Cooperazione tra comunità: dai Balcani al Mozambico

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Una pubblicazione Creative Commons e basata sul principio del print on demand: il Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale (CFSI) ha edito “Trentino con”, una ricerca su quattro esperienze di cooperazione decentrata, fondandone la diffusione su valori quali la condivisione dei saperi e la riduzione dell’impatto ambientale. Conferendo la licenza CC alla ricerca, che può essere scaricata da internet (in formato .pdf) o richiesta in formato cartaceo, il CFSI ha deciso di consentire ad altri ricercatori di elaborare il materiale raccolto e studiato nel corso degli ultimi due anni, nella consapevolezza che la conoscenza cresce attraverso un percorso graduale e continuo. La pubblicazione “Trentino con - Ricerca valutativa sulle esperienze trentine di cooperazione decentrata (tra comunità)” ha impegnato un gruppo di ricerca del CFSI su un tema oggi centrale per il mondo della cooperazione internazionale: la cooperazione decentrata.

La ricerca ha preso in esame quattro programmi sviluppati e realizzati da vari soggetti in Bosnia Erzegovina, Kossovo, Serbia e Mozambico insieme alle comunità di Prijedor, Peja/Peć, Kraljevo e Caia, grazie al sostegno politico e finanziario della Provincia autonoma di Trento (PAT). La cooperazione decentrata è una forma di cooperazione che si fonda sul ruolo attivo degli enti locali del contesto d'origine e che prevede la mobilitazione del territorio e la creazione di progetti in partenariato con realtà omologhe dei paesi in cui si opera. In Trentino la cooperazione decentrata è definita “cooperazione tra comunità”, per sottolineare la centralità delle relazioni poste in essere: l’azione degli enti locali si accompagna all’ampia partecipazione della società civile, che mette a frutto le proprie competenze e professionalità, maturate in ambiti spesso non convenzionalmente legati al mondo della cooperazione. La pubblicazione “Trentino con” – realizzata attraverso un costante dialogo con i soggetti protagonisti dei programmi di cooperazione decentrata: l’Associazione Trentino con i Balcani, l’Associazione Progetto Prijedor e il Consorzio Associazioni con il Mozambico – ha evidenziato ricadute sociali positive su tutti i territori, su quello trentino come su quelli in cui si è operato: sono nate relazioni tra speaker radiofonici, studenti e docenti universitari, agronomi, operatori di cooperative e strutture per anziani, utenti di centri di salute mentale, guide alpine e numerosi altri soggetti. Molti ambiti di intervento indagati da “Trentino con” hanno rappresentato delle vere e proprie sperimentazioni che hanno stimolato la nascita di nuove progettualità, sia pubbliche che private, all’interno dei territori “altri”.

Un tratto distintivo delle quattro esperienze analizzate sono i Tavoli, luoghi d’incontro tra enti locali, associazioni che operano nell’ambito della cooperazione internazionale ma anche altri soggetti che non fanno usualmente cooperazione verso altri paesi ma che trovano interessi specifici nelle progettualità poste in essere. I Tavoli, che hanno avuto caratteristiche diverse a seconda delle esperienze analizzate, sono stati però con il tempo sostituiti da associazioni di secondo livello, maggiormente in grado di rispondere alle esigenze di gestione di programmi multisettoriali complessi. Il modello consortile non è necessariamente il più efficace, ma si è rivelato – almeno per le esperienze trentine – il più capace di rispondere ad esigenze di funzionalità nella realizzazione dei progetti.

Gli interventi indagati hanno evidenziato alcuni tratti comuni. Ad una prima “entrata in punta di piedi”, con la realizzazione di piccoli interventi per entrare in contatto con le persone, con la società civile e con le autorità locali, è seguita una fase creativa, con la raccolta delle istanze del territorio, la presa di contatto con soggetti trentini e lo sviluppo degli interventi. Una terza fase di consolidamento, che ha permesso di identificare le priorità del progetto, ha preceduto l’ultima fase di progressivo ritiro per far assumere i progetti a soggetti del territorio, cercando di renderli - quando possibile - anche economicamente sostenibili.

All’interno dei programmi, pur nella diversità dei luoghi e dei territori, la PAT ha contribuito a creare un ambiente favorevole e ha svolto una molteplicità di ruoli. Ente finanziatore, soggetto partecipante, promotore di linee di indirizzo e di gestione, fornitore di assistenza tecnica, interlocutore a livello politico e istituzionale: la ricerca ha evidenziato numerose modalità attraverso cui la PAT ha dato il suo contributo, stimolando il dibattito sui ruoli più appropriati che essa dovrebbe assumere, anche per meglio strutturare l’impiego delle risorse umane e finanziarie nelle iniziative di cooperazione decentrata.

La PAT ha iniziato ad impegnarsi nella cooperazione tra comunità alla fine degli anni ’90, ed ha destinato ad essa poco più del 10% dell’ammontare complessivo delle risorse destinate a sostenere progetti di cooperazione internazionale. La ricerca pubblicata dal CFSI rappresenta un prezioso lavoro di valutazione e di ricostruzione storica di quattro tra le più significative esperienze di cooperazione internazionale promosse dal Trentino negli ultimi 20 anni. Aver ricostruito la storia di queste esperienze e le loro peculiarità offre al Trentino uno strumento per dare una storia condivisa alla sua politica di “cooperazione tra comunità”, una politica di impegno e di desiderio di reciprocità guardata con favore a livello nazionale ed internazionale.

La ricerca sulle esperienze di cooperazione decentrata “Trentino con” è stata presentata alla Terza Assise sulla cooperazione decentrata organizzata dalla Commissione Europea e dal Comitato delle Regioni che ha avuto luogo a Bruxelles nel mese di aprile scorso. Un’occasione per mostrare all’Europa che in Italia c’è qualcuno capace di guardare al futuro e di progettare nuove forme di collaborazione, cooperazione e solidarietà.

Francesca Zeni

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