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Export di armi: l’Italia non s’è desta
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Nel 2011, anno che ha visto le rivolte in diversi paesi del nord Africa e Medio Oriente, le armi italiane (e europee) hanno viaggiato per il mondo pressoché indisturbate. Ecco le principali notizie di Unimondo che – pur non riuscendo a fermare commerci e traffici meno leciti – hanno contribuito a “destare” un po’ l’attenzione della società civile e soprattutto il mondo dell’informazione sempre molto assopito sul guanciale dell’ “interesse nazionale” (e dei propri editori) su questo tema.
Nel 2009 hanno raggiunto la cifra record di 40,3 miliardi di euro le autorizzazioni all’esportazione di materiali bellici dei paesi dell’Unione Europea con un incremento del 20,1% rispetto all’anno precedente. Armamenti diretti soprattutto verso i paesi del Sud del mondo (il 53%) e principalmente verso il Medio Oriente (9,6 miliardi). Lo si ricava dall’analisi del “XII Rapporto sul controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari” pubblicato ieri nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione. Il rapporto esplicita il ruolo crescente dell’Italia che – preceduta solo dalla Francia – per esportazioni militari supera ampiamente Germania, Regno Unito e Spagna. (14 gennaio)
L’Italia è il maggiore esportatore europeo di armamenti al regime di Gheddafi. I Rapporti dell’Unione europea sulle esportazioni di materiali e sistemi militari certificano che nel biennio 2008-2009 l’Italia ha autorizzato alle proprie ditte l’invio di armamenti alla Libia per oltre 205 milioni di euro che ricoprono più di un terzo (il 34,5%) di tutte le autorizzazioni rilasciate dall’UE. A differenza dei colleghi europei, il ministro degli Esteri Frattini si però è guardato bene dal dichiarare anche solo la sospensione temporanea dei rifornimenti di armi a Gheddafi. (22 febbraio)
“E’ accertato. Il governo Berlusconi nel 2009 ha autorizzato l’invio a Gheddafi di oltre 11mila tra pistole e fucili semiautomatici di alta precisione e di tipo quasi militare della ditta Beretta decidendo poi di non segnalarlo all’Unione europea”. Lo riportano in un comunicato, diffuso oggi alla stampa, la Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola della Pace che hanno ottenuto i documenti di esportazione e presa in carico da parte dei funzionari del regime di Gheddafi delle armi transitate per Malta. Si tratta di 7.500 pistole semiautomatiche, 1.900 carabine semiautomatiche e di 1.800 fucili della ditta Beretta esportate dall’Italia via Malta. (9 marzo)
Commesse militari in forte calo nel 2010, ma non verso le aree di maggior tensione del pianeta: Nord Africa e Medio Oriente. “La presenza dell’industria italiana per la difesa in alcuni mercati del Vicino e soprattutto del Medio Oriente si è sostanzialmente rafforzata” – afferma il Rapporto sulle esportazioni militari della Presidenza del Consiglio. La “difficile congiuntura economica” ha significato nel 2010 una flessione del 41% delle autorizzazioni all’esportazione che sono scese a 2,9 miliardi di euro. Ma sono aumentate le effettive consegne di armamenti che hanno raggiunto la cifra record in vent’anni: quasi 2,8 miliardi di euro. (4 aprile)
Due gruppi esteri ampiamente presenti nel nostro paese (BNP Paribas e Deutsche Bank) con valori pressoché identici (rispettivamente 862 milioni e 836 milioni di euro) si sono spartiti più della metà (il 55,8%) dei 3 miliardi di euro di operazioni autorizzate nel 2010 per esportazioni di armamenti italiani. Forte crescita di UniCredit (298 milioni), impennata di Natixis (283 milioni) e nuovo record per la libica Banca UBAE (66 milioni). Chiaro ridimensionamento del Banco di Brescia-UBI Banca (168 milioni), ma soprattutto operazioni ridotte quasi a zero per IntesaSanpaolo. Unimondo presenta in anteprima la tabella ufficiale delle “banche armate” del 2010. (29 aprile)
Nei giorni scorsi il Parlamento italiano ha concluso l’iter per la ratifica della Convenzione per la messa al bando delle bombe cluster (CCM), “ma la proibizione dei finanziamenti alle aziende produttrici di questi ordigni non è stata inclusa nella legge” – nota la Campagna italiana contro le mine. Un passo necessario visto che, come rivela una ricerca presentata ieri a Brussels ci sono anche banche italiane tra le 166 istituzioni finanziarie di 15 stati che continuano ad investire in aziende che producono cluster bombs. Dall’adozione della Convenzione nel 2008, ben 39 miliardi di dollari sono stati investiti in aziende che producono queste armi. (26 maggio)
In occasione del settimo anniversario della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia che ha definito illegale il muro (la cosiddetta “barriera di separazione”) tra Israele e i Territori palestinesi, le organizzazioni europee della rete ENAAT (European Network Against Arms Trade) hanno promosso un appello (traduzione italiana in .doc) in cui chiedono al Parlamento europeo e ai Paesi europei di “cessare immediatamente qualsiasi fornitura di armi e materiale militare e paramilitare a Israele” e di “arrestare ogni cooperazione con l'esercito e le aziende militari israeliane”. (12 luglio)
La Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola della Pace hanno inviato oggi una “Lettera aperta” al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per richiamare all’attenzione del Capo dello Stato sulla recente notizia dell’imposizione del segreto di Stato da parte del Governo su una consegna di armi partite dal nostro paese e presumibilmente consegnate al Consiglio nazionale di transizione libico. Si tratta di un ingente carico di migliaia tra missili, mitragliatori e razzi e milioni di proiettili che sarebbero stati consegnati al governo provvisorio di Bengasi contravvenendo all’embargo di armi delle Nazioni Unite. (22 luglio)
La “domenica del massacro” che ha visto le cannonate dei carri armati del regime di Bashar el Assad sulla popolazione di Hama compiere una carneficina ha l’impronta del made in Italy. Sui carri armati T72 di fabbricazione sovietica sono da anni installati i sistemi di puntamento e di controllo del tiro TURMS-T: un sistema di terza generazione “especially developed for the fire control upgrade of Russian T-family tanks” – spiega Selex Galileo, la controllata di Finmeccanica. Una commessa da 229 milioni di dollari che risale al 1998 ma è continuata fino al 2009 con la consegna di 286 parti di ricambio e 600 ore di assistenza tecnica. (1 agosto)
Nuovo tentativo da parte del Governo di riscrivere la Legge 185 del 1990 sull’esportazione di armi. Lo denunciano la Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola della pace in un comunicato congiunto: “Vi è il forte rischio – scrivono le due reti - che l’Italia, con l’approvazione del disegno di “legge comunitaria” attualmente all’esame della Commissione politiche comunitarie del Senato, diminuisca i controlli sui trasferimenti di armi e che la trasparenza su questo ambito delicato faccia un passo indietro”. Rete Disarmo e Tavola della Pace la Rete chiedono che “il controllo e la trasparenza su un commercio così problematico non siano indeboliti ed anzi si rafforzino”. (20 ottobre)
Oggi, Giornata internazionale contro la corruzione, sentiremo il ritornello che l’Italia in classifica è pressappoco al livello del Ghana: vero. Meno attenzione, invece, si dedicherà ad un altro fenomeno che riguarda l’Italia, ma anche la Germania, la Francia e il Regno Unito: quello della corruzione nel settore dell’industria militare. Secondo il SIPRI di Stoccolma “la corruzione legata al commercio di armi ammonta a circa il 40% della corruzione totale nelle transazioni globali”. Per scoraggiarla una ricetta c'è: favorire la trasparenza. Al riguardo ecco una “riforma”, a costo zero, che il presidente Monti potrebbe subito attuare. (9 dicembre)
“Prima che nella trasparenza e nella efficienza dell’organizzazione, il segreto di Telethon sta nelle sue persone” – ha detto ieri Montezemolo, presidente della Fondazione Telethon presentando la maratona televisiva che inizia domani. Non ho motivo di dubitare della trasparenza di Telethon: ne ho invece più d’uno per quanto riguarda la banca sulla quale confluiranno le donazioni: BNL del gruppo BNP Paribas. Che stando ai dati ufficiali della Presidenza del Consiglio è il gruppo che negli ultimi 5 anni ha maggiormente favorito – e guadagnato – dall’export di armi italiane anche verso i paesi del Sud del mondo. (15 dicembre)