Crisi del gas: Legambiente, 'non serve il nucleare, ma risparmio e rinnovabili'

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"Ma quale diversificazione del mix energetico! Il nucleare non ci libererà affatto dalle importazioni dall’estero e non abbasserà le bollette degli italiani". Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente ha commentato le dichiarazioni rilasciate dal ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, in merito alla crisi del gas. Il ministro Scajola in una intervista a "Libero mercato" aveva affermato che "Il nucleare è l'unica fonte che può garantire di evitare rischi di approvvigionamento, oltre a permettere un prezzo della bolletta energetica più basso per cittadini e imprese ed assicurare un maggiore rispetto per l´ambiente, non avendo emissioni nocive nell'aria".

Secondo uno studio del Cesi ricerche – ricorda la nota di Legambiente – anche costruendo 4 mega centrali Epr di terza generazione evoluta, da 1600 MW ciascuna, risparmieremmo appena 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno, praticamente il contributo di un solo rigassificatore di media taglia. "Su una questione di primaria importanza come quella energetica – aggiunge il presidente di Legambiente – i cittadini hanno il diritto di avere un’informazione corretta e non una serie di frasi ad effetto che non trovano rispondenza nella realtà".

"L’Italia non ha bisogno del nucleare ma di un serio programma di risparmio, efficienza e sviluppo delle rinnovabili, che garantirebbero realmente la riduzione delle importazioni e la diversificazione delle fonti. E a proposito di ridurre la dipendenza dall’estero – conclude Cogliati Dezza - chiediamo per l’ennesima volta al Ministro d’indicarci dove sono in Italia le miniere d’uranio, risorsa scarsa e che dovremo ugualmente importare". Proprio per "smascherare la campagna di disinformazione del Governo italiano sulle presunte opportunità che il ritorno al nucleare garantirebbe al nostro paese, Legambiente ha iniziato nei mesi scorsi mobilitazione nazionale "Per il clima contro il nucleare" per favorire invece un programma energetico moderno, pulito e sicuro.

Intanto a Bruxelles si è svolta una riunione tra la Commissione Ue e i massimi responsabili di Gazprom e Naftogaz, le due società coinvolte nella cosidetta "guerra del gas": la Russia si è detta pronta a riprendere le forniture di gas all'Europa tramite l'Ucraina non appena la commissione di osservatori inviata dall’Ue arriverà sul posto. "Il nostro accordo con l’Ue - ha spiegato l'Ad di Gazprom, Alexei Miller - è che non appena la missione sarà dispiegata in Ucraina e avrà accesso alle strutture di trasporto, noi riprenderemo le forniture all'Europa". Il volume di gas "sarà ripristinato al 100%" - ha rassicurato il numero uno di Gazprom. Il nucleo centrale del contenzioso sta nel nuovo prezzo che l’Ucraina dovrà pagare in futuro per il gas: secondo la russa Gazprom si deve avvicinare sempre più a prezzi di mercato; per Kiev, soffocata da una drammatica crisi economica, il prezzo è troppo alto da sopportare.

Se l’interruzione delle forniture ha lasciato a bocca asciutta mezza Europa - e soprattutto Serbia, Bosnia e Bulgaria -, in Italia il governo afferma che non c‘è motivo di allarme, visto che le riserve dovrebbero essere sufficienti anche per due mesi. "E’ una situazione delicata ma non c‘è nessun allarme per l’Italia" ha ribadito il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, al termine della riunione del comitato per l’emergenza e il monitoraggio del sistema del gas che si è svolta oggi al ministero. Da parte privata l’amministratore delegato e direttore generale di Enel, Fulvio Conti, ha affermato che "il livello degli stoccaggi gas, ma anche le scorte di olio combustibile accumulate per tempo da Enel e utilizzabili nelle nostre centrali, ci fanno sentire tranquilli. Tuttavia - ha tenuto a ribadire - si ripropone la questione di un riequilibrio del nostro sistema energetico con un maggior utilizzo del carbone pulito, delle rinnovabili e il ricorso a fonti alternative di approvvigionamento come i rigassificatori". [GB]

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