Clima: i Paesi poveri pagano già i cambiamenti, dall'Ue solo "fondi riciclati"

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Non sono state centi ma il doppio le piazze coinvolte in "Cento piazze per il clima", l'iniziativa organizzata dalla coalizione "In Marcia per il Clima" per sensibilizzare i cittadini sull'urgenza della lotta ai cambiamenti climatici e sull'impegno che il nostro Paese dovrà assumersi nella riuscita del vertice in corso nella capitale danese. La coalizione chiede al nostro Governo un’iniziativa politica che porti a un accordo mondiale "equo, solidale e vincolante" per la riduzione dei gas serra; di adoperarsi per ridurre nel nostro Paese le emissioni di gas che danneggiano il clima della terra; di migliorare l'efficienza energetica di industrie e trasporti; di valorizzare il contributo dell'agricoltura far posto alle fonti energetiche rinnovabili, sicure e non inquinanti che rappresentano anche un'occasione di sviluppo per il nostro sistema produttivo e di lavoro dignitoso per molti dei nostri giovani.

Intanto le associazioni presenti alla Conferenza sul clima di Copenhagen evidenziano che gli impatti del cambiamento climatico hanno già colpito i Paesi più poveri che hanno meno possibilità di affrontarli. "Oltre a causare fenomeni più evidenti, quali la fusione dei ghiacciai e il conseguente previsto innalzamento del livello del mare, il cambiamento climatico infatti incide pesantemente sulla produzione agricola, la disponibilità d’acqua, la salute e la possibilità di procurarsi beni di prima necessità" - ha dichiarato la portavoce del CINI, Coordinamento Italiano Network Internazionali, composto da ActionAid, AMREF, Save the Children, Terre des hommes, VIS, WWF e World Vision. Tra il 1990 e il 1998 ci sono stati 568 disastri naturali di grandi dimensioni, di cui il 94% in Paesi in via di sviluppo e 262 milioni di persone annualmente, nel periodo 2000-2004, sono state colpite da disastri legati al clima. Se l’innalzamento degli oceani procederà al ritmo attuale, entro il 2100 il solo Bangladesh avrà prodotto 35 milioni di rifugiati ambientali.

Il cambiamento climatico esporrà al rischio della fame 49 milioni di persone entro il 2020. 1 miliardo e 800 milioni di persone soffriranno di scarsità d’acqua entro il 2025, la maggior parte in Asia e Africa. L’aumento delle temperature porterà a una recrudescenza di malattie infettive quale ad esempio la malaria in vaste aree, tra cui il Brasile, il Sud Africa, il Corno d’Africa. "La produzione agricola potrebbe ridursi fino al 50% entro il 2020 in alcuni Paesi. Circa il 95% dell’agricoltura africana dipende dal regime delle precipitazioni e si stima che 70 milioni di africani potrebbero subire gli effetti di alluvioni entro il 2080" - sottolinea il CINI.

Il CINI chiede un accordo "forte e vincolante", un nuovo Protocollo di Copenhagen che sancisca dei nuovi impegni, migliorando quelli di Kyoto che comprenda un accordo sulla decarbonizzazione delle economie dei Paesi industrializzati entro il 2050 e di agevolare la transizione verso un’economia a basso consumo di carbonio nei Paesi in via di sviluppo, fornendo 160 miliardi di dollari all’anno per mitigazione e l’adattamento, permettendo l’accesso alle tecnologie pulite e di sospendere tutte le attività di deforestazione entro il 2020.

Secondo il WWF proprio i meccanismi, le misure e soprattutto gli aiuti finanziari per l’adattamento al cambiamento climatico devono essere elemento centrale di qualunque accordo di successo sia raggiunto a Copenaghen. "Invece è una questione del tutto svuotata di attenzione, impegni e fondi" - ha commentato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. "Gli impatti del cambiamento climatico hanno già colpito i Paesi che hanno meno possibilità di affrontarli e i Paesi industrializzati, che in passato si erano impegnati a dare supporto e sostegno finanziario per le misure di adattamento, hanno del tutto disatteso le promesse fatte".

"I leader dell’Ue hanno finora offerto solo piccole somme a breve termine; i cosiddetti fondi fast start" - riporta una nota di Oxfam International e Ucodep a commento dell’annuncio dei leader che a Bruxelles hanno promesso 2,4 miliardi di euro l’anno per i prossimi tre anni. "La cosa peggiore è che questi soldi non sono nuovi, ma ricavati riciclando vecchie promesse e fondi già stanziati" - dichiara Tim Gore, portavoce di Oxfam International.

L’Italia ha reso noto che stanzierà 600 milioni di euro nei prossimi tre anni. Un annuncio incoraggiante. E’ però indispensabile sapere come saranno reperiti e spesi questi fondi, altrimenti questa rischia di rimanere solo una bella promessa” - commenta Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam e Ucodep. “E’ inoltre essenziale che questi fondi siano aggiuntivi, mentre non ve n’è traccia nella Finanziaria in discussione in Parlamento. La cosa è preoccupante: non vorremmo che il nostro Governo decidesse di sostenere la lotta ai cambiamenti climatici togliendo risorse al Fondo Globale per l’Aids o alla lotta contro la fame nel mondo. Un gioco a somma zero in cui a perdere sarebbero i più poveri nel mondo".

Secondo il WWF si tratta di una "Finanziaria fallimentare" perchè dimentica gli impegni dell'Italia per Kyoto, taglia i fondi per l'efficienza energetica, non destina nemmeno un centesimo alla tutela della biodiversità. [GB]

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