Costituzione Europea: la visione dei movimenti sociali

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L'Europa come spazio pubblico e politico globale, vissuto da soggetti "altri" rispetto ai soli istituzionali, con una costituzione materiale agita dai movimenti sociali e una proposta costituente radicale e pratica. Così si può sintetizzare la visione dell'Europa emersa nel seminario "Quale costituzione Europea? Verso gli Stati Generali dell'altra costituzione" del Forum sociale di Riva del Garda.

Il testo licenziato dalla Convenzione è stato sostanzialmente bocciato da gran parte degli intervenuti, come un lavoro che non ha coinvolto la cittadinanza e che non è il frutto di un percorso democratico.

Titti Di Salvo, della segreteria nazionale della CGIL, lo definisce un "trattato costituzionale e non una costituzione", un passaggio di un processo più lungo il quale però sarà decisivo per l'affermazione della pace nel mondo. "L'Europa è una fortezza assediata", ha enfatizzato Di Salvo: "quest'anno le lotte sociali si sono espresse in tutti i paesi europei, da quelle per la pace a quelle sindacali. Occorre però rendere evidente il nesso tra impegno per la pace e per i diritti e l'Europa sociale che si vuole costruire".

"Bisogna fare un passo ulteriore", aggiunge Anubi Davossa (Disubbidienti), con una piattaforma di diritti più avanzata che non sia semplicemente una somma di diritti, ma sia un cambiamento del senso della cittadinanza. Nel testo si richiama un diritto a lavorare - dobbiamo insistere invece di diritto al lavoro".

Alessandra Mecozzi della FIOM ha sottolineato gli aspetti militaristi e contraddittori espressi dalla "nuova" Europa: il testo parla di "promuovere la pace" e non di "ripudiare la guerra", perchè "la scelta fatta è l'opzione militare, che mette in secondo piano o ultimo l'opzione sociale e quindi invoca un modello 'moderno' di difesa, in altre parole un riarmo".

"La grande e modernissima questione dell'acqua non trova posto in una Costituzione scritta con la testa rivolta all'indietro", dice Mario Agostinelli. "Un'idea dei servizi generali di pubblica utilità e della definizione di beni comuni non commerciabili potrebbe essere affermata: basterebbe un po' di coraggio, ma la Convenzione fa marcia indietro quando il dogma della privatizzazione avrebbe dovuto confliggere con l'utilità sociale".

Ma è Gianni Mattioli, deputato verde e cofondatore della rivista "Quale energia?" ad evidenziare l'abisso tra il nuovo trattato e la realtà. "Non c'è in questa Carta il senso drammatico di quanto sta accadendo oggi giorno. Che altro deve succedere dopo gli sconvolgimenti climatici di questi anni e una guerra dovuti a una folle politica energetica, per cui un paese si approvvigiona di energia occupando un altro paese?". "Ma attenzione" avvisa Mattioli "non è costruendo un'altra visione altrettanto astratta che si può sostituire questo testo. E da questa società complessa in cui viviamo che si deve disegnare una visione europea, cercando di mettere al centro i veri problemi: il diritto alla salute, il diritto all'ambiente, e non la "tutela" dell'ambiente come scritta attualmente, il diritto all'abitare, all'acqua. Questa carta parla di libera competizione" - ha concluso Mattioli - "ma non dice nulla a proposito di una equa distribuzione".

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