Ecuador e Italia insieme a sostegno dei campesinos

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Foto: M. Grisenti ®

Arrivato alla sua 12esima edizione, “el Encuentro” Ecuador – Italia si è ormai affermato come appuntamento irrinunciabile per consolidare, oggi più che mai, il profondo legame che unisce un nutrito gruppo di Banche di Credito Cooperativo (BCC) italiane con il progetto Microfinanza Campesina in Ecuador, attivo già da una ventina di anni con risultati eclatanti. Il progetto è nato grazie alla visione pioneristica di Bepi Tonello, il banchiere dei poveri, approdato da Treviso all’Ecuador già nel 1970 come seminarista salesiano, ed oggi Presidente di Banco Desarrollo de los Pueblos, la banca che negli anni ha accolto le linee di finanziamento delle BCC italiane e operativamente ha messo in marcia il progetto attraverso la rete delle sue 20 filiali.

Banco Desarrollo, come si intuisce, non è una banca nata da un impeto capitalista, ma è figlia del FEPP, il Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio, un ente privato senza fine di lucro istituito nel 1970 dal Mons. Candido Rada, su ispirazione dell’Enciclica del Papa Paolo VI “Populorum Progressio” (Sviluppo dei Popoli). Il religioso diè origine al FEPP con l’idea di chiamare tutte le persone di buone volontà ad un’azione solidale per lo sviluppo integrale delle persone più povere, con la missione di cambiare radicalmente le strutture socio-economiche e politiche che discriminano le persone e i popoli. Fu, però, Bepi a ereditarne il testimone nel 1972, e a convertire il FEPP nella più grande ONG del paese, durante i 47 anni in cui ne fu Direttore. Proprio quest’anno l’incontro ha voluto celebrare i 50 anni del FEPP, che attualmente vanta un Gruppo Sociale di 8 imprese diverse, tra le quali Banco Desarrollo, e un universo di lavoratori e attori motivati dai valori della solidarietà e dell’umanità, pilastri del cattolicesimo sociale dei primi missionari. In tanti anni l’impegno e gli obiettivi del FEPP sono rimasti costantemente fedeli al servizio dei gruppi più vulnerabili dell’Ecuador: uomini e donne indigeni, afro-ecuadoriani, montubi, meticci, persone povere. 

Il progetto Microfinanza Campesina, sostenuto da un pool di oltre 200 BCC italiane che detengono la maggioranza del finanziamento esterno della banca (più di 60 milioni di dollari erogati) e il 35% del capitale sociale (6 milioni di dollari), si alimenta degli stessi propositi. Grazie ai fondi prestati a tassi decisamente agevolati (tutti puntualmente restituiti) e al capitale azionario sottoscritto, la banca, mediante piccoli prestiti anche inferiori ai 1.000 dollari, ha potuto promuovere un cambiamento nello stile di vita di tantissimi campesinos delle aree più rurali e sperdute dell’Ecuador. Risollevarli dalla miseria, permettendo di avviare attività produttive e commerci anche internazionali, comprare o adeguare le proprie case, riscattare terreni da destinare ad allevamento e agricoltura. Sì, perché il riconoscimento delle terre è da sempre un problema che accenta le disuguaglianze e reprime la crescita in Ecuador, dove non si è mai promossa una giusta riforma agraria che distribuisse i diritti di proprietà ai proprietari originali. Ancora ai giorni nostri, il 2% della popolazione possiede circa il 60% delle terre, e sono tutte persone bianche o meticce, discendenti da famiglie di nobili latifondisti, che grazie ai contatti a Quito, riuscirono a impadronirsi di gran parte dei terreni durante le aggiudicazioni dagli anni ’50 e ‘60. Spesso ricorrendo alla violenza e alla complicità della polizia, che solo nel paesino di Simiatug (regione andina centrale) costò la vita a 30 indigeni.

Per tali ragioni le comunità andine furono costrette a ritirarsi nelle periferie delle città, nelle campagne o addirittura in altura, sulle montagne, laddove l’autosostentamento è ancora più complesso. Il FEPP ha lavorato assiduamente per riaggiudicare queste terre, riuscendo a riconoscere più di un milione di ettari di territori ai legittimi proprietari, gli indigeni. In più migliorando sensibilmente la produttività di campi e capi di bestiame attraverso attività di formazione mirate. Un enorme traguardo, sebbene ancora piccolo rispetto a quello che potrebbe fare lo Stato. Sopratutto per sradicare lo sfruttamento latente tutt’ora in atto di queste comunità, tanto nel commercio come nella politica, nelle feste patronali e nelle consulenze a caro prezzo.

L’incontro Ecuador – Italia è, perciò, una ricorrenza molto sentita, dove i rappresentanti delle BCC italiane vengono, da una parte, a vedere come vengono investite le risorse in loco e constatare che la fiducia data sia ben remunerata, ri-familiarizzare con i principi del microcredito e della finanza solidale, interagire con direttori di cooperative e casse municipali, e comprendere da vicino le loro sfide. Dall’altra danno voce ai loro problemi, raccontando la situazione delle banche cooperative in Italia, giunte ad uno stallo critico da quando si sono dovute agglomerare nei tre macrogruppi. D’altronde, trovando analogie con l’Ecuador, dove le cooperative più piccole sono altrettanto minacciate dall’assorbimento di cooperative nazionali più grandi, nonostante l’intero settore sia in perenne crescita.

Questo febbraio, una delegazione di circa 25 rappresentanti, provenienti da svariate BCC, tra le quali Cassa PadanaEmilbancaBCC di Filottrano, arricchita dalla partecipazione del Presidente di Federcasse Augusto Dell’Erba, sono stati protagonisti di una settimana di confronti e conferenze, assistendo da vicino alle realtà che stanno a cuore alla banca e a tutto il FEPP: dalla visita a piccole Cooperative di Credito e Risparmio che sostengono le economie delle valli intorno alla città di Riobamba, all’inaugurazione di un’asilo infantile nella comunità di Yurakuksha, nella provincia di Guaranda, a più di 4.100 metri di altitudine. Fino alla gita alle fabbriche di Salinas, un esempio illuminante di come la finanza popolare e solidale possa funzionare e far letteralmente decollare un paesino, che negli anni ´70 consisteva in una trentina di capanne di terra e tetto di paglia e poco più. Non sono mancati i momenti commoventi e le parole di autentico ringraziamento per l’iniziativa, specie da parte di coloro che meno hanno e più danno. L’evento è anche opportunità di riconfluire in un passato non troppo lontano, quando le nostre BCC e Casse Rurali assunsero un ruolo decisivo nello sviluppo rurale e nella lotta alla povertà del secondo Dopoguerra. Le riflessioni e gli accostamenti affiorano spontanei nei festeggiamenti di un progetto, che aldilà delle tipicità culturali, ha molto in comune con le nostre radici agricole.

Le organizzazioni della finanza popolare e solidale, come le cooperative, appoggiano il piccolo imprenditore locale, lo accompagnano nel suo sviluppo, e mantengono un impegno solido con il territorio nel quale germogliano, a volte in zone isolate della Ande, dove la forza della coesione diventa ancor più indispensabile. Cosí come le nostre BCC, anche questi istituti sono accomunati da un principio fondamentale: mantenere la ricchezza nel territorio, incentivando il risparmio dei membri della comunità e reinvestendo le risorse all’interno della stessa. Ciò li differenzia delle grandi banche commerciali, la cui raccolta di denaro nei centri provinciali viene quasi esclusivamente trasferita nelle grandi urbanizzazioni (Quito e Guayaquil su tutti) e concentrata nella mani delle èlite finanziarie e imprenditoriali del paese. Un meccanismo vizioso che provoca, tra l’altro, i massicci flussi migratori alle grandi metropoli, e l’abbandono delle zone rurali.

A questo, e molto altro, è servito l’incontro Ecuador - Italia, due paesi divisi da oceani, montagne e vulcani, ma saldati nei valori dell’economia sociale, nell’importanza del capitale umano e nella sensibilità verso i più deboli. Perché come dice Bepi: “l’inequità si crea quando si vuol risolvere i problemi da soli. I contadini dell’Ecuador sono qui per ricordare, anche ai più giovani di noi, che il vero sviluppo non può prescindere da tre condizioni: volersi bene, vivere felici e in pace”.

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