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Connessioni pericolose: armi Beretta per la polizia palestinese?
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Una giovane recluta carica con disinvoltura una pistola semi-automatica durante una dimostrazione aperta ai giornalisti nella scuola di polizia di Gerico, Cisgiordania. Terminato l’addestramento, la futura poliziotta andrà ad alimentare le fila della prima unità di polizia Palestinese interamente composta da personale femminile con compiti anti-sommossa. 220 poliziotte che verranno dispiegate su tutto il territorio controllato dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) durante proteste e manifestazioni, per controllare e arrestare “facinorosi” e facilitare le operazioni di ordine pubblico in un ambiente “conservativo” dove, a detta del Colonnello Ramadan Awad, vicecomandante della polizia Palestinese, “vecchi atteggiamenti” nei confronti delle donne rendono difficile il lavoro dei tutori della legge.
Un osservatore attento alle problematiche di genere non potrà non notare che tali concetti e pratiche di operazione vengono puntualmente strumentalizzati e riproposti in contesti dove missioni di “pace” occidentali si trovano a supportare efficienza e tecniche di pacificazione delle forze di polizia “locali”, i cui risultati spesso contraddicono il discorso politico sui diritti umani e di genere. Ma il dettaglio che ha particolarmente catturato l’attenzione dell’Autore è stato l’arma impugnata dalla recluta durante la simulazione. Una sagoma familiare, canna e carrello che richiamano alle caratteristiche marchio di fabbrica delle pistole prodotte in Italia dalla Beretta.
Non è semplice tracciare la provenienza e stimare il numero esatto di armi in dotazione alle forze di sicurezza Palestinesi. Il contesto entro il quale la polizia Palestinese opera è ancora quello dell’occupazione Israeliana e le restrizioni imposte sugli armamenti non permettono all’ANP di acquisire direttamente sul mercato l’equipaggiamento necessario. L’Intifada al-Aqsa (2000-2005) ha favorito la circolazione di armi leggere, spesso contrabbandate attraverso i confini tra la Striscia di Gaza ed Egitto, ma successive operazioni dell’ANP ne hanno consentito un parziale recupero. Anche programmi “covert” di supporto alle forze di sicurezza Palestinesi hanno contribuito ad introdurre armi nei Territori senza meccanismi di controllo e regolamentazione.
Nel corso del 2006, grossi quantitativi di armi leggere provenienti dall’Egitto sono stati destinati alle forze di sicurezza fedeli al presidente ANP, Mahmoud Abbas (Fatah), nel tentativo di contrastare militarmente Hamas che aveva vinto la maggioranza dei seggi nelle elezioni legislative. Il risultato di tale politica, supportata dagli Stati Uniti di George W. Bush, è stato uno scontro tra le forze di Abbas e Hamas in Gaza (10-15 Giugno 2007), che ha portato all’attuale divisione tra la Striscia, controllata da Hamas, e la Cisgiordania, dove l’ANP governa con il supporto della comunità internazionale.
Un confronto tra fonti aperte, seppur parziale, consentirebbe di individuare nelle pistole prodotte dall’egiziana “Maadi Company for Engineering Industries (Factory 54)”, controllata dal “Ministry of Military Production”, un possibile riscontro ed una traccia dell’arma in questione. La Maadi produce su licenza Beretta un modello di arma corta in calibro 9X19 mm denominato “Helwan”, paragonabile a quello in dotazione alla polizia Palestinese. L’originale Beretta di riferimento è il modello “1951” calibro 9X19 mm in produzione dal 1949-1980. Entrambe le produzioni adottano un caricatore da 8 colpi. Tuttavia, non è semplice determinare con quale carico tali armi sarebbero giunte nei Territori. Alcune fonti descrivono Israele come utilizzatore del modello egiziano: armi in parte confiscate durante le guerre con l’Egitto (1948, 1956, 1967, 1973) o acquistate in commercio.
L’unica certezza sembrerebbe la funzione di tali armi e forze di polizia. In una recente dichiarazione pubblica, Khalil Assaf, membro della commissione sulle libertà civili stabilita in seguito alla formazione del governo di unità nazionale Palestinese, denuncia la continua pratica di arresti arbitrari su base politica in Cisgiordania ad opera della polizia ANP. La polizia è addestrata dalla missione europea EUPOL COPPS con sede a Ramallah ed un budget allocato di €9.8 milioni (2014-2015). Particolare attenzione è posta nel consolidamento di una forte componente anti-sommossa. L’Italia partecipa alla missione con personale della Polizia di Stato supportato con €64.230 stanziati dal D.L. n.109 (1 Agosto 2014).
Gabriele Mombelli
(Ricercatore dell’Osservatorio OPAL di Brescia)