Croce Rossa: legge antiterrorismo Usa viola diritto internazionale

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Il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, Jakob Kellenberger ha affermato che la legge sulle commissioni militari create dagli Usa per giudicare le persone sospette di terrorismo incarcerate a Guantanamo, approvata la settimana scorsa dal presidente americano, "viola le Convenzioni di Ginevra". Secondo Kellenberger la controversa legge non risponde alle norme del diritto internazionale, autorizzando l'uso da parte dei militari americani di metodi aggressivi di interrogatorio, la detenzione dei sospetti terroristi in prigioni segrete e processi gestiti dai militari. "Ad una prima lettura questa legge solleva inquietudine e molti quesiti" - ha detto il presidente del Cicr facendo esplicito riferimento a due esempi in grado di sollevare più di una perplessità: "la vasta definizione che è stata data della figura del 'combattente nemico illegale'" e "il fatto che non si vieti esplicitamente di ammettere prove ottenute con metodi coercitivi".

La nuova legge ignora anche alcune disposizioni comuni essenziali delle Convenzioni di Ginevra - l'articolo 3 - che vietano il trattamento umiliante e degradante e il rifiuto di un giusto processo, ha notato il presidente del CICR. Inoltre, la legge introduce "due livelli d'infrazione" e questa "distinzione tra le diverse infrazioni viola l'integrità dell'articolo 3 comune" alle Convenzioni di Ginevra - ha affermato."Con il tempo, la protezione offerta dall'articolo 3 comune è diventata così essenziale durante i conflitti che le sue disposizioni sono considerate oggi degli elementi fondamentali di umanità che devono essere rispettati in tutti i tipi di conflitti armati", ha aggiunto Kellenberger. Si tratta di uno standard "minimo" che tutti i paesi devono applicare in maniera integrale.

Sono proprio i molti passaggi della legge Usa che modificano o ignorano del tutto le disposizioni dell'articolo 3 delle Convenzioni a preoccupare il presidente della Croce Rossa, perché, ha spiegato, "vengono intaccati principi divenuti essenziali per preservare l'umanità durante i conflitti e queste disposizioni sono oggi considerate come gli elementi minimi d'umanità che dovrebbero essere rispettate in tutti i tipi di conflitti armati". Kellenberger ha ricordato che una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti dello scorso giugno riconosce l'articolo 3 comune a tutte le Convenzioni di Ginevra come il "quadro giuridico minimo applicabile alle persone arrestate nell'ambito della lotta al terrorismo".

Martedì il presidente statunitense George Bush ha firmato il "Military Commission Act of 2006", una legge che dovrebbe permettere di processare persone sospettate di terrorismo. Washington proseguirà anche il programma della CIA per condurre interrogatori in prigioni segrete all'estero. La legge potrebbe finire davanti alla Corte suprema, perché i difensori dei diritti umani obiettano che essa autorizza tecniche d'interrogatorio vicine alla tortura. Questa legge è stata introdotta dopo che la Corte suprema aveva annullato un primo sistema di commissioni militari che privava i sospetti del diritto ad un processo regolare.

L'associazione 'Citizens for Peace & Justice' di Roma ha chiesto al Ministero degli Esteri italiano se, in conseguenza di questa legge "ha in programma di diramare un avviso per i cittadini italiani che intendono recarsi negli Stati Uniti". "Tale avviso - nota l'associazione - dovrebbe spiegare che la nuova legge lascia al Presidente decidere, secondo una definizione vaga ed ambigua, chi è un "combattente nemico illegale". Questa definizione comprende non solo chi si è impegnato in atti ostili contro gli Stati Uniti o i suoi co-belligeranti, ma anche chi intenzionalmente e materialmente sostiene tali ostilità". Le prove al riguardo non devono infatti essere rese pubbliche. L'avviso dovrebbe sottolineare che i cittadini non statunitensi definiti come "combattenti nemici illegali" potrebbero essere arrestati, anche senza capi d'accusa, e imprigionati a tempo indeterminato. La nuova legge, infatti, elimina il diritto all'habeas corpus, ossia il diritto di contestare i motivi della propria detenzione davanti a un tribunale civile. [GB]

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