Emergency: replica alle accuse a Hanefi per concorso in omicidio

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"L'articolo del 'Corriere della Sera' di oggi lunedì 23 aprile titolato "Il mediatore di Emergency rischia il patibolo" a firma di Fiorenza Sarzanini è soltanto un centone di parole già dette e già note" - afferma un comunicato di Emergency riferendosi al caso Rahmatullah Hanefi, il collaboratore di Emergency detenuto in isolamento da oltre un mese in carceri afgane senza alcuna accusa formale né l'assistenza di un legale. "Non e' altro che l'ufficializzazione dell'accusa molto vaga annunciata giorni fa dall'ambasciatore afghano a Roma" - commentato Vauro, il vignettista che guida la comunicazione di Emergency. "Un'imputazione peraltro grottesca" - ha continuato Vauro - "perche' lo stesso Mastrogiacomo ha visto e raccontato che, nel momento della liberazione e cioe' nel momento in cui era presente Rahmatullah, l'interprete Adjmal Nashkbandi era stato liberato dalle catene e avviato su un altro convoglio". Vauro ha riferito di avere sentito ultimamente Mastrogiacomo, che gli avrebbe "riconfermato i fatti".

L'articolo del Corriere della Sera afferma che "Rahmatullah Hanefi, il mediatore di Emergency che ha negoziato il rilascio di Daniele Mastrogiacomo, adesso è accusato di concorso in omicidio. Secondo i servizi segreti afghani, che lo avevano arrestato per partecipazione al sequestro, sarebbe stato lui a consegnare ai talebani guidati dal mullah Dadullah, Adjmal Nashkbandi, l'interprete sgozzato dai terroristi venti giorni dopo la liberazione dell'inviato di Repubblica. Invece di portarlo in salvo come era stato stabilito, dicono, lo ha lasciato nelle mani della banda che alla fine lo ha ammazzato. "Si tratta di un reato che mette a rischio la sicurezza nazionale " hanno spiegato le autorità di Kabul alla nostra diplomazia " e per il nostro ordinamento in questi casi non è prevista l'assistenza di un legale"".

Secondo Emergency è innanzitutto "sconcertante l'affermazione "di forma" che esista la possibilità di un "procedimento" nel quale non sia prevista l'assistenza legale, tanto più se tale "procedimento" rischia di sfociare in una condanna a morte. Sconcertante vedere questa eventualità presentata come una rassegnata constatazione. In palese contraddizione peraltro con le dichiarazioni dell'Ambasciata afgana in Italia: "⅀ l'Afganistan ha una vera, democratica e avanzata costituzione con adeguata chiarezza delle norme di legge e la protezione dei diritti e dei privilegi di tutti gli individui". In palese contraddizione anche con la Costituzione afgana vigente, la quale formalmente sancisce l'inviolabilità e la non derogabilità per alcun motivo del diritto alla difesa".

Il comunicato di Emergency sottolinea poi che sebbene "non sono citate le fonti della giornalista, il che non consente valutazioni sulla consistenza delle affermazioni riportate", "se queste affermazioni non saranno smentite, risulterà palesemente falso tutto ciò che è detto circa il carattere "democratico" e "legittimo" del governo Karzai, che l'Italia è impegnata a sostenere e difendere in diverse forme, non solo militari: l'Italia è infatti "paese guida" (lead country) nell'ambito della "comunità dei donatori" per la ricostruzione dell'amministrazione della Giustizia".

Infine Emergency si rivolge al governo italiano: "È inconcepibile, di fronte a questo ulteriore elemento di valutazione, che il governo italiano prosegua nel suo sostanziale disinteresse, in considerazione anche del fatto che tutto questo sia relativo a una persona che è accusata per ciò che ha compiuto in attuazione di richieste della presidenza del Consiglio e del ministero degli Esteri. Non ha valore di argomento la ripetuta dichiarazione di esponenti del governo italiano, secondo la quale non sarebbe possibile intervenire in questo caso trattandosi di un cittadino afgano detenuto dalle autorità del suo paese. Erano cittadini afgani detenuti dalle autorità del loro paese anche cinque prigionieri dei quali il governo italiano si è molto attivamente e insistentemente interessato tra il 16 e il 18 marzo, ottenendone la liberazione".

Intanto, i responsabili di Emergency hanno ribadito che chiuderanno gli ospedali e lasceranno definitivamente l'Afghanistan perchè non ci sarebbero più le condizioni di sicurezza. Teresa Strada, presidente di Emergency, ha affermato che "se il governo di Karzai non smentisce le infamie su di noi venute dal responsabile dei servizi segreti e non libera Hanefi, chiuderemo gli ospedali. In questo caso l'Afghanistan perde molto". La smobilitazione dovrebbe avvenire nel giro di due o tre settimane. Per ora - ha proseguito Teresa Strada - ancora stiamo accettando malati ma nei prossimi giorni saremo costretti a rifiutarli e a dismettere i pazienti. Fra l'altro, gli afgani non sono in grado di dare assistenza di alto livello. Nelle prossime settimane prenderemo una decisione". [GB]

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