FAO: allarme sulle condizioni di vita dei palestinesi

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Le Nazioni Unite avvertono che l'aumento della povertà e della disoccupazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, assieme al soffocamento dell'economia, stanno mettendo a dura prova la sicurezza alimentare, obbligando molte persone a dipendere totalmente dall'aiuto esterno oltre che a minacciare settori vitali dell'economia della Palestina.L'avvertimento è contenuto in un rapporto di PAM e FAO stilato in questo mese di febbraio, dal Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM) e dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), in cui si esaminano e si rivedono le statistiche del 2006 e si valutano la sicurezza alimentare e le condizioni socio economiche in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

Il rapporto sottolinea come - nonostante la sicurezza alimentare nei Territori Palestinesi Occupati sia stata garantita da una continua assistenza umanitaria e da una forte solidarietà sociale fra palestinesi - quasi metà della popolazione vive o rischia di vivere in una condizione di insicurezza alimentare. L'indebolimento dell'economia sta portando ad un marcato declino negli standard di vita. Secondo il rapporto, alla fine del 2006, l'84 per cento della popolazione di Gaza e il 60 per cento della popolazione della Cisgiordania aveva ridotto le spese. Molte persone, non più in grado di procurarsi il cibo, sono state costrette a vendere importanti mezzi di sussistenza quali terreni e attrezzi.

Le famiglie più povere ora dipendendo totalmente dall'assistenza, senza elettricità o riscaldamento e mangiando cibo preparato con acqua non potabile. Questo pone un'ipoteca di lungo periodo sulla loro salute. "Le famiglie più povere ora dipendendo totalmente dall'assistenza, senza elettricità o riscaldamento e mangiando cibo preparato con acqua non potabile. Questo pone un'ipoteca di lungo periodo sulla loro salute" - afferma Arnold Vercken, Direttore del PAM nei Territori Palestinesi Occupati. Un particolare fattore preoccupante, citato nel rapporto, è la crescente proporzione di popolazione urbana che vive nell'insicurezza alimentare, che si va ad aggiungere alle fasce di popolazione tradizionalmente più vulnerabili come quelle rurali e i rifugiati. Tutti i palestinesi, chi più chi meno, risentono dell'aumento dei prezzi alimentari e registrano un crollo nel loro potere d'acquisto.

"In recenti anni, i palestinesi hanno condiviso il fardello della crescente povertà, ma senza una ripresa economica, l'aspetto umanitario non potrà che peggiorare nel tempo", ha detto Erminio Sacco, esperto della FAO per la Sicurezza Alimentare in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. "L'assistenza alimentare da sola non può prevenire questo declino - ci deve essere anche una crescita economica a sua volta dipendente dal dialogo politico e dalla stabilità" - ha detto Vercken.

Il rapporto illustra come nel 2006 le restrizioni sul commercio e sulla libertà di movimento hanno portato alla progressiva frammentazione dell'economia, trascinando settori della società, una volta autosufficienti (agricoltori, operai, pescatori, commercianti e piccoli negozianti), nella povertà e nell'indebitamento. Gaza dipende quasi esclusivamente da cibo importato, quindi una qualsiasi chiusura del passaggio commerciale di Karni ha un impatto diretto sulla disponibilità e sul costo dei prodotti base. La stagnazione del commercio nel 2006 ha avuto un impatto fortemente negativo sui tassi di occupazione e sulle opportunità di guadagno in tutta la Striscia di Gaza con un conseguente incremento della povertà.

In origine, l'operazione del PAM doveva fornire 154.000 tonnellate di aiuti alimentari a 135.000 palestinesi nella Striscia di Gaza e a 344.500 in Cisgiordania. Tuttavia, dato che nel gennaio 2006 sono state imposte numerose restrizioni al finanziamento internazionale delle Autorità palestinesi, il numero di palestinesi a rischio povertà è aumentato. Il PAM ha risposto ai crescenti bisogni portando il numero di beneficiari da 480.000 a 600.000.

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