Colombia: continua l'assassinio di leader delle Comunità di Pace

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Il 26 ottobre 2005 viene trovato il corpo senza vita di Orlando Valencia vicino a Chigorodò ammazzato da un colpo sparato alla fronte, era sparito alcuni giorni prima. Il 17 novembre 2005 viene ucciso da una granata Arlen Salas David presso Arenas Altas. Il primo faceva parte d! ella Comunità afro-colombiana di Jiguamiandò e Curvaradò, mentre il secondo era membro della Comunità di Pace di San Josè di Apartadò. Due uomini uniti dallo stesso tragico destino. Per quanto tempo ancora dovremo raccontare di minacce, di uccisioni, di massacri, di soprusi contro i membri delle Comunità di Pace colombiane?

Le Comunità di Pace sono una realtà nata in Colombia alla metà degli anni '90. Il conflitto in quel periodo era peggiorato drammaticamente e l'inizio degli operativi paramilitari nella zona di Urabà-Chocò (zona a nord della Colombia, vicino al confine con Panama) aveva prodotto massacri, sfollamenti forzati e sparizioni.

Nel 1997 la Diocesi di Quidbò affermava: "La guerra che colpisce oggi il Chocò non è casuale, ma causale. Quando si vedono gli interessi nazionali e internazionali che si proiettano sul Chocò, si capisce come in nome di questi interessi si stia assassinando e cacciando la popolazione, si capisce come, quando cominciano le mire economiche sul Chocò, cresca il cordone paramilitare"(! Colombia, il paese dell'eccesso, Guido Piccoli).

L'ubicazione geografica, la biodiversità, la quantità di materiali preziosi, i progetti agroindustriali sono solo alcuni esempi del grande interesse e dell'immensa ricchezza che richiama tanta attenzione da parte di tutti i gruppi armati legali e illegali del conflitto colombiano e delle grandi imprese multinazionali.

La popolazione civile decide di opporsi a tutto questo, di cercare una via alternativa, di creare un meccanismo di protezione, di tirarsi fuori dalle regole del sanguinoso conflitto che da decenni caratterizza la Colombia. Nascono così le Comunità di Pace, esperienze di resistenza civile nonviolenta. "Questa costruzione alternativa si oppone senza dubbio alla guerra, e per tanto a questa logica di morte. Per questo non possiamo partecipare in nessuna forma con nessun attore armato, né permettere la presenza di qualcuno ! di loro in mezzo a noi" (San Josesito una historia de dignidad, comunicato della Comunità di Pace di San Josè di Apartadò).

Le Comunità di Pace si sono date delle regole interne. Non intervengono in nessuna maniera nella guerra, i suoi membri non portano armi, non collaborano e non passano alcun tipo di informazione a nessun attore armato sia esso legale o illegale, lottano contro l'impunità denunciando le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, ricercano una soluzione pacifica del conflitto. Hanno scelto di dichiararsi pubblicamente neutrali. Una scelta che però non risponde alle necessità strategiche dei gruppi armati e per questo sono continuamente vittime di persecuzioni. Pur avendo delimitato i loro territori, pur in accordo con le norme del diritto internazionale umanitario che riconoscono tale spazio quale luogo di protezione della popolazione civile continuano le incursioni, gli attacchi e le uccisioni.

L'esercito e i paramilitari accusano i membri delle Comunità di Pace di essere guerriglieri o suoi collaboratori, la guerriglia li minaccia e cerca di strumentalizzarli.

"Sappiamo che per il governo i nostri bambini sono guerriglieri, e per questo l'esercito spara e li uccide; per il governo siamo semplicemente dei collaboratori della guerriglia, e per questo non risparmia sforzi per distruggerci" (comunicato della Comunità di Pace di San José di Apartadò, 18 novembre 2005).
In una carta aperta indirizzata al Presidente della Colombia, Alvaro Uribe Velez, l'ex sindaco di Apartadò Gloria Cuartas afferma: "Che cessi il fuoco contro la comunità di pace di San José di Apartadò, che cessi il fuoco contro le comunità indigene del Nord del Cauca, che cessi il fuoco contro i difensori dei diritti umani. Da chi proviene l'ordine? Cosa stiamo facendo noi colombiani e colombiane di fronte a questi atti di terrore?"

di Lucia Benuzzi

Siti di interesse:
www.cdpsanjose.org
www.colombia.indymedia.org
www.choco.org

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