Decenni di letale influenza dell’Occidente

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L’Indonesia, è il quinto paese più grande del mondo come popolazione (gli Stati Uniti sono il quarto). E’ formata da 17.500 isole ed è ricca di risorse minerali e agricole, le sue culture sono hanno cominciato a far parte della colonizzazione europea nel 17° secolo. Questa situazione è durata fino a quando i giapponesi sono subentrati nel 1942, durante la II Guerra Mondiale. Quando il conflitto è terminato, i padroni coloniali olandesi hanno tentato di riaffermare il loro controllo. Dopo quattro anni di combattimenti spesso brutali, gli olandesi e i loro alleati australiani e britannici sono stati costretti ad ammettere la sconfitta. La Repubblica di Indonesia ha avuto origine nel 1950. Questo nuovo paese post II Guerra mondiale, è stato una volta la patria del terzo più grande partito della classe operaia: il Partito Comunista dell’Indonesia (Partai Komunis Indonesia o PKI). Creato con un nome diverso da socialisti olandesi e locali nel 1914, il PKI ha guidato molte insurrezioni anti-coloniali. Nel 1917, hanno tentato di emulare la Rivoluzione Russa, formando consigli di lavoratori e di contadini, nell’importante centro navale di Surabaya, che comprendevano soldati e marinai. In quanto leader della lotta anti-coloniale dal 1945 al 1949, i numeri del PKI sono aumentati fino a 3 milioni di membri e a 17 milioni di simpatizzanti – una forza di cui tenere conto.

Entrano in scena gli Stati Uniti. La comparsa dell’Indonesia in quanto nazione senza grande lealtà verso i centri  capitalisti, è stata istantaneamente segnalata a Washington, D.C. come un pericolo. Secondo documenti della CIA desegretati c’era  una politica attiva di destabilizzazione del  governo nazionalista del presidente fondatore del paese, Sukarno. Gli Stati Uniti hanno cominciato a  creare confusione nell’esercito, con vari tentativi di colpi di stato anti-governativi da parte di ufficiali filo-imperialisti, dal 1956 in poi. Quando le forze nazionaliste si sono divise, l’arcipelago turbolento è diventato ingovernabile. Finalmente, il 30 settembre 1965, è stato organizzato il complotto. Il presidente Lyndon Johnson aveva appena intensificato la sua guerra non dichiarata in Vietnam, e la sua amministrazione era decisa a evitare un’altra azione simile. Sei importanti generali dell’esercito soni stati rapiti e uccisi. E’ stato definito da molti commentatori tentativo di colpo di stato, ma non era nulla del genere. Era semplicemente la rimozione di un ostacolo all’ascesa dell’uomo forte consacrato da Washington, il Colonnello Suharto.

Iniziano i campi dell’eccidio. Perfino la CIA li chiama “uno dei peggiori omicidi di massa del ventesimo secolo.” Immediatamente dopo le uccisioni, il PKI è stato falsamente incolpato del “tentativo di colpo di stato.” Le forze di Suharto hanno iniziato a dare la caccia e a uccidere i capi del PKI e i loro membri, altra gente di sinistra, sindacalisti, coraggiosi capi dei villaggi e i loro parenti. Non avevano, però, dei buoni dati riguardo a chi uccidere.  Ora dei documenti desegretati rivelano che le liste nere venivano fornite dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti tramite l’Ambasciatore Marshall Green e William Colby, un futuro direttore della CIA. In base a recenti ottime stime (compresa una elaborata dalle forze armate indonesiane), si sa che un milione di persone sono state uccise nel periodo tra l’ottobre 1965 e il marzo 1966. Come mostra il documentario The Act of Killing [L’atto di uccidere], nessuno è stato considerato responsabile del ruolo avuto in questi sei mesi di genocidio. Il PKI è stato distrutto e tutti i capi sopravvissuti sono ancora in prigione o in esilio fino a oggi.

Nel 1973, per essere sicuri che tutte le persone di sinistra del mondo ricevessero il messaggio circa gli omicidi di massa, l’amministrazione degli Stati Uniti ha minacciato i sindacalisti e gli attivisti cileni, proprio prima di organizzare il rovesciamento del governo Allende. La gente ha cominciato a ricevere delle piccole cartoline bianche su cui era scritto: “Giacarta si avvicina.” Suharto ha governato come dittatore per tre decenni, gestendo il suo vasto paese di oltre 200 milioni di abitanti come uno stato feudale, distribuendo ricompense agli alleati e sopprimendo brutalmente gli oppositori. I lavoratori organizzati e i contadini che protestavano per il sequestro delle loro terre, venivano abitualmente uccisi dalle forze armate che gestivano le loro faccende e operavano come un governo parallelo.

Nel 1969, la regione denominata Papua Occidentale, che era ancora sotto il dominio coloniale, è stata costretta ad abbandonare il suo tentativo di diventare indipendente. Sotto minaccia di morte, più di 1.000 anziani hanno “accettato” l’annessione, in gran parte perché la Casa Bianca all’epoca di Kennedy, voleva mantenere l’Indonesia dalla sua parte nella Guerra Fredda. Le Nazioni Unite hanno messo il timbro su  questa truffa. Il movimento di opposizione che ne è seguito è stato da allora sotto assedio perché minaccia i profitti delle imprese commerciali dei militari. Fino a 450.000 abitanti di Papua sono stati uccisi nella loro lotta continua per l’indipendenza. Nel 1975, con l’approvazione del Presidente degli Stati Uniti Gerald Ford, le forze di Suharto hanno invaso la ex colonia portoghese di Timor Est,  da poco indipendente. Da quel giorno e fino a quando gli abitanti di Timor Est hanno votato in maniera schiacciante per l’indipendenza, nel 1999, un terzo della popolazione indigena è stata massacrata, o fatta morire di fame. Nel 1991, un massacro nella capitale di Timor Est, Dili, è stato filmato [da un reporter australiano, n.d.t.] e mostrato in tutto il mondo. Non deve meravigliare che i poveri del pianeta vedano la parola “Washington” e pensino “assassino seriale!”

La primavera di Jakarta. Nel 1996, il popolo indonesiano ne ha avuto abbastanza del regime di Suharto. Dopo un mese di subbuglio politico, sono esplose le sommosse nella capitale, Giacarta. Sono state brutalmente represse, ma Suharto ne è stato gravemente indebolito. L’opposizione al suo governo è stata quasi universale. Sia le aziende grandi che quelle piccole erano stufe della corruzione e della monopolizzazione di grosse sezioni della dell’economia a opera della cricca di Suharto. Per due anni, il regime sbilanciato  ha barcollato di crisi in crisi. Le forze armate si sono spaccate in fazioni condotte da vari  aspiranti  successori di Suharto. Poi, nl 1998, sommosse anti-cinesi organizzate da uno dei signori della guerra, gli  si sono ritorte contro in modo spettacolare. Suharto si è dimesso e gli è subentrato non uno dei suoi generali, ma un suo alleato di vecchia data, B.J. Habibie che ha sorpreso tutti nell’elite governante, mettendo fine alla discriminazione anti-cinese, indebolendo il potere dei militari, e dando alla gente di Timor Est la possibilità di votare sul loro futuro.

La classe operaia in movimento. Dal 1998 a oggi, la classe di governo dell’Indonesia ha  presieduto a un regime instabile. Si è aperto un momento di tregua per far organizzare i 50 milioni di lavoratori urbani. Ci sono molti sindacati indipendenti che non hanno paura degli scioperi. C’è un movimento LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender) e le femministe della classe operaia sono parte integrale della scena politica. Esistono vari gruppi socialisti, basati principalmente nella capitale, Giacarta. Mentre le elezioni parlamentari hanno cambiato pochissimo nel Consiglio Rappresentativo del Popolo, per la prima volta sono stati eletti due candidati del sindacato nei distretti della classe operaia. L’elezione presidenziale di luglio si sta configurando come una  competizione  tra il sindaco populista di Jakarta e l’ex generale la cui reputazione è stata sporcata da dichiarazioni del ruolo che ha avuto in vari massacri negli anni ’80. Però le elezioni democratiche borghesi è probabile che non risolvano la fondamentale instabilità del paese.

Una cosa è chiara: la popolazione indonesiana, particolarmente coloro che hanno sofferto di più sotto Suharto, sospettano  del loro governo e sono ancora più scettici sulle dichiarazioni enfatiche di amicizia dei politici occidentali.

Peter Murray da Znetitaly.altervista.org

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