Clima: le politiche americana e cinese

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Il Presidente americano George W. Bush ha ribadito in questi giorni le motivazioni che l'hanno indotto a non accettare il trattato di Kyoto definito: "un accordo "sbagliato" che se attuato provocherebbe gravi danni all'economia americana e la perdita di quasi cinque milioni di posti di lavoro, mentre non impone alcun vincolo ai Paesi in via di sviluppo e ad altri grandi inquinatori come l'India". In alternativa al trattato di Kyoto, il presidente Bush propone una serie di incentivi, anche di natura fiscale, per gli imprenditori che ridurranno le emissioni dei cosiddetti gas serra. Così facendo, sostengono le associazioni ambientaliste, l'amministrazione statunitense non definirebbe degli obiettivi di riduzione vincolanti per il comparto industriale, ma "incentivi", "impegni volontari", "incoraggiamenti". Greenpeace e Wwf denunciano inoltre come la politica sul clima annunciata da Bush sia stata scritta in realtà dalla Esso/Mobil. "Si continua a parlare della Enron, ma è ora di spostare l'attenzione sulla Esso, che ha speso molte più energie nell'azione di lobby sul Campidoglio ed ora con questa politica sul clima, ottiene quello per cui ha pagato" afferma Domitilla Senni, direttore generale di Greenpeace. Dall'altra parte del mondo la Cina, durante un incontro di ministri dell'ambiente asiatici ed europei, ha intanto lanciato un appello per una sollecita approvazione del Protocollo di Kyoto sul cambiamento del clima, affermando che il trattato porterebbe beneficio sia ai paesi ricchi sia ai paesi poveri. Xie Zhenhua, direttore dell'Agenzia di Protezione Ambientale Cinese, ha annunciato che il suo Paese intende raddoppiare i finanziamenti per risanare il suo inquinamento dell'aria nel corso dei prossimi cinque anni.
Pubblicato il: 15.02.2002
" Fonte: » Greenpeace, Vita, Goodnews, CNN Italia;
" Azione: » Stop Esso!, WWF, Guida Clima;

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