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Commercio: l'alleanza dei popoli a Ginevra per la Wto
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Tra il 27 e il 29 luglio l'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) terrà a Ginevra un primo Consiglio Generale con l'obiettivo di far avanzare significativamente il ciclo dei negoziati commerciali cominciati a Seattle, rilanciati a Doha e bloccati con il contributo dei movimenti e della società civile internazionale a Cancun due anni fa. La conferenza ministeriale di Hong Kong si avvicina e i Paesi membri della Wto vogliono arrivare all'appuntamento pubblico avendo sciolto tutti i nodi più controversi intorno ai quali si concentrano le critiche dei Paesi più poveri del mondo come delle organizzazioni e dei movimenti che si battono per un commercio più giusto, per il rispetto di un quadro di diritti internazionali, umani, sociali, dell'ambiente e del lavoro.
La scorsa estate il July Pack, il documento-cornice approvato nel luglio 2004 proprio a Ginevra, ha inserito nei negoziati nuovi elementi decisamente contrari a un quadro di regole più giusto e solidale, in difesa dei beni comuni essenziali come l'acqua. Per questo, dopo una riunione internazionale tenutasi il 19 aprile a Ginevra, più di quaranta NGO's, sindacati e movimenti sociali hanno proposto di formare un coordinamento chiamato "Alleanza dei Popoli di Ginevra" per organizzare un consiglio generale dei popoli, durante la riunione del Consiglio Generale dell'Omc. "Nel percorso verso Hong Kong, sono fissate due riunioni del Consiglio Generale in cui sono previste decisioni importanti in tutte le aree. Il summit ministeriale di dicembre a Hong Kong, quindi, può transformarsi in poco più di una sessione di ratifca, piuttosto che una riunione decisionale. Di conseguenza è di importanza fondamentale assicurare una pressione popolare e attenzione internazionale sulle prossime riunioni del Consiglio Generale a Ginevra."
Il prossimo consiglio della Wto sarà tra il 19-20 ottobre e a livello internazionale ci saranno delle iniziative proprio a Ginevra. Per la mobilitazione prevista per ottobre si sta organizzando una manifestazione internazionale, un congresso internazionale sui primi dieci anni dell'Omc e mobilitazioni locali in tutto il mondo. In particolare il 22 e 23 ottobre è programmato a Liegi, in Belgio, anche un incontro internazionale degli amministratori che si sono attivati con mozioni e dichiarazioni contro l'accordo sul commercio dei servizi (GATS). E anche su questi accordi le trattative non stanno andando bene. Mentre i paesi occidentali vogliono premere ulteriormente l'accelerazione nella liberalizzazione del movimento di capitali e investimenti, i paesi catalogati come in via di sviluppo premono per ottenere almeno una simmetria per il movimento dei lavoratori, che è accettato da Usa e Ue solo per quello altamente specializzato.
Intanto, grazie alle pressioni delle lobby di varie multinazionali, l'Europa vorrebbe definire un elenco non troppo lungo di servizi chiave ed obbligare tutti i paesi membri ad impegnarsi per liberalizzarne almeno un numero prestabilito. Inoltre vorrebbe che i paesi vincolassero al GATS almeno lo status quo perché la maggioranza non si è impegnata a legare al GATS la propria situazione di apertura di mercato. Il perché è presto detto: tutti sanno che una liberalizzazione vincolata al GATS è praticamente irreversibile (eccetto che per le poche potenze mondiali che possono fare le regole e non rispettarle). La proposta europea, ad una attenta analisi, appare però in contrasto con la struttura stessa del GATS, la cui flessibilità e adattabilità è uno dei vanti dichiarati del WTO. Obbligare i paesi a vincolare un set minimo di categorie e chiedere la cancellazione di molte eccezioni limitative significherebbe violare alcuni articoli che definiscono la flessibilità dell'accordo, soprattutto verso i PVS. [AT]
Altre fonti: Osservatorio sul commercio internazionale, Consiglio Generale dei Popoli