Consumo di suolo: «pensiamo a un piano Marshall per l’edilizia»

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È in discussione alla Camera in il disegno di legge noto come “salva suoli”. Da anni il forum Salviamo il Paesaggio (di cui Slow Food Italia fa parte) lavora per arrivare a un testo legislativo davvero risolutivo. Non sono stati pochi i contributi con cui abbiamo chiesto con forza la necessità di fermare definitivamente il consumo di suolo libero in atto nel nostro Paese. Purtroppo invece dobbiamo constatare che il testo inviato alla Camera è ben lontano dal perseguire con il dovuto rigore e la necessaria efficacia quello stop al consumo di suolo indispensabile. Eppure sembra che istituzioni non sembrano aver inteso la gravità della faccenda.

Abbiamo dunque chiesto a studiosi ed esperti come l’architteto Riccardo Picciafuoco (referente per le Marche del forum Salviamo il Paesaggio) perché doverci preoccupare di tutelare il suolo. 

Perché dobbiamo preoccuparci di tutelare il suolo?

Molto semplice: il suolo è una risorsa non rinnovabile! E se su acqua e aria (risorse invece rinnovabili) c’è una forte attenzione (pensiamo anche solo al movimento per l’acqua bene comune e al forum per l’acqua pubblica) sul suolo si fa molta più fatica. Probabilmente perché non abbiamo coscienza a sufficienza del ruolo e delle funzioni che ha il suolo nella nostra vita. Come ci dice sempre Carlo Petrini, la prima fonte di energia è il cibo e senza suolo non abbiamo cibo. Dobbiamo ricordarci il collegamento tra suolo e produzione alimentare: la salute del suolo è salute per le persone. E invece noi ne stiamo consumando quantità assurde senza con pericolosa noncuranza e tutt’ora nonostante la crisi economica, continuiamo: negli ultimi cinquant’anni ne abbiamo consumato per un’estensione pari a Piemonte, Lombardia e Veneto. E allora va bene sensibilizzare i cittadini, ma sono anche e soprattutto i nostri politici che devono intervenire. Bisogna dare una svolta.

Come è possibile migliorare il disegno di legge?

Siamo perplessi. Il testo arriva dopo tre anni di discussione con una proposta ancora insufficiente ad affrontare la gravità del problema data dalla continua erosione di suolo. Pensate alla costruzione di nuove infrastrutture, desertificazione, erosione, dissesto idrogeologico, inondazioni… Considerati tutti questi fattori non possiamo ancora avere un approccio titubante e incerto (quale quello del testo attualmente in discussione), ma deciso e rigoroso. Noi abbiamo proposto di congelare i piani regolatori. Molti legislazioni regionali (come Toscana, Lombardia) hanno impedito nuove varianti urbanistiche che prevedono nuovo consumo di suolo. Ma il problema è che nei piani regolatori vigenti sono previsioni urbanistiche sballate rispetto alle esigenze effettive di sviluppo urbanistico di Comuni e Regioni. Proprio la crisi edilizia ha messo in evidenza un patrimonio urbanistico male utilizzato, sotto utilizzato (da riabilitare) o non utilizzato in assoluto: esistono interi quartieri

Altro che grandi opere, si dovrebbe fare una grande opera di piccole opere che metta in sesto gli edifici: dal punto di vista sismico, energetico (abbiamo edifici energivori). Potrebbe essere oggetto di un investimento davvero epocale. Pensiamo a un piano Marshall per l’edilizia che possa mettere in sicurezza edifici, a norma dal punto di vista energetico e funzionali rispetto alle nuove esigenze. Le opere risanamento ambientale non possono più essere un fatto eccezionale: il clima è cambiato, bisogna prenderne atto e bisogna far si che da qui ai prossimi vent’anni si preveda nelle leggi di stabilità una cifra di 5 /010 miliari all’anno che serva per il risanamento del territorio e prevenzione. Basta mettere toppe e riparare i danni.

È vero che tutelare il suolo vuol dire mandare in crisi il settore edilizio?

No assolutamente, noi sosteniamo fortissimamente la necessità della rigenerazione urbana. E lo dico da urbanista architetto. L’edilizia finanzia un terzo del Pil: non vogliamo congelare l’economia ma chiediamo che tutto venga canalizzato su una grande opera di rigenerazione delle città. L’articolo 4 bis inserito all’ultimo nel testo Ddl parla di rigenerazione urbana. Ma non viene finanziato. Il rischio è poi non si insista e non si inserisca uno strumento per andare a liberare suoli impermebilizzati. La strada è il recupero dei luoghi interstiziali alla città. Quindi da una parte pensare anche a grandi interventi di recupero urbano e rigenerazioni, (demolizione di edifici che non servono più, o creare destinazione uso diversa) dall’altra sfruttare anche l’occasione per liberare il suolo per altre funzioni eco compatibili o verdi: orti urbani, parchi didattici, basta campetti de calcio! Verde vero dentro la città! La riqualificazione non era da inserire sul Ddl consumo di suolo per un obiettivo preciso, questo è un argomento da legge su governo del territorio. E pensare che legge vigente in urbanistica è del 1942, quado c’era un’altra Italia.

Michela Marchi da Slowfood.it

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