G8: calato il sipario sulla presidenza italiana, il giudizio di ActionAid

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Si è chiuso un anno dove i riflettori della comunità internazionale sono stati puntati sul nostro Paese: l’Italia ha guidato il G8 al Summit del L’Aquila. Un vertice nel quale la comunità internazionale ha confermato gli impegni del passato in tema di aiuti per la lotta alla povertà e ha anche avviato nuovi progetti, in particolare la Food Initiative, che rimette al centro lo sviluppo del settore agricolo per combattere la crisi alimentare e la fame, che ha raggiunto nuovi tristi primati.

Ma, spenti i riflettori del Vertice, cosa rimane delle promesse del Governo italiano? Un esempio? L’Italia al G8 aveva preso un solo impegno certo: saldare la rata 2009 di 130 milioni di euro al Fondo Globale per l’Hiv, Tubercolosi e Malaria (GFATM) entro un mese. Siamo ormai alla vigilia del nuovo anno e del pagamento non c’è traccia. Non solo, il Governo aveva promesso di coprire una parte delle nuove risorse per il Fondo necessarie per l’anno in corso, per una quota di circa 20 milioni di euro, e anche in questo caso, non c’è traccia d’impegni certi.

Anche in merito a L'Aquila Food Initiative, l’impegno dell’Italia rimane incerto. Infatti, in diverse occasioni è emerso che la quota del nostro Paese del totale dei 20 miliardi di dollari in tre anni sarebbe di 450 milioni di dollari. Però, manca un atto formale che chiarisca la dimensione del contributo italiano e nel frattempo, l’Italia ha maturato dal 2004 un debito di 270 milioni di euro rispetto alla quantità di aiuto alimentare che si era impegnata a garantire ogni anno.

Sul fronte dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS), alla vigilia del G8, il Presidente del Consiglio aveva riconosciuto il ritardo italiano, giustificato dalla crisi internazionale, l’alto indebitamento e i vincoli posti a livello europeo. Il Presidente del Consiglio apriva però alla possibilità di un riallineamento dell’aiuto italiano ai livelli degli altri donatori nel triennio 2010-2013, grazie alla disponibilità del Ministro dell’Economia. Nonostante le rassicurazioni, la Finanziaria 2010 non realizza alcuna inversione di tendenza: per il 2010 il rapporto APS/PIL italiano si attesterà intorno allo 0,15%, in flessione dallo 0,17% del 2009 e dallo 0,22% del 2008. A Finanziaria approvata, non sappiamo quali obblighi internazionali in termini di lotta alla povertà globale potrà onorare nel 2010 con le limitate risorse a disposizione.

L’Italia, quindi, non solo non raggiungerà l’obiettivo sottoscritto a livello europeo dello 0,51% per il 2010, ma impedirà all’Unione Europea di raggiungere l'obiettivo collettivo dello 0,56%. Il ritardo dell’Italia nel rispettare gli impegni per una crescita dell’APS ha fatto sì che dal 2003 al 2009 il nostro Paese abbia trattenuto risorse per la lotta alla povertà per circa 10 miliardi di euro: come se Francia o Giappone nel 2008 avessero azzerato i loro bilanci destinati alla cooperazione. Infine, la proposta di destinare su base volontaria l’1% dell’Iva a iniziative specifiche di cooperazione allo sviluppo presentata ufficialmente alla Nazioni Unite dall’Italia come strumento innovativo alla fine di maggio non ha trovato ancora una realizzazione concreta.

Per quanto riguarda infine l’impegno a favore dei diritti delle donne, la Conferenza organizzata a settembre sulla violenza contro le donne dai Ministeri degli Esteri e delle Pari Opportunità è stato un segnale positivo della volontà di dare spazio ad un tema urgente e drammaticamente universale. Tuttavia l’impegno del Governo Italiano in materia a livello internazionale non risponde ancora a criteri di trasparenza e verificabilità delle risorse concretamente messe in campo per la prevenzione e la risoluzione della violenza contro le donne.

Viene dunque da chiedersi che fine farà la cooperazione allo sviluppo italiana e che ruolo giocherà in futuro il nostro Paese nel consesso internazionale, spenti i riflettori del Vertice G8 2009.

ActionAid

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