Come compleanno, Aung San Suu Kyi chiede “pace”

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Per Aung San Suu Kyi la pace è il valore più importante per lo sviluppo del Myanmar e invita alla “cooperazione” per raggiungere l’obiettivo. Ma nel Paese si ripetono i casi di violenze, soprattutto nel nord, dove è riesploso il conflitto fra l’esercito governativo birmano e le milizie ribelli Kachin. Attivisti per i diritti umani denunciano casi di stupro e omicidio – avvenuti nelle scorse settimane – per mano di un gruppo di soldati contro donne appartenenti alla minoranza etnica.

Domenica, nella sede della Lega nazionale per la democrazia (Nld) a Yangon, la leader dell’opposizione birmana ha festeggiato il suo compleanno. La “Signora” – come viene chiamata con affetto dai sostenitori – ha compiuto 66 anni, dopo averne trascorso 15 degli ultimi 21 agli arresti per la sua lotta a favore dei diritti umani in Myanmar. “Per procedere con lo sviluppo e la prosperità – ha affermato Aung San Suu Kyi (nella foto insieme al figlio Kim Aris) – la prima cosa di cui ha bisogno un Paese è la pace”. Per questo, ha aggiunto la donna, “il mio augurio di compleanno è che tutti noi possiamo vivere in pace”. La Nobel per la pace invita tutte le parti in causa alla “cooperazione” perché non bastano gli sforzi di una singola persona o di una organizzazione. Intanto i suoi sostenitori hanno ribattezzato il 19 giugno, in suo onore, quale “Giornata della donna in Birmania”.

Se la leader del’opposizione invoca la pace, dal Myanmar arrivano venti di guerra e violenze soprattutto nel nord, nello Stato Kachin, al confine con la Cina. Il gruppo attivista pro-diritti umani Kachin Women’s Association Thailand (Kwat) ha denunciato lo stupro di sette donne della minoranza etnica, ad opera delle truppe governative stanziate nell’area per contrastare l’attività delle milizie ribelli Kachin Indipendent Army (Kia). In seguito alle violenze sessuali, quattro di loro sono morte.

I casi si sono verificati nelle scorse settimane all’interno o nelle vicinanze del distretto di Bhamo e l’ultimo risale al 17 giugno scorso. In Myanmar lo stupro è usato dall’esercito governativo come “arma di guerra”; sono numerosi i casi documentati da associazioni pro-diritti umani e attivisti. Nel 2002 lo Shan Women’s Action Network ha pubblicato un rapporto intitolato “Licenza di violentare”, dal quale è emerso che fra il 1996 e il 2001 si sono verificati 173 casi di violenze sessuali, ad opera dei governativi contro donne della minoranza etnica. Di questi, il 61% è risultato opera di una violenza di gruppo e il 25% circa si è concluso con la morte della vittima.

Da AsiaNews

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