Cluster bombs: dalla società civile appello per la messa al bando

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I rappresentanti della società civile ed i sopravvissuti alle cluster bomb provenienti da tutto il mondo chiedono ai governi di sostenere una messa al bando totale delle bombe a grappolo senza eccezioni. L'appello arriva mentre più di 100 governi si apprestano ad iniziare a Dublino la Conferenza internazionale sulle Cluster Munitions, due settimane dedicate alle negoziazioni finali per il nuovo Trattato internazionale per la messa al bando delle bombe cluster. "Alcuni Stati cercano di indebolire il trattato" - sottolinea la campagna 'Stop Cluster Munitions'. I rappresentanti della società civile si aspettano che questo sia il più importante trattato sul disarmo dalla messa al bando delle mine antipersona avvenuto un decennio fa.

La bozza del Trattato definita durante la Conferenza di Wellington (Nuova Zelanda) proibisce l'uso, la produzione ed il commercio di munizioni a grappolo, e stabilisce un termine ultimo per la distruzione di tutti gli stock esistenti di queste armi. Inoltre richiede la bonifica delle aree contaminate entro una data determinata, e contiene degli specifici obblighi legali di assistenza e cura per le vittime e le loro comunità a carico degli Stati.

Il processo per il Trattato è stato lanciato a Oslo nel febbraio 2007 dove 46 paesi si trovarono d'accordo nel concludere entro il 2008 un trattato che proibisse le cluster bombs "che provocano danni inaccettabili ai civili". Il testo del Trattato è stato sviluppato nel corso di riunioni internazionali svoltesi in Perù, Austria e Nuova Zelanda, con più di 140 paesi che hanno partecipato all'ultima fase del processo.

I paesi che partecipano al 'Processo di Oslo' comprendono la maggior parte degli utilizzatori, produttori e possessori di stock di munizioni a grappolo ma non vi partecipano Stati Unti, Cina, Russia, India, Pakistan e Israele cioè i maggiori produttori e possessori di stock di munizioni cluster: tra questi hanno utilizzato munizioni cluster Stati Uniti, Russia e Israele.

Durante le negoziazioni della Conferenza di Dublino ci saranno tre aree principali su cui si dibatterà. Primo: alcuni Stati in particolare - Danimarca, Francia, Giappone, Olanda, Svezia ed il Regno Unito - stanno cercando di proteggere dalla messa al bando, ponendo delle eccezioni, alcune munizioni cluster presenti nei loro arsenali sostenendo che sono ancora militarmente necessarie e che non provocano tanti danni quanto altre munizioni a grappolo. Secondo: alcuni Stati ricercano un "periodo di transizione" che va dai 7 ai 15 anni durante i quali possano ancora utilizzare le munizioni cluster bandite, sostenendo che non possono rinunciare a queste armi - pur riconoscendo che causano danni inaccettabili per i civili - fino a quando non avranno sviluppato alternative militari. La richiesta più incalzante per il periodo di transizione proviene da Francia, Germania, Giappone, Svizzera, e il Regno Unito.

Infine alcuni Stati stanno cercando di cancellare o indebolire la clausola del Trattato che proibisce agli Stati Parte di assistere nell'uso di munizioni cluster Paesi durante operazioni militari congiunte. I paesi che maggiormente sostengono il tema dell' "interoperabilità" sono Australia, Canada, Giappone e Regno Unito. Gli Stati Uniti hanno fatto pressione su diversi dei loro alleati su questo punto.

"Confidiamo davvero che prevalga il rispetto per i diritti umani e la reale volontà di tutela delle popolazioni civili - dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna italiana contro le mine - non accettando l'indebolimento del testo del Trattato a favore degli interessi dei Paesi produttori e da sempre recalcitranti a queste iniziative da parte della società civile".

La conclusione dei lavori è fissata per venerdì 30 maggio 2008, quando gli Stati partecipanti adotteranno il testo finale del Trattato, dopo questa data non potranno più essere apportati cambiamenti. Il Trattato sarà poi aperto alla firma, a tutti i paesi, anche quelli non presenti durante i lavori, ad Oslo il 2-3 dicembre 2008. Dopo aver firmato il Trattato, affinché diventi pienamente e legalmente vincolante, i Paesi dovranno ratificarlo, attraverso approvazione legislativa nazionale.

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