Colombia: Commissione di Giuristi condanna il governo

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Un nuovo documento ufficiale della Commissione Internazionale di Giuristi condanna il governo colombiano. "La politica del Governo colombiano negli ultimi tre anni ha contribuito allo smantellamento dello stato di diritto ed a consolidare l'impunità" - afferma il rapporto pubblicato dalla Commissione Internazionale di Giuristi (CIJ). Dallo studio emerge come la legislazione adottata dal governo nell'ambito della sua politica di sicurezza democratica, di fatto smantelli lo stato di diritto, indebolisca l'indipendenza del potere giudiziale ed aggravi la situazione dei diritti umani. Allo stesso tempo la CIJ nel documento deplora il Decreto 128 del 2003 (legge chiamata di "Giustizia e Pace") nella quale vengono adottate misure relative al processo di smantellamento dei gruppi paramilitari di estrema destra che in realtà legalizzano e lasciano nell'impunità migliaia di gravi crimini commessi da questi gruppi e non garantiscono il diritto delle vittime alla giustizia, verità e riparazione. Dal principio del processo, migliaia di paramilitari sono stati "reintegrati" nonostante avvessero commesso centinaia di crimini come assassini e sparizioni - riporta un comunicato di A Sud.

 

Il documento completo: in .pdf

"Questo processo è lontanissimo dall'essere stato trasparente, non è mai stato accompagnato da un meccanismo di verifica effettivo. Invece che permettere di superare il paramilitarismo, consolida il potere politico ed economico dei paramilitari, ha scritto nel documento ufficiale la CIJ. Nelle sue raccomandazioni la CIJ sollecita il governo colombiano a cambiare la sua politica di sicurezza affinchè sia compatibile con i principi basici dello stato diritto e con gli obblighi internazionali presi dalla Colombia e chiede di respingere qualsiasi legislazione che contribuisca all'impunità. Allo stesso modo la CIJ esorta il governo colombiano a prendere immediate misure per lo smantellamento effettivo delle strutture paramilitari e per far si che i membri della Forza Pubblica implicati in attività paramilitari, violazioni dei diritti umani, crimini di lesa umanità e crimini di guerra, siamo portati davanti alla giustizia ordinaria. La CIJ chiama la comunità internazionale ad assicurare che tutte le strategie di cooperazione siano condizionate al fatto che le autorità colombiane prendano misure effettive contro l'impunità e tese a garantire lo stato di diritto. "Vista la legislazione vigente che legalizza l'impunità e l'enormità dei crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi in Colombia, la Corte Penale Internazionale dovrebbe intervenire nella questione" - conclude nel documento la CIJ.

Durante il mese di agosto sono aumentati i massacri, le violazioni e le minacce contro la società civile colombiana, le organizzazioni sociali, i sindacati, le comunità indigene, i difensori dei diritti umani e le organizzazioni internazionali di volontariato impegnate nel paese - riporta sempre A Sud. La Organizzazione Indigena della Colombia (ONIC) e le diverse agenzie presenti delle Nazioni Unite ne hanno dato conoscenza proprio durante la conferenza convocata a Bogotà per la giornata internazionale dei popoli indigeni.

Intanto nei giorni scorsi le 'Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia' (Farc) hanno annunciato che "non rinunciano" a cercare un avvicinamento con il governo presieduto da ぀lvaro Uribe e, soprattutto, con il Parlamento. Il portavoce del gruppo guerrigliero di sinistra, Raùl Reyes ha affermato che "se (gli elettori) hanno imposto Uribe per altri quattro anni, è inevitabile cercare un avvicinamento". Reyes, parlando con la radio colombiana 'Rcn' ha poi espresso gradimento per l'invito del presidente del Parlamento, la signora Dilian Francisca Toro, a realizzare un incontro di parlamentari con rappresentanti delle Farc, per tentare di avviare il processo di pace - segnala l'agenzia Misna.

Il 7 agosto scorso il presidente Alvaro Uribe si è reinsediato nel palazzo presidenziale senza particolari incidenti, ma si è notata l'assenza dei leader di diversi paesi latinoamericani: sia Chavez che Lula che Kirchner hanno preferito saltare l'appuntamento con Uribe. Assenze che non sono piaciute a Bogotà, non compensate dalla presenza di una dozzina di presidenti latinoamericani e del principe Felipe di Borbone (unico ministro europeo presente, il premier olandese).

In una lettera diffusa lo scorso aprile, Amnesty International aveva sollecitato i candidati alle elezioni presidenziali colombiane, svoltesi il 28 maggio, a spiegare cosa intendessero fare per affrontare la crisi dei diritti umani del paese e, in particolare, l'impatto sulle popolazioni sfollate della recente smobilitazione dei gruppi paramilitari legati all'esercito. Dal 1985 i paramilitari, la guerriglia e le forze di sicurezza hanno costretto oltre tre milioni di persone a lasciare le proprie abitazioni: altre decine di migliaia sono state uccise, fatte sparire, torturate o sequestrate. [GB]

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