Energia: si allarga il fronte del no ai rigassificatori di Trieste

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Dopo i tagli dello scorso inverno sulle forniture ''sovietiche'' di gas, il Governo italiano ha deciso di puntare sui rigassificatori, ma l'iter per i molti progetti si presenta tutt'altro che semplice. Tre i progetti autorizzati e finanziati (Livorno, Brindisi e Rovigo) mentre altri otto sono fermi alla fase progettuale, di cui due individuati in Sicilia e due nel golfo di Trieste. L'Alto Adriatico si troverebbe così ad avere tre impianti di rigassificazione in uno spazio piuttosto limitato e tale scelta non è del tutto casuale: la zona delle Venezia Giulia ha sempre rappresentato una porta estremamente importante per il mercato dell'Europea orientale e lo sanno bene Endesa e Gas Natural, le due multinazionali che hanno progettato i terminal nel golfo di Trieste e nel vallone di Zaule, vicino a Muggia. Ma come a Livorno e a Brindisi, anche a Trieste la popolazione ha detto no e si è mobilitata contro quella che viene descritta come l'ennesima prova di forza del governatore delle Regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, - riporta in un dettagliato articolo Fabio Dalmasso per l'Osservatorio sui Balcani.

"Nel caso dei rigassificatori Illy non ha mai celato il suo sincero entusiasmo per i due progetti sin dalle prime battute: conscio delle difficoltà che avrebbe potuto trovare con la vicina Slovenia, il 4 aprile 2006 scrisse una lettera al Premier sloveno Janes Jansa dichiarando la propria disponibilità nel fornire al Governo sloveno tutte le informazioni in possesso dell'Amministrazione regionale; medesime rimesse vennero fatte in precedenza al ministro degli esteri sloveno, Dimitri Rupel, durante un incontro ad Ancorano. La premura di Illy nell'avvicinare e cercare di assicurarsi il sostegno sloveno non era dettata unicamente dalla necessità di avere buoni rapporti di vicinato: secondo alcuni Illy potrebbe contare sul sostegno americano e su quello di importanti multinazionali molto interessate al processo di liberalizzazione del mercato energetico, in particolare di quello del gas. Partendo da queste basi è ovvio che il governatore del Friuli Venezia Giulia faccia di tutto per poter stabilire ottime relazioni e accordi commerciali con la Slovenia e la Croazia, usando, soprattutto con la prima, promesse e minacce per disincentivare il Governo a porre freni sui progetti.

Stando alle reazioni di Lubiana le promesse e le lusinghe di Illy non hanno sortito l'effetto desiderato, anzi, hanno spinto il Governo sloveno a prendere una posizione decisamente critica verso i due progetti, che verrebbero a trovarsi a pochi chilometri dai confini. Lubiana sembra poco interessata ai rigassificatori, anche perché a fine maggio ha avuto un incontro con la controparte russa proprio sul problema energetico e sembra più propensa a guardare ad Est che non al golfo di Trieste. La Slovenia acquista dalla Russia il 55% del proprio fabbisogno di gas, mentre il restante 45% arriva dall'Algeria, esattamente i due paesi che hanno firmato l'accordo tanto contestato; durante la crisi del gas del 2005 - 2006, la diminuzione delle forniture all'Ucraina da parte sovietica causò il crollo del 50% del gas giunto alla Slovenia.

Se a livello governativo si cercano mediazioni e contatti tra i diversi stati, la società civile slovena è nettamente contraria ai rigassificatori, posizionati al confine tra i due stati: alla manifestazione del 1° luglio erano molti i pescatori e i cittadini sloveni che si sono trovati al Molo Audace, a Trieste, per protestare contro i due terminal. La manifestazione era organizzata, oltre che dal combattivo Comitato per la salvaguardia del golfo di Trieste, anche dal Comitato civile dell'Istria Slovena, l'associazione ambientalista croata Ekokvarner e dal settimanale lubianese Mladina, sul cui sito è apparsa una raccolta firme dal titolo "Salviamo il golfo di Trieste: no ai terminal di rigassificazione"; il giornale denuncia il pericolo legato alla costruzione dei due rigassificatori e chiede che i progetti vengano bloccati e si dichiari il golfo di Trieste ecosistema protetto, richiesta avanzata anche dal ministro dell'ambiente sloveno, Janez Podobnik, durante la conferenza internazionale dedicata alla "Strategia per lo sviluppo sostenibile dell'Adriatico" tenutasi a Portorose il 6 giugno scorso.

Un'altra iniziativa interessante è quella messa in piedi da sei designers e artisti sloveni che hanno creato una serie di sei tazzine dal chiaro nome "Anti - Terminal", visibili al sito http://antiterminal.blogspot.com. La scelta delle tazzine da caffé non è assolutamente casuale: il gruppo di artisti, infatti, prende direttamente di mira Illy, il re del caffé, e la sua politica di manipolazione del territorio a fini economico commerciali.

Anche la società croata non vede di buon occhio i due progetti nel golfo di Trieste: la presenza dell'associazione ambientalista Ekokvrner nella manifestazione del 1° luglio testimonia come anche a Zagabria la società civile non stia con le mani in mano di fronte alla proposta italiana: gli ambientalisti croati, anzi, avanzano una proposta alternativa, in vista anche del presunto terminal di rigassificazione che la società croata INA vorrebbe realizzare a Castelmuschio (Omisalj), sull'isola di Veglia. L'alternativa sarebbe un impianto comune per tutti tre i paesi, in mare aperto, a circa trenta chilometri dalla costa istriana a Sud di Pola, dove sarebbe possibile sfruttare delle piattaforme già esistenti. Se a livello governativo la posizione non è così netta come quella slovena, nella società civile croata l'opposizione ai terminal triestini sembra crescere e consolidarsi, formando un unico fronte da Trieste a Zagabria.

Di Fabio Dalmasso

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