Cnca: le coop sono una risorsa per il paese

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Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) esprime la propria solidarietà al mondo cooperativo italiano - di cui molte organizzazioni aderenti alla Federazione fanno parte - che è stato sottoposto recentemente a un attacco forsennato.

La furia di uno schieramento politico che teme di perdere duramente le prossime elezioni legislative, infatti, si è concentrata sulle azioni di alcuni singoli - per quanto rilevanti siano stati i loro incarichi - implicati nell'affaire Unipol-BNL, per denigrare un'esperienza di democrazia economica e di sviluppo sociale che è internazionalmente riconosciuta come tra le più originali ed efficienti dell'economia italiana.

I dati della Lega delle cooperative sono, al proposito, illuminati: 45 miliardi di euro di fatturato, una crescita media del 6% negli ultimi tre anni, 400mila lavoratori dipendenti, oltre 6 milioni di soci, il 10% di cooperative composto da imprese con più di mille addetti. Insomma, un gruppo italiano che avanza nel panorama dell'economia nazionale.

Né è giusto affermare, come alcuni hanno fatto, che le coop - ormai - sono "come tutti gli altri". Il movimento cooperativo ha garantito, nel corso della propria lunga storia, alcuni valori fondamentali per lo sviluppo del paese, che solo recentemente - e spesso strumentalmente - il mondo profit ha scoperto: l'alta intensità del fattore lavoro sul capitale; modelli decisionali partecipati; il forte rapporto con il territorio e una struttura interessata a conciliare gli interessi dei diversi soggetti della collettività; gli investimenti degli utili per la qualità dei prodotti e dei processi produttivi, ma anche per lo sviluppo locale. Non a caso, è stato notato che quasi il 90% (circa 17 miliardi di euro) del capitale investito dalle quindici cooperative che compongono la cordata per l'acquisizione della BNL proviene dalla base sociale.

In questo quadro non bisogna dimenticare l'apporto essenziale al benessere sociale che viene dato quotidianamente da un ambito specifico della cooperazione: quello delle coop sociali. Secondo l'ultimo rapporto presentato dal Consorzio Gino Matterelli, si tratta di 7100 realtà, con 267mila soci, 223mila persone remunerate, 24mila persone svantaggiate che seguono in esse percorsi di inserimento lavorativo. Un mondo che ha assicurato tutela dei diritti e coesione sociale per una larga fascia di cittadini per i quali il mercato profit non ha niente da offrire.

Tutto ciò, a nostro avviso, giustifica a sufficienza i vantaggi fiscali di cui la cooperazione continua a godere.

Vengano, perciò, perseguiti dalla giustizia eventuali illeciti penali, ma si smetta di denigrare una delle migliori esperienze economiche e sociali del paese.

Si colga, piuttosto, l'occasione per rilanciare la sfida a cambiare il modello gestionale delle imprese in direzione di una maggiore democrazia economica, di livelli di partecipazione più ampi e di una distribuzione del potere più equilibrata, di garanzia di ricadute certe sul benessere delle comunità locali (responsabilità sociale) e sulla capacità reale di garantire il diritto al lavoro di tutti i cittadini.

Queste ci sembrano le vere questioni a rilevanza nazionale che dovrebbero sollecitare la dialettica e il confronto politici.

Fonte: Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza

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