Corriere della Sera: liberi di informare?

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“Un’informazione di parte crea persone ferme sulle proprie posizioni”. L'incipit dell'incalzante campagna pubblicitaria del Corriere della Sera non lascia spazio a dubbi: “Per questo, ogni giorno ci battiamo per un’informazione completa e indipendente, che permetta a ognuno di conoscere i fatti e di farsi la propria opinione” - continua la rassicurante voce di sottofondo dello spot televisivo (qui il video). Il manifesto pubblicitario ci avverte poi che “Solo un'informazione indipendente combatte l'immobilismo”. Insomma in un paese che appare barricato dietro posizioni antagoniste, finalmente una voce che ci lascia “Liberi di pensare”. Ma è così? Vediamo un esempio.

26 novembre: il sito del Corriere piazza in bella evidenza un articolo dal titolo: Onu, accuse a due preti italiani: «Soldi ai guerriglieri hutu in Congo»”. Articolo che lo stesso giorno appare a tutta pagina anche nell'edizione cartacea.

Lo scrive l'inviato Massimo A. Alberizzi che riporta informazioni tratte da un "rapporto degli esperti nominati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite" - documento “ancora riservato” ma di cui il Corriere “è riuscito a procurarsi una copia”. Beh, non tanto “riservato” visto che il giorno prima gran parte della stampa internazionale ne dava ampia notizia affermando - come il Corriere - di averne in mano una copia (si veda: Reuters, BBC, The Irish Times, e poi Guardian, AllAfrica, Spiegel che cita il New York Times...).

Rapporto - secondo Alberizzi - “la cui lettura tiene incollati come un avvincente romanzo d’azione” che “non perdona i sacerdoti cattolici impegnati a combattere la loro guerra privata”. Dunque non si tratta di redivivi Camillo Torres: questi preti non sono in prima linea in una “guerra di liberazione” come il sacerdote colombiano, ma starebbero combattendo una loro “guerra privata”. In perfetta sintonia con le sporche guerre asimmetriche e le private companies di mercenari, vien da pensare.

Ma chi sono i novelli guerriglieros? Uno svariato numero, sembrerebbe, ma quelli che per il Corriere fanno titolo sono “due preti italiani”. Il missionario saveriano Piergiorgio Lanaro che avrebbe agito “con la complicità” di padre Franco Bordignon, tesoriere regionale dei saveriani, residente a Bukavu. Ah, questi giovani preti rivoluzionari!

Vero, Alberizzi non ci dice che i due missionari siano “giovani” (e come potrebbe visto che p. Lanaro ha 75 anni e p. Bordignon ne ha 68!), però la financial connection è avvincente: “Lanaro avrebbe deliberatamente deviato fondi raccolti in Europa a fini umanitari verso i combattenti dell’Fdlr, cosa che avrebbe fatto con la complicità di padre Franco Bordignon, tesoriere regionale dei saveriani” - scrive Alberizzi. Non so se è chiaro. Altro che fondi neri di qualche dittatore e fughe di capitali nei paradisi fiscali: qui c'è davvero roba che scotta.

E infatti il lavoro di investigazione degli “esperti dell'Onu” riesce a penetrare anche nei più reconditi meandri delle moderne tecnologie informatiche. Ci informa il Corriere: “Il gruppo di esperti – c’è scritto nel rapporto – ha ottenuto le mail originali che mostrano i collegamenti tra il missionario saveriano Piergiorgio Lanaro, che vive a Kasongo in Congo, e il presidente dell’Fdlr (Fronte democratico per la liberazione del Ruanda), Ignace Murwanashyaka, arrestato in Germania il 17 novembre accusato di stupro, crimini di guerra e contro l’umanità”. Sì, avete letto bene: gli esperti hanno “ottenuto le mail originali”.

Benedetti missionari! Non sono giovani e non sapranno usare le moderne tecnologie con la dovuta attenzione, ma farsi beccare a fare affari “via mail” anche con un tal guerrigliero, anzi il capo dei guerriglieri!. Continua Alberizzi: “Gli investigatori, per altro, sostengono le loro ragioni citando una mail con cui lo stesso padre Piergiorgio racconta della sua abilità nel raccogliere danaro per sostenere la causa del Fdlr. In un messaggio di risposta Murwanashyaka conferma il suo desiderio di ricevere questo finanziamento”. Una mail! Wow, che connection!

Ma i fondi, a quanto ammontano questi benedetti fondi deviati? Alberizzi non ce lo dice, ma se si fosse preso la briga di leggere (informarci) con attenzione avrebbe scoperto che si “fa riferimento a un aiuto di duemila dollari per l’acquisto di teloni di plastica per i tetti di capanne improvvisate, di farmaci e materiale didattico”. Questi si che son traffici da Interpol!

Il corrispondente del Corriere però ci assicura: “Il rapporto articola le accuse meticolosamente. Cita testimonianze, messaggi mail e conversazioni telefoniche, ricevute di pagamento e di trasferimento di denaro che svelano connessioni all’apparenza assurde”. Già assurde, appunto.

Ed ecco il gran finale. Scrive Alberizzi: “Al capezzale delle ricchissime regioni orientali del Congo siedono i sanguinari signori della guerra, accusati di spietati eccidi, le grandi multinazionali, che si spartiscono le risorse minerarie, le potenti diplomazie di tutto il mondo, con il loro cinismo che non si cura di stragi, carneficine e macelli, e organizzazioni non governative che parlano di assistenza umanitaria ma invece aiutano e armano feroci miliziani e guerriglieri. L’ex colonia belga è ancora una volta sull’orlo del disastro”.

C'è tutto il più trito ritornello dell'informazione nazionale sull'Africa: le "ricchissime regioni", "i sanguinari signori della guerra", gli "spietati eccidi", "le grandi multinazionali", "le potenti diplomazie" e le "organizzazioni non governative che parlano di assistenza umanitaria ma invece aiutano e armano feroci miliziani e guerriglieri".

Sull"orlo del disastro, invece, purtroppo non c'è solo il Congo, ma la nostra informazione. Una prova?

I missionari hanno diffuso alla stampa - tra cui il Corriere - la loro versione dei fatti. E il giornale di via Solferino che quotidianamente si batte - come ci ricorda la sua martellante pubblicità - “per un’informazione completa e indipendente”, l'ha prontamente pubblicata, vero? No. Finora niente.

Si sa, l'Africa ai giornali italiani serve soprattutto a buttare il mostro in prima pagina: che sia il dittatore di turno, il sanguinario guerrigliero o il missionario "faccendiere" fa poca differenza. Di quel che combina da quelle parti l'Eni ai paladini dell'informazione nazionale interessa poco: ciò che davvero conta per i media alla Corriere è non disturbare le lobby che li sostengono. In nome della “libertà di pensare”, ci mancherebbe.

Giorgio Beretta
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