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Etopia: continua la repressione mentre avanza la carestia
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Almeno 16 feriti, alcuni dei quali gravi: è il bilancio, ancora provvisorio, di una durissima repressione effettuata ieri dalla polizia ad Addis Abeba nei confronti dell'affollata processione che festeggiava l'epifania ortodossa, lungo le strade che portano alla basilica di San Michele Arcangelo, il principale dei santi della Chiesa ortodossa etiopica, di cui ieri ricorreva la festa - riporta Vita online. Non è ancora chiara la dinamica; probabilmente da qualche settore della grande folla è scattata una provocazione antigovernativa, anche se la maggioranza dei testimoni tendono ad escluderlo. La polizia è intervenuta con colpi di arma fuoco in aria, ma anche ad altezza d'uomo, e lacrimogeni.
L'Etiopia è sconvolta da gravissime violenze da molti mesi. Almeno 88 morti e migliaia di arresti, dopo il contestato risultato delle elezioni del maggio scorso che hanno visto si' l'opposizione -dapprima parlamentarmente inesistente- avanzare trionfalmente, ma non abbastanza da superare il partito di maggioranza. A causa di frodi, stando appunto ai partiti di opposizione, buona parte della cui leadership è ora agli arresti con accuse pesantissime. Il che ha comportato la decisione di molti paesi donatori di avviare parte del congelamento degli aiuti all'Etiopia, minacciandone il completo annullamento se non saranno ripristinati i pieni diritti civili. Proprio ieri il ministro britannico per la cooperazione internazionale Hillary Benn ha annunciato ad Addis Abeba il blocco dell'intervento di Londra a favore del bilancio etiopico: un taglio di quasi 90 milioni di dollari.
Intanto quasi 2 milioni di etiopi rischiano di rimanere senza cibo nelle prossime settimane a causa dell'eccezionale siccità che da mesi si sta registrando in molti paesi dell'Africa orientale: un appello per raccogliere 116 milioni di dollari per acquistare cibo è stato lanciato dalle Nazioni Unite - informa l'agenzia Misna. L'appello è stato lanciato dal coordinatore etiope delle operazioni umanitarie dell'Onu che ha ribadito che finora la siccità ha colpito duramente soprattutto le mandrie delle popolazione nomadi che vivono a cavallo dell'area compresa tra Etiopia, Kenya, Somalia e Gibuti e che proprio dalla pastorizia traggono le loro fonti di sussistenza. Oltre alla mancanza di pascoli e alla sempre maggiore scarsità d'acqua a minacciare le popolazioni nomadi dell'Etiopia (le stime precise parlano di 1 milione e 700.000 persone maggiormente a rischio), come quelle degli altri paesi, è anche il diffondersi di malattie come malaria, meningite e morbillo, che unite alla debolezza fisica causata dalla scarsa alimentazione rischiano di avere un impatto ancora devastante.
Il Corno d'Africa rischia infatti una 'catastrofe umanitaria', ed almeno 5,4 milioni di persone hanno bisogno di aiuti immediati per far fronte al disastro provocato nella regione dalla lunga siccità. Nelle scorse settimane era stato il Programma Alimentare Mondiale (Pam), organismo Onu, a lanciare il grido di allarme. L'emergenza riguarda per ora 2,5 milioni di persone in Kenya (nord est e tutta la fascia est), 1,5 in Etiopia (sud est), 1,4 in Somalia (sud), e 60.000 a Gibuti. Ma queste cifre non tengono conto del già accertato analogo dramma che stanno vivendo il Sud Sudan (almeno centinaia di migliaia di persone a gravissimo rischio), l'Eritrea (difficile avere dati precisi da tale Paese, ma sicuramente la situazione è gravissima) e - in maniera relativamente piu' marginale - Burundi e Tanzania. E la carestia è strutturale, cioè indipendente dagli andamenti climatici, in molti Paesi della regione subsahariana: Malawi, Swaziland, Zambia e Zimbabwe, solo per citare le situazioni più spaventose. [GB]