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Finansol: facciamo luce sui derivati finanziari
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Nella 'Giornata mondiale del risparmio' l'associazione Finansol.it ha lanciato la sua prima campagna pubblica "A carte scoperte!" per la trasparenza nell'uso dei derivati finanziari, un meccanismo che oggi costa ai cittadini 5 miliardi di euro. "La campagna - dice Marco Gallicani, presidente di finansol.it - chiede a tutte le amministrazioni pubbliche che dal bilancio 2008 rendano rintracciabili e ben visibili tutte le operazioni con i derivati, oggi completamente fuori da ogni documento contabile".
I derivati sono quegli strumenti finanziari il cui prezzo è basato sul valore di mercato di altri beni come azioni, indici, valute, tassi, ecc. Un fenomeno dalle dimensioni e dalle implicazioni preoccupanti che, solo grazie ad una recente inchiesta della trasmissione Report, è balzato all'attenzione dell'opinione pubblica.
"I derivati o swap si chiamano così - spiegava Milena Gabanelli nella trasmissione - perché derivano il loro valore da variabili esterne. Sono operazioni che di solito si costruiscono su un debito. Sul debito si pagano gli interessi, che possono aumentare a seconda di come vanno i mercati. E allora la banca di solito ti propone una assicurazione. Prospettata così nessuno dice di no. E infatti li hanno piazzati un po' a tutti, dalla grande Regione al piccolo Comune di montagna, dal policlinico al salumificio, all'istituto delle suore. Solo che spesso quest'assicurazione invece che tutelarti dai rischi spesso te ne rifila degli altri. E tu non lo capisci, perché sono contratti così complessi che addirittura l'ex ministro delle finanze Siniscalco ha detto: 'Io stesso ho difficoltà a leggerli e a capirli'".
L'associazione finansol.it offre una chiara spiegazione dei derivati (in .pdf) "Il messaggio che intendiamo dare con la nostra Campagna - continua Gallicani - è che se proprio le amministrazioni vogliono giocare come se si fosse al Casinò almeno lo facciano a carte scoperte, visto che le fiches sono dei cittadini". Per questo finansol.it mette a disposizione di cittadini, amministratori e organizzazioni della società civile informazioni sui derivati e i loro rischi; una petizione sottoscrivibile on line; una bozza di mozione (in .pdf) da presentare a Comuni, Province e Regioni per fare luce su un fenomeno che, a fine 2006 per il Ministero del Tesoro, vede esposti gli Enti Locali italiani per 13 miliardi di euro, ma che secondo finansol.it arrivano a 33 miliardi, calcolando il peso delle banche estere non registrate dalle istituzioni italiane di controllo.
A fine agosto, secondo Banca d'Italia, il valore di mercato dei derivati in tasca agli Enti Locali era negativo per un miliardo e 55 milioni di euro, su una perdita complessiva di 5 miliardi di euro attribuibili al sistema paese. "Inutile dirlo - continua Gallicani - ma le uniche a guadagnarci da questa roulette sono le banche; il loro saldo netto è di 1 miliardo di euro mentre le società, sia quotate che non, ne perdono quasi 5 e gli enti locali 1". Due terzi di queste perdite sono in capo ai Comuni, un quarto alle Regioni e il resto alle Province. "Chiunque legga il prospetto che riportiamo (in .pdf) si accorgerà che il fenomeno è decisamente rilevante".
Oggi il dibattito politico si va orientando verso un ruolo autorizzativo e di controllo del Tesoro. "La nostra idea - spiega Gallicani - è invece dare piena trasparenza e pubblicità a queste operazioni nei documenti contabili degli enti pubblici così chi ha autorizzato queste operazioni dovrà quanto meno renderne conto ai suoi elettori. Un'acrobazia coperta dai soldi dei cittadini che ripianeranno i debiti con l'aumento dei prelievi fiscali e con un'erosione dei servizi offerti dagli enti pubblici stessi - continua il presidente di finansol.it - I cittadini devono essere informati su un fenomeno misconosciuto che colpisce duramente la finanza pubblica attraverso meccanismi quasi mai trasparenti".
Secondo la Consob circa l'80% dei contratti risulta in perdita (relazione in .pdf) con una rimessa media per operazione di circa 80.000 euro: gli Enti Locali hanno subito perdite medie molto più elevate di quelle delle imprese (circa 430.000 euro contro 76.000), anche a causa della dimensione media dei contratti più elevata (circa 12 milioni di euro di valore nozionale, contro i 2,6 milioni di euro delle imprese).