Derubati della scuola

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L'istruzione costa. Lo sanno bene le famiglie italiane che in questi giorni sono alle prese con l'acquisto di libri e cancelleria per i propri figli: una spesa media, secondo il Codacons, di 5-600 euro. Per affrontarla, tre famiglie su dieci saranno costrette a ridurre le spese alimentari: non solo stop a ristoranti e pranzi fuori porta, ma un vero e proprio giro di vite alla spesa di tutti i giorni.

Ma l'istruzione costa anche nei Paesi del Sud del mondo dove l'analfabetismo rappresenta ancora uno dei problemi più gravi anche se spesso sottovalutato: secondo l'ultimo rapporto dell'Unesco, pubblicato in occasione della "Giornata mondiale per l'alfabetizzazione" che si è celebrata l'8 settembre scorso, saper leggere e scrivere è un'abilità negata a 781 milioni di adulti, di cui i tre quarti donne, e a 103 milioni di bambini anche in questo caso per la maggioranza bambine.

La piaga è stata sottolineata anche dal Segretario dell'Onu, Kofi Annan: "Queste popolazioni sono derubate dello strumento cruciale per lo sviluppo rappresentato dall'istruzione. Uno strumento che rende le persone capaci di sfruttare le nuove opportunità di apprendimento, rispondere ai cambiamenti delle richieste occupazionali e anche di proteggersi dalle malattie come l'Aids".

Tuttavia non devono essere sottovalutati i risultati positivi ottenuti negli ultimi anni, soprattutto grazie ai progetti avviati per il raggiungimento dei cosiddetti "Obiettivi del millennio" che prevedono per il 2015 l'ambizioso traguardo dell'istruzione primaria per tutti: nell'Africa subsahariana e nell'Asia meridionale e occidentale si è registrato un incremento complessivo di quaranta milioni di bambini che hanno ottenuto l'accesso all'istruzione primaria. E sono già venti i Paesi che hanno imboccato la strada della scolarizzazione per l'intera popolazione infantile e che raggiungeranno l'obiettivo entro la data prevista.

Ma, sostiene l'Unicef, "se l'istruzione universale è la chiave per sconfiggere la povertà nel giro di una o due generazioni, non ci si può illudere che, pur di raggiungere lo scopo, qualunque scuola vada bene". Secondo l'agenzia Onu per l'infanzia, infatti, "non avrebbe senso fare battaglie globali per mandare tutti i bambini in una scuola dove si insegnano nozioni inutili con metodologie sorpassate o repressive". Il problema, in altre parole, è quello della qualità dell'istruzione che non può limitarsi a fornire attrezzature didattiche o infrastrutture adeguate, ma che deve tenere conto dell'esperienza personale degli alunni, delle condizioni in cui avviene l'azione educativa, dei processi cognitivi dell'apprendimento, della necessità di sviluppare una sensibilità positiva alle differenze culturali. "I programmi scolastici - continua l'Unicef - dovrebbero includere, oltre alle indispensabili nozioni per l'alfabetizzazione, contenuti che permettano agli allievi di acquisire competenze fondamentali per la vita, per l'educazione civica, per la prevenzione delle malattie e per la risoluzione pacifica delle controversie".

Una scuola di qualità, insomma, che aiuti i bambini ad esprimere tutte le loro potenzialità e a crescere come cittadini responsabili, capaci di far fronte alla conflittualità sociale senza ricorrere alle scorciatoie della violenza. Imprescindibile è la preparazione dei docenti che nei Paesi più poveri vengono formati su questioni cruciali quali l'uso dell'acqua, l'istruzione sanitaria, l'informazione sulle mine e lo sviluppo delle metodologie partecipative.

Per essere pienamente efficace l'istruzione deve però essere anche "flessibile". Una qualità necessaria per garantire, ad esempio, la frequenza a tutti i bambini o alle donne che non hanno potuto completare la scuola primaria. Grazie a una concezione flessibile dell'organizzazione scolastica è possibile assicurare l'istruzione in Cambogia ai bambini che abitano sulle rive dei grandi fiumi con sette "barche scuola" e una "barca biblioteca". E consentire alle bambine e alle donne dello stato indiano del Bihar non solo di imparare a leggere e scrivere, ma anche di acquisire competenze in ordine alla salute, all'assistenza legale, ai problemi della differenza di genere, all'ambiente al fine di formare donne "fortemente motivate e capaci di raggiungere un ruolo di leadership nella loro comunità rurali".

Qualità e flessibilità rappresentano una sfida aperta anche per la nostra scuola, se solo si tiene conto del fatto che in Italia ormai il 4,6% della popolazione scolastica è rappresentato da alunni stranieri. C'è il rischio di sottovalutare il problema e di immaginare per i ragazzi stranieri la cosiddetta "integrazione al ribasso", che finisce per spingere i bambini e gli adolescenti di origine straniera nelle fasce più marginali e subalterne della nostra società. Anche per questo la Giornata per l'alfabetizzazione ci riguarda. Da vicino.

di Natalina Mosna (Unicef Italia)

La scheda

What/Cosa:
L'analfabetismo riguarda 781 milioni di adulti nel mondo di cui i tre quarti donne e 103 milioni ragazzi per la maggioranza bambine. La distribuzione del fenomeno non è omogenea: le nazioni con il più basso tasso di alfabetizzazione sono il Burkina Faso (dove solo il 12,8% della popolazione sa leggere e scrivere), il Niger (con il 14,4%) e il Mali (con il 19%). Per quanto riguarda i livelli di istruzione in aree geografiche più ampie è l'Asia meridionale e occidentale a detenere il tasso medio più basso di alfabetizzazione con il 58,6% contro il 59,7% dell'area subsahariana. Il fenomeno è direttamente connesso ai livelli di povertà: nei Paesi dove oltre i tre quarti della popolazione vive con meno di due dollari al giorno il tasso di alfabetizzazione complessivo si attesta infatti sotto il 63%.

When/Quando:
Domani Save the Children lancia la campagna per garantire entro il 2010 educazione di qualità a 8 milioni di bambini in paesi in guerra. L'iniziativa prenderà il via in Italia e in altre 39 nazioni del mondo. Sarà inoltre presentato il Rapporto Internazionale "Educazione per i bambini in paesi in conflitto": un'approfondita ricerca su quanti bambini in vari paesi del mondo vedono negato il diritto all'educazione a causa delle guerre, sull'impatto che il problema ha nello sviluppo dei bambini e delle loro comunità, sulle possibili soluzioni che l'associazione propone ai governi nazionali, alle istituzioni internazionali e all'opinione pubblica.

Who/Chi:
L'Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia) è la principale organizzazione mondiale per la tutela dei diritti e delle condizioni di vita dell'infanzia e dell'adolescenza. Fondato nel 1946 su decisione dell'Assemblea Generale dell'Onu, l'Unicef opera attualmente in 155 Paesi in via di sviluppo attraverso 126 uffici permanenti sul campo (Country Offices) e in 37 Paesi economicamente avanzati tramite una rete di Comitati nazionali. Esplica la propria azione attraverso programmi e progetti di sviluppo umano concordati e realizzati in ogni paese assieme alle istituzioni pubbliche e alle organizzazioni e associazioni locali, nel totale rispetto delle diversità culturali e con particolare favore per coloro che sono svantaggiati per ragioni legate al sesso, alla condizione sociale, all'appartenenza etnica o religiosa.

Per saperne di più:
- Unesco
- Unicef
- Unicef Italia
- Save the children [GB]

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