Europa sud-orientale: la battaglia per il Mar Nero

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Un anno fa in occasione della visita ufficiale del presidente romeno Traian Basescu a Washington, lo stratega conservatore Bruce Jackson sottolineava davanti alla commissione Esteri del Congresso americano l'importanza del Mar Nero. "Chi controlla la regione del Mar Nero può controllare il vicino e il medio oriente. Entro il 2020 le importazioni delle risorse energetiche dell'Occidente dalla zona raggiungeranno il 70%". "Quindi" - ha aggiunto Jackson -"sia che si voglia o meno proteggere da ingerenze esterne le nuove democrazie, oppure perché si è interessati alla situazione interna della Russia, siamo costretti a porre attenzione alla zona del Mar Nero". Oggi il presidente rumeno rivolge nuovamente la sua attenzione al mare Nero e ne fa una pietra miliare della propria politica estera. Il Mar Nero è il futuro spazio della frontiera euro-atlantica - riporta Mihaela Iordache per l'Osservatorio sui Balcani.

Attualmente il mare è controllato della Federazione Russa che possiede sei basi militari tra cui la più importante della flotta russa, nel porto ucraino di Sevastopol nella penisola di Crimea mentre la Turchia controlla gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Ad avere sbocco ci sono anche la Romania, la Bulgaria, l'Ucraina e la Georgia. La Romania e la Bulgaria sono membri della Nato e l'anno prossimo dovrebbero entrare nell'UE. La Turchia è membro della Nato e aspira anche a far parte della famiglia europea, mentre i governi dell'Ucraina e della Georgia, oltre a mirare a varie integrazioni istituzionali, sono filo-americani.

Gli USA perseguono i loro obiettivi di "accelerare il processo di democratizzazione di paesi come Romania e Bulgaria, sostenendo la loro adesione all'UE il 1 gennaio 2007". Inoltre "gli Usa devono partecipare assieme a leder regionali come i presidenti di Romania, Georgia e Ucraina alla costituzione di un'istituzione che si occupi nello specifico della zona del Mar Nero" - sottolineava Bruce Jackson. Per quel che riguarda il presidente della Romania, Traian Basescu, il parteneriato romeno-americano si basa su due elementi: la presenza di basi militari che i romeni possono garantire agli USA sul Mar Nero e il desiderio di Bucarest di impegnarsi in prima persona nelle problematiche dell'area. I modelli potrebbero essere il Mar Mediterraneo e quello Baltico. La peculiarità significativa del Mar Nero consiste però nel fatto che nella zona permangono una serie di conflitti congelati come quelli della Transnistria, dell'Ossezia del Sud, del Nagorno-Karabah e dell'Abkazia.

Lo scorso 5 giugno 2006 al Palazzo del Parlamento di Bucarest, noto come l'edificio più grande del mondo dopo il Pentagono, il presidente Basescu ha inaugurato il Forum del Mar Nero per il dialogo ed il parteneriato, quale organismo di cooperazione tra gli stati rivieraschi. Un'iniziativa che si propone di sostenere progetti di collaborazione tra organismi internazionali e regionali e di combattere in comune "le sfide" nella regione come quella dell'energia, del terrorismo, della proliferazione di armi di distruzione di massa, della tutela ambientale, dei traffici illegali, del crimine organizzato.

Quella del Forum del Mar Nero era un'iniziativa appoggiata dagli USA con la partecipazione di stati con cui la Russia non ha certo ottime relazioni: Ucraina (guerra del gas, contenzioso per la penisola Crimea, opposizione all'entrata nella Nato), la Moldavia (problema della Transnistria), la Georgia che invita altri stati ad uscire dalla Comunità degli stati indipendenti (CSI ) "prima che sia troppo tardi". La Romania, che aspira ad assumere un ruolo importante nella zona, non poteva non essere come minimo trattata con indifferenza dal Cremlino.

Al Forum del Mar Nero di Bucarest l'Ue ha preferito mandare esperti in problemi di Caucaso e Asia Centrale. Alcuni giornali romeni hanno commentato che la presenza Ue è stata condizionata dal non voler influenzare negativamente i rapporti con la Federazione Russa, soprattutto in considerazione della dipendenza energetica europea. Ma i confini dell'Ue si allargano ancora ed una volta entrate Bulgaria e Romania il Mar Nero diventerà una frontiera naturale dell'Unione.

Resta però una regione dai conflitti congelati e attraversata da rotte di traffici di tutti tipi. E Bucarest si sente coinvolta. Il Mare Nero non ha ancora un'identità ben precisa nel processo di allargamento. "I paesi dell'Ue e la Commissione europea dovranno tenere quest'area in considerazione tramite le politiche e gli strumenti finanziari disponibili per questa regione dal 2007 e tramite la politica di vicinanza europea e gli strumenti di pre-adesione", si legge nella dichiarazione finale del Forum di Bucarest, dichiarazione che però non porta la firma della Federazione Russa, tuttora l'attore principale nella zona.

di Mihaela Iordache

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