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Giornata della libertà di stampa: 176 giornalisti uccisi dal 2005
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Sono 176 i giornalisti e operatori dell'informazione uccisi dal primo gennaio 2005, 30 dei quali nei primi quattro mesi di quest'anno. Si tratta di alcune delle cifre fornite dall'Insi (International news safety Institute) riportate per il 3 maggio, Giornata che l'Unesco dedica alla difesa della libertà di stampa. L'ultimo giornalista ucciso in ordine di tempo è Koussai Kahdban, della stazione radio di Baghdad Al-Bilad: è stato ammazzato a colpi d' arma da fuoco da un gruppo di sconosciuti a Baghdad il 22 aprile. Con lui - secondo Reporters sans frontières- salgono a 88 i giornalisti uccisi nel paese nei tre anni di guerra, tredici quelli morti dal primo gennaio del 2006. Ma cresce in maniera vistosa il numero dei giornalisti arrestati. La WAN (World Association Newspapers), associazione che raggruppa editori di tutto il mondo (fra cui anche la Fieg) ne ha contati 788 in tutto il 2005. E ben 178 giornalisti, operatori dell' informazione e cyberdissidenti, secondo Rsf, sono tuttora in carcere.
L'ultimo giornalista ucciso in ordine di tempo è Koussai Kahdban, della stazione radio di Baghdad Al-Bilad. E' stato ammazzato a colpi d' arma da fuoco da un gruppo di sconosciuti a Baghdad il 22 aprile. Con lui - secondo Reporters sans frontières - salgono a 88 i giornalisti uccisi nel paese nei tre anni di guerra. Tredici quelli morti dal primo gennaio del 2006. Omicidi a cui - sempre in Iraq - si aggiungono i sequestri di giornalisti e operatori dei media, tre dei quali - Rim Zeid, Marouane Khazaal e Salah Jali al-Gharraoui - sono ancora in ostaggio. In tutto, nei tre anni di guerra, sono stati sequestrati 40 professionisti: cinque di loro - fra cui Enzo Baldoni - sono stati uccisi dai sequestratori.
Tra i 178 giornalisti detenuti nel mondo ce ne dovrebbe essere uno di nazionalità libica in prigione da 33 anni di cui non si conosce il luogo e il morivo della detenzione e nemmeno se sia ancora in vita. Abdullah Ali Al-Sanussi Al-Darrat, 60 anni circa, libico (è originario di Bengasi) sarebbe infatti in prigione dal primo gennaio 1973: trentatre anni e quattro mesi. Non si conoscono ancora le circostanze del suo arresto e, a quanto risulta, non si sa se e per che cosa sia stato condannato. Le indagini compiute finora dalle associazioni internazionali non hanno consentito di conoscere il luogo di detenzione né il suo stato di salute. Tutte le richieste in questo senso sono state finora respinte dalle autorità libiche.
Un articolo di Hamid Skif, giornalista, scrittore e poeta algerino, racconta la vicenda di Al-Darrat, che Fnsi e Lsdi hanno scelto quest'anno per celebrare la giornata del 3 maggio. Il suo caso, infatti, è rivelatore del destino che attende i detenuti per reati di opinione dimenticati dall' opinione pubblica.
Fonte: LSDI