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Genova G8: a rischio i processi, Napolitano non firmi la legge
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Il 'Comitato Verità e Giustizia per Genova' si appella al Presidente della Repubblica chiedendogli di non firmare la legge sulla sospensione dei processi. L'emendamento al decreto sicurezza, definito dai critici "emendamento salva Premier", che prevede lo stop ai processi per reati commessi sino al 30 giugno 2002 avrebbe tra le conseguenze la sospensione dei processi in corso per i fatti del G8 di Genova del 2001 contro agenti, funzionari e dirigenti delle forze dell'ordine.
"Il disegno di legge sulla sicurezza, con il quale il governo vorrebbe congelare migliaia di processi, potrebbe rappresentare il salvagente anche per alcuni imputati genovesi che, guarda caso, rappresentano il fior fiore della Polizia italiana, e che si trovano ai vertici degli organismi che gestiscono la lotta al crimine organizzato piuttosto che i servizi segreti. Tutta gente che, se condannata, creerebbe sicuramente qualche imbarazzo al riconfermato capo della polizia Antonio Manganelli, che a quel punto sarebbe, forse, costretto a prendere qualche decisione di tipo disciplinare. Questo per quanto riguarda il dibattimento Diaz. Per il processo di Bolzaneto invece, il colpo di spugna garantirebbe all'Italia di schivare una figuraccia internazionale legata a quel carcere speciale in cui i diritti ebbero lo stesso rispetto che nelle prigioni sudamericane" - riporta Marco Preve per 'la Repubblica'.
"Sarebbe una beffa, dopo sette anni di indagini e udienze, e un atroce atto di ingiustizia per le centinaia di vittime degli abusi compiuti nella caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz e per tutti i cittadini democratici" - afferma una nota del 'Comitato Verità e Giustizia per Genova'. I procedimenti giudiziari sono alla vigilia della sentenza di primo grado: quella per i maltrattamenti inflitti ai detenuti nella caserma di Bolzaneto, riguardante 45 agenti, è stata messa in calendario per il prossimo mese di luglio; quella per i pestaggi, le falsificazioni, gli arresti arbitrari alla scuola Diaz, riguardante 29 funzionari e dirigenti di polizia, è attesa per novembre.
"Se davvero il parlamento decidesse di bloccare questi delicati processi, saremmo di fronte a un atto sostanzialmente eversivo: si impedirebbe alla magistratura di fare la sua parte - almeno in primo grado - in merito ad eventi che hanno segnato una gravissima caduta dello stato di diritto, gettando discredito sulle nostre forze dell'ordine e sull'intero ordinamento democratico italiano" - continua il Comitato. Si impedirebbe a centinaia di persone, vittime degli abusi nella caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz, di aspirare a un risarcimento morale attraverso la giustizia; si impedirebbe a tutti i cittadini di recuperare fiducia nella legalità costituzionale, che a Genova fu sospesa e che il parlamento si appresta ad accantonare.
"Il Presidente della Repubblica ha la possibilità di contribuire direttamente alla ricerca della verità e della giustizia confermando, con un atto concreto, quanto pubblicamente dichiarato il 25 aprile" - afferma l'europarlamentare Vittorio Agnoletto, portavoce del Social Forum durante il G8 di Genova. "Accolga l'appello del Comitato Verità e Giustizia di Genova, si rifiuti di firmare la legge sulla sospensione dei processi, impedisca che la verità sulle drammatiche giornate genovesi sia definitivamente archiviata".
Lo stop ai due processi preoccupa anche Amnesty Italia che in una nota sottolinea come questa "sfortunata coincidenza" va ad aggiungersi "a una serie di circostanze che non derivano da coincidenze, bensì da precise responsabilità che rendono particolarmente negletti i processi per i fatti di Genova e ancora più ardua la ricerca della giustizia per le vittime". Fra le "circostanze non fortuite", Amnesty evidenzia la mancanza nel codice penale italiano di un reato di tortura e maltrattamenti. "Questa mancanza, sottolinea Amnesty, impone ai procuratori nel processo sui fatti di Bolzaneto di descrivere una realtà "di oggettiva vessazione nei confronti di tutti i detenuti e per tutto il periodo della loro permanenza presso il sito" avendo a disposizione, per perseguire i colpevoli, unicamente reati ordinari, in quanto tali colpiti da prescrizione". L'associazione ricorda infine che da più di 20 anni chiede all'Italia di considerare un reato specifico la tortura e i maltrattamenti commessi da pubblici ufficiali.
Va ricordato che i pm del processo hanno chiesto condanne complessive a 76 anni per i 44 imputati nel processo per le violenze e i soprusi nella caserma della Polizia di Bolzaneto, ma che non esistendo in Italia una norma penale per il reato di tortura, l'accusa è stata costretta a contestare agli imputati solo "l'abuso d'ufficio" che comunque sarà prescritto nel 2009. [GB]