Corea del Nord: una dittatura pronta a tutto

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Il regime stalinista della Corea del Nord ha annunciato che “è pronto a riavviare” il reattore nucleare di Yongbon, teatro del primo esperimento atomico fermato nel 2007 in un momento di disgelo con la comunità internazionale. Lo riferisce l’agenzia ufficiale del governo, la Kcna, che dall’inizio dell’escalation di tensione nella penisola coreana ha iniziato a pubblicare i suoi dispacci anche in inglese e spagnolo. Fino a un mese fa, questi venivano lanciati subito in coreano e tradotti solo il giorno dopo.

Il reattore in questione ha una capacità di 5 megawatt ed è stato fermato nell’ambito degli accordi del 2007 raggiunti dai Colloqui a sei sul disarmo nucleare. Dal dicembre del 2008 Pyongyang ha abbandonato il tavolo - che comprende le due Coree, Usa, Cina, Russia e Giappone - e ha iniziato una politica aggressiva soprattutto nei confronti di Seoul.

L’ultima mossa in ordine di tempo ha un duplice scopo: da una parte permetterà al Nord di estrarre plutonio dalle barre di combustibile esaurito, dall’altra dimostra che la strada diplomatica percorsa fino a ora è stata del tutto abbandonata dal giovane dittatore Kim Jong-un, terzogenito ed erede del “caro leader” defunto Kim Jong-il. La decisione, infine, risponde con atti pratici alle dichiarazioni di due giorni fa del regime, che ha annunciato di “voler rafforzare l’arsenale nucleare sia in termini di qualità che di quantità”

Parlando nel corso dell’assemblea straordinaria del Parlamento nordcoreano, Kim Jong-un ha dichiarato: “La nostra forza nucleare è un affidabile deterrente della guerra e una garanzia a tutela della nostra sovranità”. Nel suo intervento il dittatore punta il dito contro i “nemici”, a partire dagli Usa che tentano di trascinare Pyognyang nella corsa agli armamenti, e mette in evidenza la necessità di accelerare lo sviluppo economico. Anzi, ha aggiunto, “proprio la condotta di Washington e dei suoi alleati sono un tentativo di ostacolare il miglioramento economico” del Paese.

Una fonte cattolica che opera nell’ambito degli aiuti umanitari in Corea del Nord spiega ad AsiaNews: “La situazione peggiora perché il giovane Kim sembra essere pronto a tutto. La cosa peggiore è che eravamo riusciti a riprendere l’invio di alcuni materiali umanitari [bloccati da Seoul nel 2011 dopo l’affondamento della corvetta Cheonan da parte dei militari del Nord ndr] e stavamo mettendo a punto un calendario per altri invii”.

Il primo viaggio “era previsto per metà aprile e comprende medicinali contro la tubercolosi e cibo per la popolazione. Ci era voluto quasi un anno per raggiungere un accordo con le parti in causa, anche perché la situazione della gente comune nel Nord è terribile. Ora non so proprio cosa succederà: giorno per giorno cambiano le minacce e di conseguenza l’atteggiamento non solo di Seoul, ma di tutta la comunità internazionale”.

Joseph Yun Li-sun

Fonte: asianews.it

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