico fatto attorno alla sua minaccia di morte e dolore, notiamo che oggi dell'Aids si preferisce tacere. Ci chiediamo perché non si facciano ancora campagne di prevenzione e informazione adeguate sull'Aids. Eppure questa malattia è tutt'altro che svanita, anzi sta investendo sempre più tutti, persone che si ritengono immuni e sono infettate da tempo e non lo sanno. Giovani, eterosessuali, donne e uomini sposati, con un tenore di vita considerato comune e sano".

La presidente di Lila, Alessandra Cerioli, ha inviato al sottosegretario alla Salute, prof. Ferruccio Fazio una lettera aperta (in .pdf) in cui puntualizza quanto viene operato nel mondo e "quanto invece l'Italia sia immobile e assente per tutto ciò che riguarda statistiche e prevenzione". "Per affrontare tutte queste tematiche le fu proposto di convocare in tempi rapidi la Commissione Nazionale Aids proprio per elaborare nuove strategie di prevenzione efficaci basate su un 'comprehensive approach', vale a dire una azione integrata di strumenti e approcci che vanno dalle tecniche biomediche agli interventi comportamentali" - ricorda nella lettera la presidente di Lila. "Non solo non abbiamo mai avuto una risposta al nostro documento ma da allora la Commissione Nazionale Aids paradossalmente non è mai più stata convocata interrompendo di fatto un "lento" ma proficuo lavoro sulla prevenzione iniziato a gennaio 2007 e rimasto incompiuto nella parte che riguardava le popolazione più vulnerabili al rischio di infezione. Non possiamo non ritenere questo comportamento irresponsabile e inaccettabile" - denuncia la presidente della Lila.

In un comunicato stampa diffuso per la Giornata (in .pdf) la Lila "ribadisce la necessità di adeguate campagne informative, di garanzie concrete dei diritti persone sieropositive, di leggi che non discriminino ma che facilitino la prevenzione" e denuncia che "a più di 25 anni dall'inizio della pandemia, si sta ancora lottando affinché si realizzino campagne di prevenzione istituzionali rivolte alla popolazione sessualmente attiva". La Lila chiede inoltre di "agire concretamente contro le limitazioni al diritto alla libertà di movimento", "si contrasti la criminalizzazione delle persone sieropositive", "si promuovano leggi giuste ed efficaci sulle droghe".

In Italia sono 1.144 le persone sieropositive che si sono ammalate di Aids nel 2007, quelle cioè che durante lo scorso anno hanno manifestato i segni di malattie conseguenti all'infezione da Hiv. "Ma nel 2007, come ogni anno, altre 4.000 persone si sono infettate con l'Hiv mentre sono almeno 40mila le presunte infezioni non diagnosticate, quelle cioè di persone che hanno contratto il virus magari anni prima e che ne sono ancora inconsapevoli" - ha denunciato a 'Repubblica' Rosaria Iardino, presidente del 'Network Persone Sieropositive' (NPS) dal 2° Meeting nazionale dell'associazione tenutosi ieri a Torino. Durante il convegno sono stati commentati i dati relativi alla diffusione della malattia in Italia. La tendenza alla diminuzione del numero di casi di Aids conclamato nel nostro Paese appare sempre meno netta e in alcune Regioni, come il Lazio o la Toscana, si registra addirittura un nuovo incremento. E di Aids si muore ancora: 190 persone sono morte nel corso del 2007 per le conseguenze dell'infezione da Hiv e quasi la meta' (87) sono i deceduti che avevano avuto una diagnosi di Aids nel corso dell'anno. Sale cosi' a 35.358 il triste conteggio dei morti per Aids nel nostro Paese dall'inizio dell'epidemia. [GB]

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