G20: "non dimenticate i poveri", spazio alle buone pratiche della società civile

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In occasione del Summit dei G20 che prende il via oggi a Londra , la Campagna per gli Obiettivi del Millennio dell’Onu chiede ai leader di non dimenticare i poveri. "La crisi economica minaccia di ridurre in povertà altri 50 milioni di persone e di far mancare ai più poveri- nel momento in cui ne hanno maggiore bisogno - più di 4,5 miliardi di aiuti" - riporta il comunicato della sezione italiana della Campagna del Millennio. "La terribile crisi che stiamo vivendo sta avendo un impatto drammatico sulle economie più fragili dei Paesi in Via di Sviluppo. Altre 50 milioni di persone cadranno in una condizione di estrema miseria e la lotta alla povertà subirà un forte rallentamento se i governi dei paesi più ricchi non troveranno delle risorse alternative e se sarà confermata la stima di una riduzione dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo di circa 4,5 miliardi di dollari".

La campagna auspica che i leader del G20 tengano fede ai loro impegni per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e mobilitino le risorse necessarie per contenere gli effetti negativi della crisi sulle economie più fragili". "In particolare chiediamo ai paesi ricchi di mantenere il loro impegno di destinare lo 0,7 % del Prodotto Interno Lordo per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo e di respingere tutte le tentazioni di ripristinare misure protezionistiche a favore dei paesi più ricchi in linea con la decisione sulla moratoria sul protezionismo presa durante il Summit G20 di Washington dello scorso 15 novembre 2008" - conclude la nota della campagna.

L'associazione World Vision Italia - che è parte dell'ampia 'Coalizione Italiana contro la Povertà' (Global Call to Action against Poverty- GCAP) con un comunicato diffuso nei giorni scorsi chiede ai Governi del G20 di "predisporre misure ad hoc per proteggere i gruppi più vulnerabili, in primis i bambini e le loro madri che vivono nei paesi a basso reddito". Inoltre - sottolinea la nota - "riforme del sistema economico e finanziario internazionale sono necessarie per affrontare questo preoccupante momento storico. Affinché risultino efficaci, devono essere formulate con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone, prendendo atto e riducendo le forti disuguaglianze che spaccano l’umanità".

Nei giorni scorsi numerose associazioni della coalizione internazionale 'Put people first' hanno manifestato per le vie di Londra per chiedere una governance democratica dell’economia internazionale, lavoro e servizi pubblici per tutti, la fine della povertà globale e dell’ineguaglianza e una economia compatibile con l’ambiente.

Nella tarda mattinata di ieri, primo aprile, 5-6mila manifestanti hanno manifestato nellla City di Londra per protestare contro le banche e le altre istituzioni finanziarie che operano nel cosiddetto "square mile" della metropoli. "Purtroppo - commenta Luca Manes della CRBM -, come prefigurato da più parti, le dimostrazioni di piazza hanno avuto come corollario alcuni episodi di violenza, rovinando in parte una protesta eterogenea, fatta di tante anime e strutturata con una molteplicità di azioni dirette".

La 'Campagna per la Riforma della banca Mondiale' (CBRM) sottolinea che i G20, pur rappresentando l’80% del prodotto interno lordo del pianeta e due terzi della sua popolazione, "non sembrano saper tirare fuori dal cappello del Vertice di Londra che le solite ricette: libero commercio sotto l’egida della Wto e salvataggio della vecchia finanza sono, infatti, al centro delle bozze di documento finale che stanno circolando in queste ore e sono finite sulle pagine del Financial Times. La CRMB e la Coalizione 'Help local Trade' (formata da Centro internazionale Crocevia, CRBM, Fair, Mais, Mani Tese e Sci) in un dettagliato documento chiedono insieme alle reti internazionali un "Crisis Round": "riaprire tutti i negoziati in corso e di trovare, in ambito nuovo, un pacchetto vincolante e complessivo di misure anti-crisi elaborate a partire dalle proposte che le organizzazioni della società civile, le organizzazioni sociali, i sindacati, le realtà produttive e di base insieme alle autonomie locali, hanno sperimentato in questi anni per rispondere alla marginalizzazione, l’impoverimento, la disoccupazione e la discriminazione che hanno colpito sempre più abitanti di questo pianeta". [GB]

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