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Ecco cosa vuol dire fare la transizione ecologica
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Foto: Unsplash.com
Una delle domande alla base della battaglia delle cittadine e dei cittadini di Vicenza contro il progetto di Alta Velocità, e della conseguente occupazione del Bosco Lanerossi, è: “Cosa vuol dire fare la transizione ecologica?”.
Cosa vuol dire che il nostro paese è impegnato in politiche ambientali e climatiche volte ad abbassare gli impatti della nostra società sulla crisi climatica, e a provare ad adattare la nostra vita quotidiana a quelli che già ci sono? Perché dalla crisi climatica non si torna più indietro: quello che possiamo fare è limitare i danni da un lato, evitare di farne ulteriori dall’altro.
Questa premessa è essenziale per capire quanto la battaglia a difesa di un’oasi verde urbana è la battaglia simbolo di questo tempo. Andiamo con ordine. La sopravvivenza del Bosco Lanerossi è minacciata dal progetto di potenziamento della linea Alta Velocità tra Verona e Padova. Di fronte al progetto che avrebbe di fatto squarciato il polmone verde della città, la cittadinanza si è mobilitata con un’occupazione del bosco che ha portato, nell’ultimo anno e mezzo, una importante serie di iniziative sociali, ambientali e politiche, che hanno raccolto la partecipazione entusiasta di associazioni, attivisti e studiosi nazionali e internazionali.
L'area un tempo era sede della Pettinatura Lanerossi, fabbrica in attività dal 1925 al 1994, la cui struttura è rimasta poi in stato di abbandono per circa trent'anni. Tre decenni nel corso dei quali la natura si è ripresa i suoi spazi, trasformando i 60mila metri quadri di terreno in un "bosco antropico e selvaggio" con un ecosistema unico. Nel bosco adesso ci sono 75 specie vegetali appartenenti a 50 diverse famiglie, ed è abitato da una ricca fauna che include cerbiatti e tassi. La crescita rigogliosa degli alberi, inoltre, l’ha reso il polmone verde della città.
Polmone che però adesso è a rischio, visto il progetto di rendere l’area la base dei cantieri per la TAV. Il progetto di Consorzio Iricav2 e RFI, prevede l’abbattimento di più di 11mila metri quadri di bosco per creare un'enorme spianata di terra battuta e cemento, lasciando intatta solo una minima parte di verde e la struttura fatiscente dell'ex pettinatura.
Oltre al Bosco Lanerossi, anche il vicino Bosco di Ca' Alte, di circa 14.000 metri quadri, verrebbe completamente disboscato e impermeabilizzato. In totale, si stima che oltre 25.000 metri quadri di bosco verrebbero distrutti solo in queste due aree, con una previsione generale di 50.000 metri quadri di verde abbattuto per fare spazio a circa venti cantieri in tutta Vicenza.
I lavori dovrebbero - il condizionale è d’obbligo - durare nove anni per la costruzione di poco più di 6 chilometri di binari che squarceranno il tessuto urbano di Vicenza, con 35 demolizioni di edifici ed espropri per 200 famiglie, oltre al transito di 500 camion al giorno nel centro abitato e la costruzione di più di cento chilometri di opere viarie. Il tutto alla modica cifra di 2,2 miliardi di euro.
Ma non ci sono solo gli evidenti problemi climatici e urbanistici dell’opera. Il problema è che i lavori dovrebbero svolgersi in una città - Vicenza - che è già tra le più inquinate d’Europa per le polveri sottili (PM10 e PM2,5), responsabili di un aumento di mortalità e ricoveri per malattie cardiache e respiratorie e classificate dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeni di gruppo 1. In questo contesto si prevede un netto ed elevato aumento del traffico urbano.
E poi c’è la questione acqua. La provincia di Vicenza è l'epicentro di una delle più gravi contaminazioni da PFAS in Europa. Il cantiere della TAV prevede un consumo idrico di 360.000 litri al giorno, prelevati da fiumi e falde acquifere già altamente inquinate. Gli attivisti denunciano che nonostante le prescrizioni ministeriali, il consorzio Iricav2 non ha condotto un'indagine accurata sulla contaminazione da PFAS né ha previsto misure per mitigarne l'aggravamento, dichiarando che non rientra nei loro obblighi.
Secondo chi si sta mobilitando, quest’opera distruggerebbe un ecosistema prezioso e metterebbe a rischio la salute pubblica per risparmiare "una manciata di minuti" di viaggio. Il tutto senza nessun tipo di consultazione o coinvolgimento pubblico. Altra soluzione virtuosa, invece, potrebbe essere modernizzare le tratte già esistenti e investire in una mobilità locale sostenibile.
La mobilitazione
La battaglia è iniziata nella primavera del 2024 con l’occupazione del bosco e la rimozione delle reti di delimitazione dei cantieri installate dal consorzio. Il 3 maggio 2024, il Bosco Lanerossi è stato ufficialmente "liberato" da numerose realtà cittadine, aprendo lo spazio alla cittadinanza. Da allora, migliaia di persone lo hanno attraversato: a sua difesa sono state raccolte più di 20.000 firme. Gli attivisti hanno costruito strutture in legno sugli alberi per ospitare persone e api, imparando a salire con corde e imbracature. Hanno persino creato una "funivia" per collegare il centro sociale Bocciodromo al bosco senza toccare il suolo, sottolineando la capacità delle piante di depurare il terreno inquinato.
Sul fronte legale, Italia Nostra ha presentato un ricorso al TAR del Lazio contro l'approvazione del progetto definitivo, la cui sentenza era attesa per metà luglio. L'UNESCO, preoccupata per la tutela del patrimonio palladiano di Vicenza, ha minacciato di inserire la città nella lista nera dei luoghi minacciati. Il Coordinamento Ambiente Salute Tav (CAST) ha diffidato il Comune, la Provincia e la Regione Veneto per la mancanza di valutazioni sull'impatto ambientale e sulla questione PFAS.
Nonostante questo, lo scorso 8 luglio le forze dell'ordine sono intervenute per sgomberare un terreno lungo il fiume Retrone destinato a strada di cantiere. Gli oltre 200 attivisti barricati all'interno del Bosco di Ca' Alte hanno opposto resistenza passiva, impedendo lo sgombero dell'area verde principale. L'operazione ha visto l'uso di motoseghe per aprire varchi, camion con braccio meccanico per far scendere gli occupanti dalle piattaforme sopraelevate, ruspe per sfondare i cancelli e persino idranti contro i manifestanti. Diversi attivisti sono stati trattenuti in questura. L'eurodeputata dei Verdi, Cristina Guarda, ha espresso solidarietà ai cittadini, denunciando il consumo di suolo e chiedendo la salvaguardia dei boschi.
Martedì 22 luglio 2025 Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza, ha annunciato alla cittadinanza la smobilitazione e lo spostamento dei cantieri: il Bosco Lanerossi è ufficialmente salvo e sarà restituito alla cittadinanza. Le attiviste e gli attivisti esultano, ma resta aperto il capitolo relativo all’altra area verde, Ca’ Alte, dove dovrebbe essere costruito un cavalcaferrovia.
La cittadinanza di Vicenza è determinata a proseguire questa battaglia. Che non riguarda solo il bosco urbano di una singola città, ma deve essere intesa come simbolo di una"transizione ecologica solo evocata e, in ogni caso, tradita proprio da chi dovrebbe garantirla.
Rita Cantalino

Napoletana, classe ‘88. Freelance, collabora con diverse testate. Si occupa di ambiente, clima e diritti umani, con uno sguardo particolare agli impatti sanitari e sociali delle contaminazioni di natura industriale.