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Dieudonnè, quando i “comici” fanno paura
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Dopo le ultime elezioni politiche in Italia, l’Economist aprì con un eloquente editoriale intitolato Entrino i pagliacci e la foto di Grillo e Berlusconi in copertina. Poco dopo, il candidato alla cancelleria tedesca Peer Steinbrück scatenò un caso diplomatico dichiarandosi inorridito “dalla vittoria di due pagliacci”. Forse Berlusconi e Grillo pagliacci non sono; ma di certo il secondo è un comico di professione e la sua parabola politica rimane piuttosto difficile da spiegare ai nostri amici oltre il confine. In Europa Grillo non è, tuttavia, l’unico comico prestato alla politica: in Francia i pagliacci sono entrati tempo fa. Solo che adesso iniziano a raccogliere grandi consensi politici.
È il caso del comico Dieudonnè M’Bala M’Bala, la cui bizzarra storia è recentemente rimbalzata anche in Italia. Vale la pena riportare le sue vicende, che sono state recentemente riassunte sul sito della BBC. Dieudonnè M’Bala M’Bala è figlio di padre camerunense e madre francese. Da giovane si fa apprezzare come comico. I suoi spettacoli hanno come sfondo l’impegno civile: Dieudonnè recita in coppia con l’ebreo Elie Semoun e i due hanno come obiettivo gli stereotipi razziali e in particolare le ingiustizie sofferte da “les noirs”. Anche fuori dai teatri Dieudonnè si impegna contro il razzismo e si candida nelle elezioni legislative del 1997 e del 2001 contro il Front National. Nel 2002 vorrebbe candidarsi per la presidenza, ma fallisce la campagna elettorale per mancanza di fondi e sponsorizzazioni.
Da allora, Dieudonnè stravolge completamente la sua storia di impegno politico, iniziando con un’apparizione di TV nella quale si presenta vestito come un rabbino ebreo ortodosso e porge un saluto nazista al grido di “ Isra-Heil!”. Nel 2004 fonda un partito chiamato Euro-Palestina alle elezioni europee, ma poi nel 2006 si presenta al congresso annuale del Front National il cui controverso leader Jean-Marie Le Pen è nel frattempo diventato il padrino di suo figlio. Un mese dopo, Dieudonnè invita il negazionista Robert Faurisson sul palco del suo teatro a Parigi. Quell’episodio, incluso lo spettacolo bizzarro di Faurisson premiato per insolenza da un uomo vestito con la tenuta dei prigionieri dei campi di concentramento, provocano critiche accese.
Dieudonnè è stato condannato sette volte per le sue osservazioni antisemite, in particolare quella in cui descrive le commemorazioni dell’Olocausto come “pornografia memoriale”. L’elenco delle provocazioni ha comunque continuato fino ad oggi. Quella che è recentemente valsa a Dieudonnè la popolarità internazionale è stata forse l’invenzione della quenelle, una sorta di saluto nazista al contrario, recentemente salito agli onori delle cronache essendo stato replicato dal calciatore francese in forza al West Bromwich Albion, nella prima divisione inglese, Nicolas Anelka.
Dopo feroci polemiche, e dopo aver ritweettato il ringraziamento ed il sostegno del comico Dieudonnè, Anelka ha assicurato di non essere “nè razzista nè antisemita, assumendosi totalmente la responsabilità per un gesto, la quenelle, che ha solo un significato di “anti-sistema: non so cosa c’entri la religione con questa storia”. Il gesto si è diffuso a macchia d’olio. Per molti la quenelle rappresenta il modo perfetto di esibire il proprio anti-conformismo. Secondo i commentatori della BBC, si tratta di un gesto che ben cattura la generazione selfie, cresciuta nella mania di fotografarsi al cellulare in pose irreverenti, salvo ignorarne completamente storia e significato politico.
Intanto però il messaggio del comico assume maggiore risonanza vista la situazione di disagio vissuta dalla comunità ebraica francese. L’Agenzia ebraica ha infatti reso noto che tremila ebrei sono immigrati in Israele dalla Francia nel 2013, registrando un netto aumento rispetto al 2012. In Israele si ritiene che questo fenomeno sia destinato a proseguire, tanto da preparare alcune strutture di accoglienza. Intanto, dopo il gesto di Anelka, a Lione alcuni ebrei hanno risposto con la violenza alla quenelle di un barista: sei di loro sono stati fermati dalla polizia per quella aggressione e rilasciati in attesa di processo. Ma nel frattempo i loro volti sono stati pubblicati su una pagina ‘Facebook’ sostenitrice della quenelle. Internet è, tra l’altro, il principale motore del successo di Dieudonnè. Il comico è stato escluso da quasi tutti i teatri francesi, ma continua ad avere un seguito enorme attraverso i suoi video pubblicati su internet.
A internet si lega almeno indirettamente la vera, grande, controversia politica su Dieudonnè. La Francia deve infatti confrontarsi una volta per tutte sulla questione dei confini della libertà di parola. Il ministro degli interni francese Manuel Valls ha dichiarato senza mezze misure che le dichiarazioni di Dieudonnè non sono accettabili, dato che ormai “non appartengono più alla dimensione creativa ma aumentano il rischio di problemi per l’ordine pubblico”. Saranno quindi prese tutte le misure necessarie per far pagare al comico le pesanti multe per incitamento anti-sionista accumulate negli anni. Pure il Presidente Hollande è intervenuto e molti sindaci stanno vietando per motivi di ordine pubblico gli spettacoli di Dieudonnè. Ma intanto gli affari e la popolarità del comico crescono. Il secondo tema controverso sul quale Dieudonnè può farci riflettere è quello del potenziale conflitto tra la lotta per il riconoscimento del dolore nero e del dolore ebraico. Anelka e Dieudonnè sono due idoli delle banlieu parigine e la loro non è una storia completamente nuova. Anche negli Stati Uniti una parte della popolazione afro-americana ha mostrato diversi gradi di ostilità verso gli ebrei. A volte questo sentimento è espresso come la rabbia per il “monopolio” ebraico dell’estrema sofferenza. A volte si tratta invece delle accuse secolari rivolte contro gli ebrei, proprietari di grandi ricchezze e quindi colpevoli della povertà altrui.
Dieudonnè ha posto l’attenzione su queste due grandi questioni. Mentre ci interroghiamo al riguardo, dovremmo tuttavia stare molto attenti ai risultati elettorali dell’estrema destra che in Francia, come altrove in Europa, sta seminando tempesta.