Dal Molin: esposto alla Procura denuncia i danni del cantiere alla falda acquifera

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Danni, forse irreparabili, alla falda acquifera; impiego di idrovore che erano state vietate dalla Valutazione d’Incidenza Ambientale; pali di profondità utilizzati per realizzare le fondamenta degli edifici: sono le precise denunce dei rappresentanti del Presidio 'No Dal Molin' che nelle scorse settimane è penetrato nel cantiere della Base Usa in costruzione a Vicenza.

"Doveva essere un “cantiere perfetto”, all’avanguardia nella tutela del territorio, come ci raccontava – mentendo – il commissario Paolo Costa, fido giullare degli statunitensi" - riporta un comunicato del 'No Dal Molin'. "E invece, dopo pochi mesi, mostra già i devastanti segni del suo operare: centinaia di alberi decennali distrutti, un territorio sconvolto, dei reperti archeologici unici messi a rischio e, ora, la falda acquifera che sale inspiegabilmente fino ad arrivare ad appena 50 cm dal piano campagna".

Una denuncia che ha trovato un primo riscontro nelle analisi delle fotografie effettuata dal direttore del consorzio idrico di Novoledo, Lorenzo Altissimo: "Sono state ignorate le nostre osservazioni alla Valutazione d’Incidenza Ambientale (Via)" - afferma Altissimo che afferma di aver segnalato che "i micropali non bastavano come fondamenta per edifici alti oltre 2 metri, ma che servivano pali con una profondità di almeno 18 metri".

E l'ingegner Guglielmo Vernau aggiunge: "Come avevamo previsto la palificazione realizzata per le fondamenta degli edifici sta impedendo il regolare deflusso dell’acqua. Ma i pali conficcati sono impermeabili, e sono molte migliaia; inoltre la loro presenza ha compresso il terreno, e l’acqua non riesce più a filtrare". "In sostanza - commenta il comitato 'No Dal Molin - i tecnici della ditta Cmc hanno creato una diga lunga 1400 m sotto il piano campagna del Dal Molin. Naturalmente, ne erano consapevoli, sapevano i danni che avrebbero prodotto".

Una documentazione fotografica è stata consegnata al sindaco di Vicenza, Achille Variati che ha detto di volerla presentare al commissario di governo Costa. "Voglio capire - ha commentato Variati - se questa presenza di acqua superficiale sia collegata o meno alla palificazione del terreno. Sullo stesso argomento sentirò formalmente anche Lorenzo Altissimo, direttore del Centro idrico di Novoledo". "Voglio capire - ha aggiunto Variati - se un problema c’è, se esiste cioè una correlazione tra le palificazioni e la falda a nord di Vicenza. Da parte del commissario di governo Paolo Costa ci attendiamo in tempi rapidi risposte esaustive, chiare e trasparenti, che fughino ogni dubbio su una vicenda che sta preoccupando la città".

Ma proprio il commissario governativo Paolo Costa tace. "Un silenzio inquietante" - commenta il comitato 'No Dal Molin'. "Non risponde alle ripetute telefonate dei giornalisti; di quelli più imparziali, che cercano le informazioni per scriverle così come sono, e di quelli più amichevoli che, invece, cercano una fonte con il quale accreditare le proprie affermazioni". Il comitato ricorda quindi che "per il commissario Costa realizzazione della Valutazione d’Impatto Ambientale avrebbe impedito la realizzazione della nuova Base al Dal Molin".

Intanto due esposti sono stati presentati alla Procura di Vicenza per denunciare i rischi ambientali all’interno della costruenda installazione militare al Dal Molin. Il primo, presentato a doppia firma dal consigliere regionale Gianfranco Bettin e da Olol Jackson è contro la Regione Veneto per omesso controllo e omissioni di atti d’ufficio sulle prescrizioni imposte dalla Vinca (Valutazione d’incidenza ambientale). Il secondo - invece - presentato dal Presidio con firmataria il consigliere comunale Cinzia Bottene contro le due cooperative emiliane vincitrici dell’appalto: la Cmc di Ravenna e la Ccc di Bologna "colpevoli di non aver rispettato i vincoli sul progetto". [GB]

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