Forza Chico

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Cattiva notizia. Nonostante qualche sporadica apparizione TV pochi conoscono la vicenda del trentino Enrico “Chico” Forti.

È stato condannato come mandante dell’omicidio di Dale Pike, figlio di un albergatore spagnolo che lui conosceva, avvenuto nel 1998 a Miami. La condanna è stata comminata ingiustamente. Infatti Chico fu convocato presso il dipartimento di polizia con il trucco di un interrogatorio come testimone, al termine del quale - senza difensore e senza che gli venissero letti i diritti Miranda - fu arrestato.

Anche la sentenza (ergastolo senza sconti - potrà uscire dal carcere solo da morto) fu praticamente scritta ancora prima che iniziasse il processo. Insomma, serviva un capro espiatorio per un omicidio e questo fu trovato nel giovane italiano, originario della provincia di Trento, (ex campione di windsurf e produttore di cortometraggi), perché era stata l’ultima persona a vedere la vittima viva, malgrado non l’avesse mai conosciuta prima di quel momento e le avesse solo dato un passaggio in macchina. Durante il processo le prove a suo favore (test del DNA e macchina della verità)non furono prese in considerazione. Invece vennero create ad arte delle prove indiziarie e circostanziali per coinvolgere il trentino nell’omicidio. Probabilmente c’entra anche il fatto che Chico aveva girato un filmato (intitolato “Il Sorriso della Medusa“) nel quale denunciava le inadempienze e gli errori commessi dalla polizia di Miami nella gestione delle indagini per l’omicidio di Gianni Versace. Tanto è vero che l’arresto era stato preceduto da minacce, come quella di un poliziotto che gli dice: “Ma pensi di accusare impunemente la polizia e passarla liscia? Tu non vedrai più i tuoi bambini!”.

Sono state presentate anche sei petizioni per la revisione del processo alla giustizia americana ma finora sono state tutte respinte, senza alcuna motivazione.

Buona notizia. La criminologa Roberta Bruzzone ha preso a cuore anche il caso di Chico Forti nella convinzione che il trentino sia stato incastrato dal vero assassino che pianificò il delitto a tavolino con un duplice obiettivo: uccidere e far cadere tutti i sospetti sull’imprenditore italiano. Pochi giorni fa la criminologa e il prof. Ferdinando Imposimato, avvocato penalista italiano di Chico e presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione hanno mosso i primi passi ufficiali presso le autorità italiane, per far emergere quelle che non esitano a definire “gravi violazioni del diritto di difesa e del giusto processo”. Riportiamo le loro parole: “...abbiamo avuto un incontro importantissimo con il direttore del Dipartimento di Grazia e Giustizia dott. Selvaggi il quale, dopo che abbiamo illustrato il caso, ha riconosciuto che alcune violazioni avvenute nel processo di Chico Forti sono di una gravità inaudita. Tra queste quella che riguarda il conflitto di interessi del difensore e il fatto che non è stato consentito all’imputato di avere per ultimo la parola nel processo”. Le parole del dott. Selvaggi hanno rincuorato il team difensivo. “Ci ha assicurato che a breve andrà negli Stati Uniti insieme al Ministro della Giustizia Paola Severino per un incontro con l’omologo americano e tra le varie questioni porterà anche i rilievi e le prove che la dott. Bruzzone ed io abbiamo individuato sul caso Forti”, spiega Imposimato.

La criminologa Bruzzone ammette che la strada è strettissima e in salita, ma va percorsa. “La diplomazia e l’appoggio politico in questo momento contano molto - ammette - ma in questa fase conta molto anche l’aiuto mediatico e la pressione dell’opinione pubblica come è accaduto per altri casi”. Anche il prof. Imposimato ne è convinto. “Certo non possiamo illuderci che in Italia facciamo la stessa campagna mediatica che è stata fatta negli Stati Uniti per Amanda Knox, ma dobbiamo fare tutto il possibile per sostenere questa battaglia contro queste gravi violazioni dei diritti al giusto processo”.

Al Ministero degli Esteri in passato era stata aperta una pratica per l’estradizione in Italia di Chico Forti. “Questa è una cosa che si deve continuare a valutare, anche se Chico la rifiuta decisamente in quanto l’estradizione comporterebbe una sorta di ammissione di responsabilità che lui non è disposto a fare”.

I dodici NO. Il report della criminologa Roberta Bruzzone, che ha applicato al “caso Forti” le tecniche della criminal investigative analysis, risponde con dodici “no” a dodici domande riguardanti il delitto. Come riporta il quotidiano l’Adige la risposta è una: l’imputato è innocente!

  1. Forti aveva conosciuto la vittima? No.
  2. Aveva qualche motivo per pianificare il suo omicidio? No.
  3. Ci sono testimoni oculari che hanno visto Forti sulla scena del delitto e sono state rilevate impronte o trovati reperti che provano qualche violenza sull’auto dell’imputato? No.
  4. La sabbia trovata sul gancio di traino della macchina di Forti proveniva solo dalla zona dove è stato trovato il cadavere di Pike? No.
  5. L’affare della compravendita dell’Hotel Pike era vantaggioso per Forti? No.
  6. Se l’omicidio fosse stato commesso per eliminare un ostacolo al business c’è una ragione per giustificare la tortura e le sevizie alla vittima? No.
  7. C’è qualche logica che motivi il denudamento della vittima lasciando vicino al corpo gli effetti personali per il suo riconoscimento? No.
  8. È stata trovata traccia di dna di Forti sul luogo del delitto e sugli oggetti trovati? No.
  9. È stata trovata l’arma del delitto? No.
  10. È stato Forti a invitare a Miami Dale Pike? No.
  11. C’è mai stato nella vita di Forti qualche episodio che faccia dubitare della legalità delle sue attività? No.
  12. Nei 12 anni trascorsi nelle carceri americane ci sono delle note negative a carico di Forti? No.

Per il prof. Ferdinando Imposimato qui è importante “mobilitare l’opinione pubblica”. D’altronde la pressione mediatica ha avuto un ruolo di rilievo nell’assoluzione in secondo grado di Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher, esattamente come è avvenuto per l’assoluzione dei piloti americani fautori della strage del Cermis in Trentino, nonostante abbiano causato la morte di venti persone.

Qui si tratta di un innocente! Urge una “pressione mediatica” che orienta spesso in modo determinante l’intervento politico in qualsiasi Paese!

Adesso tocca a noi: Tocca a noi: Guardiamo. Diventiamo fan. Scriviamogli. Condividiamo. Postiamo. Sollecitiamo il Ministro. Forza Chico.

Fabio Pipinato

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