Estate 2025: la guerra avanza, l’ONU arretra

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Foto: Unsplash.com

E tra un bombardamento “mirato” sulla Striscia di Gaza, in Libano e in Iran, un allargamento del conflitto in Medioriente con nuovi attori in campo e tanti meme sarcastici sui social media nei quali i tedeschi festeggiano per una “terza guerra mondiale” non innescata dalla Germania, quest’estate 2025 si apre all’insegna della paura mista al disinteresse

Sì, certo, ma nel momento in cui tre giorni fa 19 missili iraniani hanno colpito una base statunitense a Doha, in Qatar, gli attenti scrutatori dello schermo dello smartphone hanno sussultato pensando a dove faranno il cambio aereo nel prossimo viaggio estivo. La preoccupazione però, effimera, ha lasciato presto spazio al torpore nel quale gli interventi dei politici in tv fanno solo da sottofondo. 

Quella descritta è una ordinaria e folle giornata di guerra seguita da un europeo (non ucraino), non toccato dai 56 conflitti armati in corso nel mondo e che coinvolgono (più o meno direttamente) 92 Paesi. E della promessa effettuata 80 anni fa a San Francisco il 26 giugno 1945 dei “popoli delle Nazioni Unite” di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità” cosa ne è stato? Silenzio. Messa in un angolo, l’Organizzazione delle Nazioni Unite resta bloccata dai veti dei Paesi con seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza (Stati Uniti e Russia in primis ma anche Cina) e non gestisce de facto il divieto di ricorso alla guerra sancito dall’articolo 2 comma 4 della Carta delle Nazioni Unite che, ricordo, vieta la minaccia o l'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato. L’unica eccezione a questo divieto è la legittima difesa, sia individuale che collettiva, in caso di attacco armato. Difesa che, per coerenza logica, non può essere in alcun modo preventiva.

L’organizzazione intergovernativa mondiale deve restare un baluardo della pace in mondo, così la pensa la Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace che ha indetto per oggi, nel giorno di questo solenne anniversario, un incontro in diretta nazionale “L’Organizzazione delle Nazioni Unite è indispensabile per impedire la terza guerra mondiale. SALVIAMOLA!”. Riflessione collettiva e mobilitazione civile che ruota attorno a un paio di interrogativi insistenti: “Se crolla l’ONU, cosa resta a difendere l’umanità dalla catastrofe? Chi fungerà da presidio a pace, cooperazione, diritti umani e sicurezza internazionale?

Da poche settimane è online una petizione internazionale lanciata da 268 ex alti funzionari dell’ONU che richiama l’attenzione sull’Organizzazione, nell’intento di richiamare l’attenzione del mondo sul progressivo svuotamento dei suoi principi fondanti e di restituire il ruolo che spetta all’ONU nel sistema delle relazioni internazionali. Tra i firmatari spiccano nomi di rilievo della diplomazia e della politica internazionale, a partire dall’ex Segretario generale Ban Ki-Moon, dall’ex Direttrice generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Gro Harlem Brundtland e Prima Ministra della Norvegia, Helen Clark, ex Prima Ministra della Nuova Zelanda e già a capo del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), Hans Blix, ex Direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Rubens Ricupero, ex Segretario generale della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), Mary Robinson, ex Alto Commissario per i Diritti Umani e già Presidente dell’Irlanda, e Jan Eliasson, ex Vice Segretario generale dell’ONU. A loro si aggiungono oltre venti ex funzionari con grado di Sottosegretario o Assistente Segretario generale delle Nazioni Unite.

L'iniziativa, sostenuta dalla Foundation for Global Governance and Sustainability (FOGGS), denuncia con forza “le gravi violazioni del diritto internazionale e lo smantellamento sistematico dello stato di diritto” e chiede una risposta collettiva decisa: un ritorno concreto ai valori della Carta – pace, cooperazione, diritti umani, sviluppo sostenibile, dignità della persona. “Se l’ordine internazionale sancito nel 1945 dovesse crollare – avvertono i firmatari – potrebbero volerci generazioni per ricostruirlo”. Il documento, rivolto non solo ai leader politici ma a ogni cittadino del mondo, è anche un appello morale a non tradire le speranze delle generazioni future: due miliardi di bambini e ragazzi sotto i 14 anni che rischiano di ereditare un mondo più fragile e disgregato.

Nel periodo che precede il prossimo 24 ottobre, giorno della fondazione ufficiale dell’ONU, parlamentari, ministri e capi di Stato dei cinque continenti saranno invitati a sostenere l’appello, dando seguito concreto ai principi oggi minacciati. Ma la mobilitazione non si ferma ai palazzi del potere. L’appello è aperto alla firma anche di tutti i cittadini, invitati a unirsi alla difesa di un sistema internazionale che, pur altamente imperfetto, ha garantito decenni di cooperazione, sviluppo e prevenzione dei conflitti e soprattutto un limite alla gestione muscolare delle relazioni internazionali.

Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.

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