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Europa: inadeguate le linee socio-ambientali della Bei
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Nel corso dei Development Days, attualmente in corso a Lisbona, le Ong che promuovono la Campagna sulla Banca europea per gli investimenti (BEI), tra cui l'italiana CRBM, hanno chiesto all'istituzione di migliorare i suoi standard e le sue procedure inerenti ai prestiti.
Il recente considerevole aumento dei fondi a sua disposizione fa della BEI la più grande istituzione multilaterale per lo sviluppo. Tuttavia, se paragonata ad altri enti, la BEI ha degli standard socio-ambientali che lasciano molto a desiderare. Anche la vicepresidente del Parlamento europeo, Luisa Morgantini, sostiene che "c'è bisogno che le attività della BEI nei paesi in via di sviluppo vadano di pari passo con obiettivi concreti per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite e di lotta alla povertà e con il rispetto dei diritti umani. Attualmente la situazione è ben diversa".
A Lisbona, inoltre, è stato presentato un nuovo rapporto dell'Ong americana International Rivers Network sulle principali grandi dighe realizzate con fondi erogati dalla BEI e su come queste opere abbiano avuto impatti pesantissimi sull'ambiente e sulle popolazioni locali, non riuscendo a fornire benefici per lo sviluppo. Il rapporto, intitolato "Raising the bar on big dams: Making the case for dam policy reform at the European Investment Bank", fornisce un'interessante analisi su cinque dighe africane e su una del Laos. Nella pubblicazione si evidenzia come, sebbene la BEI nelle sue politiche faccia una vago riferimento alle linee-guida della World Commission on Dams (WCD), non ha nessun disposizione specifica sulle dighe.
Un altro studio, condotto da Friends of the Earth Francia, mostra come la BEI stia finanziando in maniera massiccia progetti minerari in Africa. Tra il 2000 ed il 2006 la Banca ha garantito prestiti al settore minerario per oltre 350 milioni di euro, mentre dall'inizio del 2007 sono già stati approvati finanziamenti per circa 300 milioni per progetti in Madagascar e nella Repubblica Democratica del Congo. Anche in questo caso si tratterebbe di opere con pessime ricadute socio-ambientali e con dubbi benefici per lo sviluppo.
Intanto i rappresentanti delle Ong convenute nei giorni scorsi a Parigi all'incontro annuale con l'OCSE per discutere in materia di agenzie di credito all'esportazione (Ecas) hanno deciso di abbandonare le consultazioni in atto - riporta CRBM. La clamorosa decisione ha avuto come motivazione la frustrazione delle Organizzazioni non governative riguardo ad una serie di questioni sollevate nell'ambito del negoziato in sede OCSE. "Sono anni che autorevoli esponenti della società civile globale chiedono che le Ecas si dotino di linee guida socio-ambientali vincolanti ed in linea con i migliori standard internazionali" - scrive CRBM.
Il ritiro dalle consultazioni è avvenuto anche alla luce dell'approvazione da parte di alcune Ecas di finanziamenti per progetti con impatti altamente devastanti, come nel caso della diga di Ilisu nel Kurdistan turco, sostenuta dalle agenzie di credito all'export di Germania, Svizzera ed Austria. La mancata presa in considerazione di questioni di così grande rilievo è ritenuta dalle Ong una forte pregiudiziale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo e lotta alla corruzione che la stessa OCSE si è data da tempo. Le garanzie, i prestiti ed i finanziamenti forniti su base annua dalle Ecas del Nord del mondo ammontano a circa 100 miliardi di dollari.