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Di elefanti, api e uomini
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Ma come? Gli elefanti non avevano paura dei topi? Dai, non scherziamo, lo sappiamo che quella vecchia favola non ha alcun fondamento scientifico, bensì, eventualmente, una radice storica. Gli elefanti, mastodontici mammiferi, non possono affatto temere la presenza di minuscoli esserini che si avventurino al loro cospetto… Ehi, aspettate, non è vero? Dite che sì, gli elefanti di paura ne hanno, ma non dei topi? E di chi? Delle api?!? Sì, api! E a dirlo è anche la zoologa Lucy King, intervenuta in aiuto dei contadini africani con una proposta decisamente originale e interessante.
Facciamo un passo indietro: ogni contadino sa quanto sia fastidioso ritrovarsi il raccolto rovinato - o peggio distrutto - dalle incursioni indesiderate della fauna locale. Per i contadini europei ci sono le lepri, le talpe, i caprioli e molti altri commensali non invitati al banchetto in giardino. Per i contadini africani i problemi sono simili ma, è il caso di dirlo, più pesanti: gli avventori infatti sono proporzionalmente un tantino più ingombranti. Parliamo appunto degli elefanti, che rappresentano la prima causa di devastazione delle coltivazioni prevalentemente nelle fasce subequatoriali.
Si tratta di una lotta estenuante, nella quale si alternano vinti e vincitori: il risultato è uno solo, ma con esito duplice. Da un lato un annoso conflitto tra uomini e animali, dall’altro un problema ancora da risolvere. Almeno fino a poco tempo fa, ovvero fino al momento in cui la dottoressa King ha sperimentato una soluzione sostenibile. Che vede protagoniste e preziose alleate dell’uomo proprio le api. Abbiamo già più volte sollecitato attenzione e azioni per la protezione di questi preziosi insetti, fondamentali per l’ecosistema e per preservare la biodiversità - quindi anche per la sopravvivenza dell’uomo stesso. Oggi abbiamo una ragione in più per parlare di loro, perché ancora una volta ci offrono un significativo supporto.
Se disturbate, infatti, le api sono solite pungere i pachidermi all’interno della proboscide: si tratta di una zona del corpo dell’elefante particolarmente delicata e sensibile, punto dove tra l’altro l’animale può fare ben poco per grattarsi o per procurarsi sollievo. Ecco perché, solitamente e dagli studi effettuati, gli elefanti si tengono preventivamente a distanza di sicurezza dagli alveari.
La soluzione ideata dalla dottoressa King è semplice ma efficace: l’installazione di arnie, a intervalli regolari, lungo il perimetro delle aree coltivate crea una barriera naturale che protegge i raccolti senza danneggiare nessuno degli interessati. Anzi, apportando invece vantaggi decisivi per i contadini, i quali, oltre a limitare notevolmente le incursioni degli elefanti, beneficiano del miele prodotto dalle api, che garantisce loro un guadagno extra a costo quasi zero e contemporaneamente favorisce lo sviluppo dell’economia locale.
I test per la sperimentazione di questa “barriera naturale” sono stati avviati nel 2009 e ad oggi hanno dato risultati più che soddisfacenti: il ronzio degli insetti si è dimostrato nella maggior parte dei casi sufficiente ad allontanare anche i più temerari e curiosi tra gli elefanti, dissuasi dalle api che “pattugliano” il territorio intorno al nido - e quindi anche intorno ai campi coltivati. Il progetto, che con il sapore di favola si chiama “Gli elefanti e le api”, ha convinto in breve tempo ed è stato subito adottato in molti Paesi africani, con una sperimentazione extracontinentale anche in Sri Lanka.
In ultima istanza vale ancora la pena ribadire come la soluzione sia efficace anche da un punto di vista ambientale: le api sono e rimangono insostituibili protagoniste della tutela della biodiversità, preservando la sopravvivenza di vegetali delle zone dove si situano le loro colonie e rendendo l’ecosistema più florido e vitale.
Insomma, l’unione fa la forza, e questa volta non è la morale di una favola, ma la dimostrazione che spesso la natura porta già dentro di sé la soluzione ai disaccordi che nascono tra le sue creature.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.