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Darfur: presto missione Onu, colloqui a rischio
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Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha chiesto al Segretario generale Kofi Annan di iniziare una "pianificazione d'emergenza" immediata sulla possibilità che in Darfur si passi dalla missione dell'Unione Africana in Sudan (Amis) a un'operazione delle Nazioni Unite - informa l'agenzia Misna. Il 12 gennaio scorso nel rapporto al Consiglio per la pace e la sicurezza africano, il presidente della Commissione dell'Ua aveva ammesso che mancano gli impegni finanziari per coprire i costi della missione di osservazione dispiegata in Darfur dal marzo 2006.
Nelle scorse settimane le aggressioni delle milizie Janjaweed e gli scontri tra l'esercito sudanese e i movimenti di liberazione delle ultime due settimane hanno messo in fuga oltre 100.000 persone nel Darfur. L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si era appellata al Consiglio di Sicurezza affinché invii immediatamente dei Caschi Blu nella zona con un mandato forte che permetta di tutelare efficacemente la popolazione civile e di disarmare le milizie Janjaweed alleate con il governo di Karthoum.
Dal 22 gennaio in poi le milizie Janjaweed hanno ripetutamente aggredito gli otto campi profughi situati attorno alla città di Mershing. Il 90% dei 35.000 profughi che vi trovavano accoglienza sono nuovamente in fuga. Circa 70.000 persone sono fuggite dalle città di Golo e Daya (Sudan Occidentale) in seguito agli scontri tra l'esercito sudanese e i movimenti di liberazione. La violenza è ripresa anche nel Sud-Darfur dove 400 donne sono fuggite dal campo profughi di Sharia in seguito alle aggressioni subite dalle malizie Janjaweed. "La contrarietà di Russia e Cina a un intervento dell'ONU non giustifica l'immobilità delle Nazioni Unite di fronte al terribile crimine che si consuma in Sudan Occidentale" - commenta APM. "La Comunità Internazionale evidentemente non ha tratto nessun insegnamento dai propri errori fatti undici anni fa nel caso del Ruanda".
L'incaricato speciale delle Nazioni Unite per il Sudan Jan Pronk ha ammesso che la Comunità Internazionale ha fatto troppo poco per porre termine ai terribili crimini contro l'umanità commessi in Darfur. Il 25 gennaio l'Alto Commissario per i Profughi dell'ONU Antonio Guterres ha chiesto l'invio di Caschi Blu nel Sudan Occidentale. Anche il segretario dell'ONU Kofi Annan non vede nessuna alternativa valida all'invio delle truppe di pace dell'ONU. Annan ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di prendere una decisione veloce sull'eventuale impiego delle truppe ONU in Sudan, visto che "ogni mese di ritardo è pagato con la vita di migliaia di persone."
Intanto alcune forze politiche sudanesi hanno chiesto al governo di Khartoum di proporre l'allontanamento del Ciad dai colloqui di pace sul Darfur in corso ad Abuja sotto al supervisione dell'Unione africana (Ua). Fonti ufficiali sudanesi riportate dalla Misna precisano che il Ciad non può più essere ritenuto un mediatore affidabile nei colloqui alla luce delle recenti tensioni diplomatiche, della dichiarazione di "stato di belligeranza" fatta dall'esecutivo di N'djamena nei confronti di Khartoum e dei presunti rapporti tra alcuni settori della ribellione attiva in Darfur e l'esecutivo ciadiano. Dopo l'attacco dello scorso dicembre contro la cittadina orientale ciadiana di Adre (a ridosso della frontiera col Sudan), la tensione tra i due paesi è andata crescendo, fino ad arrivare alla dichiarazione di uno "stato di belligeranza" fatta dal governo del presidente ciadiano Idriss Deby. I due paesi si accusano a vicenda di sostenere le rispettive ribellioni interne. Deby è costretto negli ultimi mesi a fare i conti con un crescente dissenso interno (armato ma anche politico). [GB]