Egitto: stop alle mutilazioni genitali femminili

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"Fermiamo la pratica dell'infibulazione". Con questo appello di Suzanne Mubarak, moglie del presidente egiziano, è stato aperto al Cairo il primo incontro di esperti arabo-africani sugli "strumenti legali per la prevenzione della mutilazione genitale femminile (Fgm)". Il convegno è stato promosso da tre Ong (le italiane Aidos, l'associazione
No peace without justice e l'Esphp, Egyptian Society for Prevention of Harmful Practices to Women and Children), con il sostegno della Commissione Europea e gli auspici del Consiglio Nazionale (egiziano) per l'infanzia e la maternità (Nccm).

La conferenza, momento chiave della Campagna Internazionale "Stop Female Genital Mutilation", ha offerto l'opportunità di discutere sugli strumenti legali in grado di prevenire una pratica che interessa tuttora, secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, dai 100 ai 140 milioni di donne di 28 paesi
africani, ma anche alcuni paesi asiatici e del Medio Oriente. Ogni anno 2 milioni di ragazze corrono il rischio di essere mutilate.

In Italia le donne che hanno subito mutilazioni sessuali risulterebbero 40 mila. Il Senato italiano ha dato il via ad una normativa anti-infibulazione, mentre Bruxelles ha approvato il "rapporto Valenciano": alle donne infibulate si può concedere asilo politico.

La mutilazione viene di solito eseguita con strumenti rudimentali ed in condizioni pericolose per la salute dalle donne del villaggio o da ostetriche locali. Nelle aree urbane le famiglie più agiate ricorrono all'aiuto di personale medico, nonostante l'Oms e altre organizzazioni internazionali abbiano ripetutamente condannato l'esecuzione di tali pratiche da parte dei medici. Il Medical Council del Sudan ha affermato che revocherà le licenze ai dottori sorpresi a praticare le Fgm.

Le ricerche Demografiche e di Salute (DHS) rivelano, però, come persino le donne che si oppongono a queste pratiche, scelgano di farle subire alle proprie figlie in seguito alle forti pressioni della comunità o all'influenza dei membri più anziani della famiglia.

Fonti: Stop Female Genital Mutilation, Aidos, Femmis;

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